Africa, appello del Papa ai politici: non manipolate i vostri popoli

COTONOU – “Appello” del Papa ai responsabili politici ed economici “dei Paesi africani e del resto del mondo” a non “manipolare i propri popoli” e non “togliere loro la speranza”: fateli “partecipare al buon governo”, “non amputate il loro futuro mutilando il loro presente! Abbiate un approccio etico”.

“In questi ultimi mesi – ha osservato il Papa alludendo tra l’altro alla primavera araba e alla indipendenza del Sud Sudan – numerosi popoli hanno espresso il loro desiderio di libertà, il loro bisogno di sicurezza materiale, e la loro volontà di vivere armoniosamente nella diversità delle etnie e delle religioni. E’ anche nato un nuovo Stato nel vostro Continente. Numerosi – ha osservato papa Ratzinnger nel palazzo presidenziale di Cotonou, rivolto idealmente a tutti i responsabili dei Paesi africani – sono stati anche i conflitti generati dall’accecamento dell’uomo, dalla sua volontà di potere e da interessi politico-economici che escludono la dignità delle persone o quella della natura”. La persona umana, ha ricordato Benedetto XVI, “aspira alla libertà; vuole vivere degnamente; vuole buone scuole e alimentazione per i bambini, ospedali dignitosi per curare i malati; vuol essere rispettata; rivendica un modo di governare limpido che non confonda l’interesse privato con l’interesse generale; e soprattutto, vuole la pace e la giustizia”. “In questo momento, – è la denuncia del Papa – ci sono troppi scandali e ingiustizie, troppa corruzione ed avidità troppo disprezzo e troppe menzogne, troppe violenze che portano alla miseria ed alla morte”. Ma non è un problema solo africano: “Questi mali – commenta Benedetto XVI – affliggono certamente il vostro Continente, ma ugualmente il resto del mondo. Ogni popolo vuole comprendere le scelte politiche ed economiche che vengono fatte a suo nome. Egli si accorge della manipolazione, e la sua reazione è a volte violenta. Vuole partecipare al buon governo”. “Sappiamo – ha detto ancora – che nessun regime politico umano è l’ideale, che nessuna scelta economica è neutra. Ma essi devono sempre servire il bene comune. Ci troviamo dunque davanti ad una rivendicazione legittima che riguarda tutti i Paesi, per una maggiore dignità, e soprattutto una maggiore umanità. L’uomo vuole che la sua umanità sia rispettata e promossa. I responsabili politici ed economici dei Paesi si trovano di fronte a decisioni determinanti e a scelte che non possono più evitare”. E qui il Papa ha lanciato il proprio “appello” ai responsabili politici africani.

“Pregiudizi” e una “analisi pessimista” non servono all’Africa, né le serve “il tono sentenzioso e moralizzatore dell’esperto” che “impone le sue soluzioni” o “l’etnologo curioso che vede in essa” la fonte di risorse diverse e sfruttabili, spesso per “fini poco nobili” ha detto ancora il Papa nel discorso a istituzioni, ambasciatori e capi religiosi, nel palazzo presidenziale di Cotonou.

“Quando dico che l’Africa è il continente della speranza, – ha spiegato Benedetto XVI alle personalità politiche, diplomatiche e religiose riunite nel palazzo presidenziale di Cotonou – non faccio della facile retorica, ma esprimo molto semplicemente una convinzione personale, che è anche quella della Chiesa. Troppo spesso – ha rimarcato – il nostro spirito si ferma a pregiudizi o ad immagini che danno della realtà africana una visione negativa, frutto di un’analisi pessimista. Si è sempre tentati di sottolineare ciò che non va; meglio ancora, è facile assumere il tono sentenzioso del moralizzatore o dell’esperto, che impone le sue conclusioni e propone, in fin dei conti, poche soluzioni appropriate. Si è anche tentati di analizzare le realtà africane alla maniera di un etnologo curioso o come chi non vede in esse che un’enorme riserva energetica, minerale, agricola ed umana facilmente sfruttabile per interessi spesso poco nobili. Queste – ha affermato papa Ratzinger – sono visioni riduttive e irrispettose, che portano ad una cosificazione poco dignitosa dell’Africa e dei suoi abitanti”.

