Arrestato l’orco del Friuli, cantava nel coro della chiesa

L'”orco della Valcellina” ha le sembianze di un autotrasportatore cinquantenne, insospettabile, di compagnia e perfino devoto, tanto da cantare nel coro della chiesa. Un cittadino modello, sempre pronto ad aiutare il prossimo, anche nella polisportiva, in un piccolo paese del Friuli Occidentale. In realtà, secondo la ricostruzione della Procura di Pordenone, da una decina d’anni adescava i ragazzini, li portava nella sua abitazione e abusava di loro. All’inizio usava scuse banali e offriva ricompense immediate, come la possibilità per le vittime di provare l’emozione della guida del suo fuoristrada.

Con il tempo, il predatore ha affinato la sua strategia, iniziando a frequentare la rete, le chat e Facebook, dove aveva attivato tre profili diversi con cui interloquire con i giovanissimi compaesani. Le indagini sono durate sette mesi e hanno incontrato gravi difficoltà, anche per il clima di silenzi e omertà tipico tanto dei piccoli paesi di montagna quanto delle vittime di simili abusi sessuali. Una ventina le vittime accertate, forse di più quelle che si sospetta possano essere state al centro delle attenzioni morbose del maniaco, nel cui pc è stato anche rinvenuto parecchio materiale pedopornografico. Gli inquirenti contano sul fatto che, ora che è stato reso inoffensivo, alcuni dei ragazzi più grandi – nel frattempo usciti dalla sfera di interesse del pedofilo, che prediligeva vittime tra i sette e i 15 anni, maggiormente suggestionabili – trovino il coraggio di denunciare eventuali abusi subiti in passato.

A confermare il fatto che nessuno in paese ipotizzasse una seconda vita per la persona finita in galera, sia il sindaco, sia il parroco: “Un uomo apparentemente normale – raccontano – tutt’altro che schivo, nemmeno l’ombra di un sospetto o di una voce malevola, tranne nell’ultimo mese, quando evidentemente la rete dei Carabinieri si stava stringendo e i primi interrogatori dei bambini avevano fatto venire alla luce il quadro drammatico di cui oggi tutti veniamo a conoscenza”. Il primo cittadino lancia anche un appello alla sensibilità degli organi di stampa: “Stiamo vivendo un incubo da cui siamo persuasi di poter uscire più in fretta se la curiosità morbosa della stampa ci lascerà in pace”, ha concluso.