Afghanistan: donne top gun ‘a scuola’ da italiani

AFGHANISTAN:DONNE TOP GUN 'A SCUOLA'DA ITALIANI(dell’inviato Stefan Wallisch) – Sulla pista dell’aeroporto militare di Shindand, in Afghanistan, un vento caldo e forte soffia da nord. E’ da poco iniziata la stagione dei ‘cento giorni di vento’. Due istruttori italiani, il ten.col. Guadalupi e il magg. Dulcetti, preparano al decollo un elicottero Mi.17, i famosi giganti russi senza età particolarmente adatti alle estreme condizioni climatiche di questo paese. Ad assisterli, alcuni crew chief afghani. In un vicino hangar aspettano due moderni MD-530, anche loro con lo stemma della giovane aeronautica militare afghana, rinata dopo il regime dei talebani anche grazie al contributo degli italiani.

Tra i futuri ‘Top gun’ che in parte vengono formati dall’aeronautica italiana, ci sono anche due giovani donne. “Amo volare, e il mio sogno è pilotare un giorno un Mi.17”, confessa Shaima con uno sguardo un po’ timido ma aperto, incorniciato dal chador nero. Ci troviamo in una grande sala con l’aria condizionata davanti a una lunga fila di simulatori di volo sofisticati, messi a disposizione dagli americani. Le due allieve stanno svolgendo un training di volo in elicottero.

Quando una manovra non va proprio come previsto, ridono di cuore, per poi riprendere subito l’allenamento. In una breve pausa Safia spiega la sua scelta professionale. “Dopo 32 anni di guerra in Afghanistan – dice – non abbiamo piloti. Diventando una pilota vorrei dare un contributo al mio Paese e alla mia gente. Vorrei anche che diventasse normale che una donna diventi pilota”. Le due ragazze parlano un buon inglese, ma quando ci sono problemi di comprensione, per esempio su termini tecnici, interviene Sara, una pilota inglese, che insegna anche la sua lingua agli allievi, che attualmente sono 75. Sara è fiera delle sue ragazze e non fa nulla per nasconderlo. “Fanno – commenta – un lavoro incredibile per le pari opportunità e per il femminismo. E’ bello vedere donne che entrano nell’esercito afghano. Sono un esempio per tutte le donne afghane, portano infatti il Paese verso il 21/o secolo”.

Sono già 170 i piloti addestrati, in appena due anni, nei tre aeroporti di Shindand, Kandahar e Kabul. Due di loro sono nel frattempo diventati, a loro volta, istruttori. Il lavoro degli italiani, che collaborano in stretto contatto con gli americani e gli ungheresi, non si ferma alla formazione dei piloti, spiega il comandante del team advisor dell’aeronautica militare italiana a Shindand, col. Luca Vitali. “Lavoriamo – spiega – in tutti i settori dello scalo militare – come la logistica, la pianificazione e l’amministrazione – per dare una mano alla giovane aeronautica militare afghana, che nei prossimi anni dovrà diventare completamente autonoma ed indipendente”.