‘NO AI CONFLITTI IN NOME DI DIO’ – No ai conflitti “in nome di Dio” e per un “dialogo interreligioso” che rispetti le diversità. Lo ha chiesto il Papa incontrando nel palazzo presidenziale di Cotonou esponenti politici, diplomatici e religiosi del Paese. “Non mi sembra necessario ricordare – ha detto – i recenti conflitti nati in nome di Dio, e le morti date in nome di Colui che è la Vita. Ogni persona di buon senso comprende che bisogna sempre promuovere la cooperazione serena e rispettosa delle diversità culturali e religiose”. “Nonostante gli sforzi compiuti, – ha osservato Benedetto XVI – sappiamo anche che, talvolta, il dialogo interreligioso non è facile, o anche che è impedito per diverse ragioni. Questo non significa affatto una sconfitta. Le forme del dialogo interreligioso sono molteplici. La cooperazione nel campo sociale o culturale può aiutare le persone a comprendersi meglio e a vivere insieme serenamente. E’ anche bene sapere che non si dialoga per debolezza, ma che si dialoga perché si crede in Dio”. Benedetto XVI ha quindi commentato come le considerazioni che ha svolto oggi si applichino “in maniera particolare all’Africa” dove in molte famiglie i membri professano diverse religioni, e convivono pacificamente. Si tratta di una “unità” dovuta “non solo alla cultura”, ma anche all”affetto”.

“Naturalmente, – ha ricordato Benedetto XVI – talvolta ci sono anche delle sconfitte, ma anche parecchie vittorie. In questo campo particolare, l’Africa può fornire a tutti materia di riflessione ed essere così una sorgente di speranza”. Il Papa ha concluso con una immagine: la mano. “La compongono cinque dita, diverse tra loro. Ognuna di esse però è essenziale e la loro unità forma la mano. La buona intesa tra le culture, la considerazione non accondiscendente delle une per le altre e il rispetto dei diritti di ciascuno sono un dovere vitale. Occorre insegnarlo a tutti i fedeli delle diverse religioni. L’odio è una sconfitta, l’indifferenza un vicolo cieco, e il dialogo un’apertura!”.

‘PER AFRICA NE’ SOLUZIONI IMPOSTE NE’ SFRUTTAMENTO’ – “Pregiudizi” e una “analisi pessimista” non servono all’Africa, né le serve “il tono sentenzioso e moralizzatore dell’esperto” che “impone le sue soluzioni” o “l’etnologo curioso che vede in essa” la fonte di risorse diverse e sfruttabili, spesso per “fini poco nobili”. Lo ha detto il Papa nel discorso a istituzioni, ambasciatori e capi religiosi, nel palazzo presidenziale di Cotonou. “Quando dico che l’Africa è il continente della speranza, – ha spiegato Benedetto XVI alle personalità politiche, diplomatiche e religiose riunite nel palazzo presidenziale di Cotonou – non faccio della facile retorica, ma esprimo molto semplicemente una convinzione personale, che è anche quella della Chiesa. Troppo spesso – ha rimarcato – il nostro spirito si ferma a pregiudizi o ad immagini che danno della realtà africana una visione negativa, frutto di un’analisi pessimista. Si è sempre tentati di sottolineare ciò che non va; meglio ancora, è facile assumere il tono sentenzioso del moralizzatore o dell’esperto, che impone le sue conclusioni e propone, in fin dei conti, poche soluzioni appropriate. Si è anche tentati di analizzare le realtà africane alla maniera di un etnologo curioso o come chi non vede in esse che un’enorme riserva energetica, minerale, agricola ed umana facilmente sfruttabile per interessi spesso poco nobili. Queste – ha affermato papa Ratzinger – sono visioni riduttive e irrispettose, che portano ad una cosificazione poco dignitosa dell’Africa e dei suoi abitanti”.

Una risposta a “Africa, appello del Papa ai politici: non manipolate i vostri popoli”

  1. Da che pulpito parte la predica? Dopo secoli che loro hanno manipolato le persone e dopo che tramite lo stato ci spremono come limoni, hanno il coraggio di fare anche i moralisti? Se le persone non fossero indottrinate da questi ciarlatani, farebbero come fecero i francesi. Sapete che fecero? Il Papocchio allora stava ad Avignone in Francia. Quando si resero conto di che razza di ciarlatani fossero quelli del clero, li mandarono via e… qualche coglione (noi) li accolse a braccia aperte. Certo i francesi stanno sul cazzo, ma in quanto a ribellarsi alle ingiustizie non hanno eguali. Loro si che hanno le palle, mica noi!

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