I figli sono delle madri? E’ vero?

Non ci sono solo animali a 4 zampe a casa mia, oltre a me, che sto qui in pianta stabile, c’è un altro bipede che staziona nelle medesime stanze part time… ha i capelli lunghi più dei miei, la barba e la voce profonda e calma. Nonostante abbia la residenza con me, mangi con me, dorma con me, vive quasi qui. Quasi.

Non può staccarsi definitivamente dalla mamma, perché ha il cordone ombelicale troppo corto e gli dà noia quando è troppo lontano da lei: lo ha quasi reciso. Quasi

Eppure, nonostante una situazione sentimentalmente precaria ed economicamente disastrosa, ieri, mentre gustavamo l’ennesima pasta in bianco mi ha chiesto a bruciapelo se volevo un figlio. Lui che di solito gira intorno ai concetti attendendo che tu comprenda senza che lui ti parli apertamente, lui che aspetta che sia tu ad esporti sugli argomenti, lui che non sai mai esattamente cosa pensi di un discorso, ha esordito con un “ma non è che tu adesso vorresti un figlio?” e pentendosi immediatamente di quella domanda così diretta ha aggiunto “No perché io ci sono all’inizio e alla fine, ma per il resto non contarmi”

A me la patata bollente. Respiro profondo, lo guardo con occhi indagatori. Rifletto.

Il primo impulso è di esclamare senza mezzi termini. “Certo che lo voglio! Ho 37 anni e desidero un figlio da quando ne avevo più o meno 12, ma tu non sei maturo per essere genitore, sei ancora troppo figlio per diventare padre! E non lavori! E con un solo stipendio, il mio, ci manteniamo a malapena noi due!”

Ma taccio. Lascio che queste parole muoiano in gola, non le pronuncio, le ricaccio dentro a pugni.

Dico solo che non ci possiamo permettere un erede: sembra sollevato dalla mia risposta, pare che sia quella si aspettava. Non replica, ma sorride masticando; il discorso è chiuso lì: mi sono appena condannata ad essere eternamente la zia dei figli di amici e parenti. Ma la notte non ho quasi dormito. Quasi.

Ho rigirato un pensiero nella testa per tutto il tempo: davvero serve un padre ad un bimbo? Oppure è sufficiente un donatore di sperma? In natura, si contano sulle dita di una mano le specie in cui il maschio concorre alla formazione della prole e sono quasi tutti uccelli.

In un moto di determinazione mi sono detta che avere un bambino è una cosa intimamente femminile e non solo nel senso strettamente fisico del concetto: i figli, dell’uno e dell’altro sesso, sono delle madri e lui stesso ne è l’esempio lampante.

Mi sono alzata questa mattina con la convinzione di non aver bisogno di uomo per crescere mio figlio, che mi basta il suo seme, che al resto penserò da sola e che le energie fisiche ed economiche, che attualmente dedico a chi mi sta accanto, saranno facilmente dirottate sul pargolo.

Sono salita sulla solita corriera ed ho continuato a riflettere, mi sono messa seriamente in discussione: mi sono domandata se non sono un po’ vittima dei luoghi comuni e dell’orologio biologico che scandisce il tempo inesorabilmente. Mi sono risposta in mille modi che cozzavano tra loro, mi sono tacciata di superbia, ma mi sono anche concessa il lusso di perdonarmi.

E adesso, a sera inoltrata sono ancora qui: il discorso con me stessa è sempre aperto.

Così ho deciso di parlarne, un po’ per sfogarmi, un po’ per avere opinioni diverse che mi facciano imboccare una strada.

Per adesso il quesito è “I figli sono soltanto delle madri?”, la mia risposta attuale è “Quasi”.