Allarme default Spagna Proteste a Madrid

Contenitori bruciati, barricate improvvisate, spari a salve e proiettili di gomma. E’ quanto è rimasto per le strade del centro di Madrid dopo la manifestazione in cui 100.000 persone hanno protestato contro i tagli del Governo. I disordini dopo la marcia si sono conclusi con almeno sei detenuti e 26 feriti. Passata la mezzanotte sono iniziati gli scontri tra la polizia e le centinaia di persone che si erano dirette verso il Congresso, blindato da una doppia recinzione.
La tensione è esplosa quando gli agenti hanno iniziato a disperdere e ad inseguire gruppi di manifestanti nelle strade circostanti, caricando in più occasioni e sparando proiettili di gomma che, secondo fonti del pronto soccorso sul campo, hanno ferito almeno una persona. Durante la manifestazione era stata massiccia la presenza di dei dipendenti statali: professori, medici, pompieri (che hanno inondato di schiuma antincendio una fontana della Puerta del Sol) e anche, senza divisa, molti poliziotti.

ALLARME DEFAULT SPAGNA, TORNA LA PAURA CONTAGIO – Torna la paura del contagio nella zona dell’euro: il virus questa volta non arriva dalla Grecia, ma dalla Spagna. Nel giorno in cui Madrid incassa il sì del parlamento tedesco al piano di aiuti per ricapitalizzare le proprie banche e si appresta a ricevere oggi l’ultimo timbro dell’Eurogruppo su 30 miliardi di euro che saranno forniti al più presto, il governo di Rajoy lancia un grido d’allarme. “La Spagna non ha un soldo in cassa per pagare i servizi pubblici e se la Bce non avesse comprato i titoli di Stato, il Paese sarebbe fallito”, ha dichiarato il ministro del bilancio spagnolo, Cristobal Montoro, impegnato in parlamento a difendere il nuovo piano di austerità da 65 miliardi imposto da Bruxelles in cambio di un anno in più di tempo per riportare il deficit sotto la soglia del 3% del Pil.

“Ecco, noi danneggiamo l’euro con l’aumento del nostro debito sovrano”, ha aggiunto il ministro, cercando di difendere i tagli alla spesa che hanno scatenato la protesta dell’opposizione e popolare. Sui mercati, Madrid archivia un’altra giornata di passione: l’asta del Tesoro iberico chiude con la domanda in calo mentre il rendimento dei titoli vola oltre la soglia critica del 7%, un livello “insostenibile” nel medio periodo. Agire sui mercati per far calare la febbre degli spread diventa una priorità. Il nuovo memorandum d’intesa per gli aiuti alle banche “fino a 100 miliardi di euro” che arriva oggi all’Eurogruppo (riunito in conference call) non esclude la possibilità di usare parte dei soldi inutilizzati per rispondere ad altre richieste di assistenza finanziaria della Spagna, purché Madrid presenti una nuova domanda, negozi un nuovo memorandum d’intesa e il totale delle assistenze finanziarie non superi i 100 miliardi a disposizione.

Nonostante le smentite ufficiali del portavoce del commissario Ue Olli Rehn, rispetto alla prima stesura, il nuovo accordo apre all’ipotesi che Madrid possa usare parte degli aiuti per fare intervenire il fondo salva Stati Efsf per calmare la febbre dei rendimenti che fa salire la paura del contagio. “Con questa speculazione internazionale quasi tutti siamo a rischio default”, commenta il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi. Secondo l’associazione, il maggior spread Btp-Bund di 300 punti rispetto ai fondamentali causa “perdite pari allo 0,9% del Pil” e brucia 144mila posti di lavoro. Il ministro dell’economia Vittorio Grilli non vede invece aumenti del rischio contagio: “la situazione non è cambiata sostanzialmente rispetto ai giorni scorsi”, ragiona. Parlando al Bundestag, il ministro tedesco delle finanze Wolfgang Schaeuble ha insistito “sul rischio potenziale” per gli altri paesi dell’eurozona se non si aiuta la Spagna a risollevare le sorti delle proprie banche.

A causa dell’estremo nervosismo dei mercati, la Spagna – ha detto chiedendo un voto favorevole al piano di aiuti – “non è in grado di gestire da sola le difficoltà del proprio settore bancario, messo a rischio dalla bolla immobiliare”. Schaeuble ha assicurato che Madrid in cambio si è vincolato ad impegni precisi e resterà garante degli aiuti. La grande maggioranza dei parlamentari – 473 parlamentari sui 583 presenti – ha condiviso la sua analisi, sfatando per ora l’immagine di una Germania matrigna e non solidale.