Alfano, si’a primarie.

(Di Federico Garimberti) – Ennesimo colpo di teatro nel Pdl: sulle primarie – assicura Angelino Alfano dopo quasi cinque ore di vertice con Silvio Berlusconi, Gianni Letta e Denis Verdini ad Arcore – non c’é “nessuna marcia indietro”. Anche se, precisa subito il segretario, il Cavaliere non ha ancora sciolto i dubbi né sul suo futuro, né sull’opportunità di tornare a Forza Italia con conseguente scissione degli ex An. Intanto si surriscalda il clima intorno al governo sulla data del voto regionale e nazionale: il partito di via dell’Umiltà preme per l’election day a febbraio, arrivando a minacciare la crisi di governo pur di non ‘spezzettare’ le urne. A dirlo senza lasciare adito ad interpretazioni è lo stesso Alfano che, interpellato dall’ANSA, dice: o c’é un “rimedio immediato” a favore dell’election day, o non posso escludere che il Pdl apra una crisi di governo. “E’ inaccettabile – dice infatti il segretario Pdl – che si voti in alcune grandi regioni italiane poche settimane prima che si voti alle politiche bruciando centinaia di milioni di euro”. Ad Arcore, però, si è discusso soprattutto del futuro del partito. Ma, dopo tante giravolte, la cautela resta massima. Tanto che Giorgia Meloni, pur rallegrandosi dell’annuncio dell’ex Guardasigilli, prudentemente avverte: se così non fosse ci sarà una mobilitazione il 16 dicembre. Mentre fra avversari ed ex alleati prevale il sarcasmo: “Berlusconi ha detto che non si candidata alle primarie? Ah sì? A che ora l’ha detto?”, ironizza Pier Luigi Bersani. “Lo vedrei bene sulla panchina del Milan”, ci scherza sù Roberto Maroni. Al vertice di Arcore – che in tanti descrivono come “molto teso” – “abbiamo ribadito la nostra favorevole opinione relativamente alle primarie”, dice Alfano lasciando la residenza di Berlusconi. Al quale il segretario dice di aver ribadito la sua “ferma opinione” sulla necessità che il partito resti unito. Trovando, assicura, la “grande disponibilità” del Cavaliere, pur se temperata dall’esigenza di “rinnovamento che lo ha spinto a considerare anche altre ipotesi”.

Quanto alle primarie, aggiunge, “le abbiamo fissate per il 16 di dicembre” e oggi “non è avvenuta nessuna marcia in dietro”. Alfano stesso però è costretto ad ammettere che l’ex premier non ha ancora sciolto la riserva sul suo futuro e sulla nascita di un nuovo soggetto politico. “E’ una scelta che spetta a lui, ma non me l’ha manifestata formalmente”. Comunque “se ci saranno decisioni in questo senso sarà lui a comunicarlo”. Quanto all’ipotesi di una nuova Forza Italia, il segretario riconosce che durante l’incontro si è parlato di “varie ipotesi”, compresa la “costruzione di un nuovo movimento”. Ma riferisce anche di aver manifestato la sua contrarietà a eventuali scissioni: “Ho fatto presente che la cosa più giusta da fare è stare uniti perché uniti è più facile vincere, anche cambiando il nome, se serve”. Nel chiuso del salotto di Arcore – racconta chi ha parlato con Alfano – il segretario ha fatto chiaramente capire di non voler “mollare” sull’idea di salvare l’attuale partito, ventilando l’ipotesi, pur di “non perdere la faccia”, di proseguire anche da solo qualora l’ex premier insistesse con l’idea di ritornare a Fi. In questo, spiegano parlamentari vicini al segretario, forte della convinzione che i sondaggi del nuovo soggetto politico non sono quelli sperati da Berlusconi. Altrimenti sarebbe già tornato a Fi, è il ragionamento di un deputato pidiellino. Ma è chiaro che Berlusconi non intende rinunciare al suo progetto, come ha detto esplicitamente al segretario, pur volendo tenere ancora celate le sue carte. In tanti raccontano che non sono mancati i momenti di scontro fra il ‘delfino’ e il Cavaliere. Sulle primarie Alfano riesce a convincere l’ex premier a non ‘sconvocarle’, suggerendo magari di spostare la data vista le difficoltà organizzative, ma nulla di più. E così la kermesse resta decisamente in forse. Ma il futuro del Pdl non è l’unico tema che ha dominato il confronto di Arcore: si è molto discusso anche di election day. Il segretario, uscendo, si è detto pronto a “dare battaglia” se il governo dovesse accettare la “follia” di non raggruppare a febbraio tutte le competizioni elettorali (politiche, Molise e Lombardia) con le urne del Lazio. Sandro Bondi va oltre, minacciando “gravi conseguenze” – cioé la crisi di governo – qualora l’Esecutivo qualora Monti restasse sordo alle richieste arrivate da Arcore.