Addio Melato, regina del teatro italiano

“Gli attori che mi piacciono sono prima di tutto persone particolari. Non credo che si nasca attori, ma persone più sensibili sì, più attente al mondo che ci circonda”, diceva Mariangela Melato sintetizzando quel che pensava del suo mestiere e inevitabilmente di sé stessa. Forse sottostimava l’aspetto carismatico del suo lavoro, ma certo non voleva sminuire quel che tanti anni di palcoscenico e di lavoro sul set le avevano insegnato.

Mariangela Melato – morta questa mattina a 71 anni dopo una lunga malattia in una clinica romana, il funerale si terrà a Roma domani alle 15 presso la Chiesa degli Artisti in Piazza del Popolo – si sentiva soprattutto artista, sia quando era la protagonista delle regie più sofisticate di Luca Ronconi, sia quando si piegava alle caratterizzazioni comiche di film di Lina Wertmuller, sia nelle rare partecipazioni televisive, fra le quali spicca l’interpretazione due anni fa di “Filumena Marturano” di Eduardo De Filippo.

In tutte queste occasioni, in cinquanta anni di carriera ha mostrato bravura, impegno e ironia verso se stessa e i suoi successi. E’ stata una diva soprattutto in teatro, ma anche in cinema e in tv . Ma non ha mai avuto tentazioni divistiche. Il pubblico l’ha amata anche per la leggerezza e per l’autoironia: due qualità che le hanno giovato in tutti i passaggi della sua ricca carriera cominciata quasi per caso: figlia di un ferroviere, impiegata come vetrinista alla Rinascente, si ritrovò a sostituire all’ultimo momento un’attrice in una compagnia amatoriale.

La Melato e’ stata tra le attrici più versatili del teatro e del cinema italiano, capace di affrontare ruoli comici o drammatici, di trasformarsi in personaggi molto lontani tra loro ma sempre con grandissima intensità. Ha lasciato così nella memoria della vasta platea italiana che l’ha sempre amata ed apprezzata, personaggi indimenticabili, da quelli sul grande schermo come Fiore, amante milanese di Mimì Metallurgico con la regia di Lina Wertmuller, a quelli sul palcoscenico del teatro come nell’Orestea di Eschilo diretta da Luca Ronconi. Fino alla Filumena Marturano al fianco di Massimo Ranieri andata in replica su Rai1 proprio nel giorno di Capodanno.

Nata a Milano il 19 settembre 1941, da giovanissima studia pittura all’Accademia di Brera, disegnando manifesti e lavorando come vetrinista alla Rinascente per pagarsi i corsi di recitazione di Esperia Sperani. Non ancora ventenne entra a far parte della compagnia di Fantasio Piccoli con il quale esordisce in “Binario cieco di Terron”, rappresentato al Teatro Stabile di Bolzano. In seguito matura la sua formazione artistica sotto la guida di registi come Dario Fo, Luchino Visconti e Luca Ronconi. Nel 1969 debutta nel cinema con un film di Pupi Avati, “Thomas”, e, due anni dopo, recita in “Per grazia ricevuta” di Nino Manfredi. Nel 1972 ottiene un grande successo popolare con la sua interpretazione di Fiore, l’amante milanese di Giannini, in “Mimì metallurgico ferito nell’ onore” di Lina Wertmuller. Contemporaneamente dimostra di saper affrontare (anche sul grande schermo) ruoli non solo comici e grotteschi ma anche drammatici, come quelli che interpreta accanto a Gian Maria Volonté in “La classe operaia va in paradiso” (1971) e “Todo modo” (1976), entrambi di Elio Petri, o quello di Mara in “Caro Michele” di Mario Monicelli.

Attrice versatile dagli infiniti talenti, è anche un’ eccellente ballerina, come dimostra sul palcoscenico del Sistina interpretando Belcore di “Alleluja, brava gente”. Oppure, al cinema, in “Aiutami a sognare”, ancora diretta da Pupi Avati, o in “Domani si balla” di Maurizio Nichetti. Se sul palcoscenico recita nell’ “Orlando Furioso”, nell’ indimenticabile Orestea di Eschilo e in “Quel che sapeva Maisie” da Henry James, spettacoli tutti diretti da Luca Ronconi, dopo essere stata sulla scena ora Fedra ora Medea ora Madre Coraggio, sul grande schermo si ritrova con Ugo Tognazzi, tra i fasti della Belle epoque, ne “Il petomane” (di Pasquale Festa Campanile, 1983) per essere poi trasportata tra le anime burlone di un cimitero in “Mortacci” di Sergio Citti.

Negli anni ’90 si dedica soprattutto al teatro ma nel 1999 non rinuncia a comparire nell’affollato cast di “I panni sporchi” di Mario Monicelli. Molto attiva anche sul piccolo schermo, dopo il successo dei primi due episodi del film televisivo “Una vita in gioco”, rispettivamente diretti da Franco Giraldi (1991) e Giuseppe Bertolucci (1992), compare in “Due volte vent’ anni” (di Livia Giampalmo), tratto dall’ omonimo romanzo di Lidia Ravera. Torna al cinema per interpretare la sorella di Enzo Tortora in “Un uomo per bene” (di Maurizio Zaccaro, 1999) e “L’ amore probabilmente” di Giuseppe Bertolucci (2001). Nel 2007 si era presa una pausa dal teatro impegnato portando in scena ‘Sola me ne vo’ dove ballava e cantava come una vera show girl. Anzi come Madonna, la cantante rock che l’aveva sfidata sul suo terreno nel remake di ‘Travolti da un insolito destino’. “Ora tocca a me – disse in quell’occasione la Melato – renderle la pariglia”. In tv si è vista negli ultimi anni in Rebecca, la prima moglie regia di Riccardo Milani (2008) e in una splendida Filumena Marturano (2010), con Massimo Ranieri andata anche in replica su Rai1 nel giorno di capodanno.