Art.18, novità su disciplinari-economici. Gelo tra ministro Fornero e i sindacati

(di Chiara Scalise) – ROMA – Meno poteri ai giudici in caso di licenziamenti disciplinari, piu’ tutele in caso di licenziamenti economici per i lavoratori che devono affrontare un processo e sono arrivati alla fase dell’appello: sono due delle novita’ che potrebbero arrivare via emendamento (a firma del governo) al disegno di legge di riforma del mercato del lavoro. In attesa che le proposte vengano messe nero su bianco, intanto i parlamentari hanno formalizzato le loro: sono oltre 800 gli emendamenti (300 Pdl, 150 Pd, 125 Lega, 145 Idv) presentati dai gruppi in commissione a Palazzo Madama, dove l’inizio delle votazioni dovrebbe pero’ slittare dopo il primo maggio. Al sicuro dovrebbe comunque essere l’intesa politica raggiunta dai partiti della maggioranza con l’Esecutivo sull’articolo 18: ”non si tocca”, dice infatti il senatore del Pdl e uno dei relatori al provvedimento Maurizio Castro, sottolineando come non vi siano proposte di modifica su questo fronte, oltre quelle alle quale sta lavorando l’Esecutivo. Qualsiasi intervento e’ pero’ ”una scelta delicata – mette le mani avanti l’esponente del Pd Cesare Damiano – perche’ l’equilibrio raggiunto non puo’ essere messo in discussione. I lavoratori debbono rimanere certi di avere sempre a disposizione una protezione dai licenziamenti facili”. In Parlamento continua a essere soprattutto la flessibilita’ in entrata il capitolo al quale si lavora per trovare un’intesa e introdurre delle novita’ cosi’ come chiesto dal partito di Berlusconi e dalle imprese. Partite Iva e contratti a termine sono i due fronti aperti: nel primo caso, dice sempre Castro, si tratterebbe di garantire quei soggetti ”privilegiati”, come i creativi, i designer, gli informatici che rischiano con le norme del ddl di vedersi obbligati a trasformarsi in travet contro il loro desiderio. Nel secondo, si starebbe invece lavorando sulla lunghezza delle pause che devono intercorrere tra un contratto a termine e il successivo: oggi sono previsti 20 giorni di stop, che il ddl porta a 90, e l’obiettivo e’ trovare una mediazione. Difficile invece che si possa arrivare a una soluzione bipartisan per quanto riguarda l’apprendistato e il job on call o i voucher. Il Partito democratico da parte sua chiede di intervenire sugli ammortizzatori, i congedi parentali e le dimissioni in bianco. Tra le novita’ che piacerebbero ai Democratici anche il ”salario di base” per gli autonomi, in modo da ”evitare – spiega l’ex ministro nonche’ relatore al ddl Tiziano Treu – che l’incremento contributivo si scarichi su di loro”. I lavori in Senato riprenderanno solo giovedi’ con l’illustrazione degli emendamenti, per entrare nel vivo con le votazioni molto probabilmente dopo il primo maggio, quando anche la commissione Bilancio avra’ dato i pareri sulle proposte di modifica. Ed e’ sempre piu’ scontata l’ipotesi che sul testo, una volta arrivato in Aula, il governo decida di porre la questione di fiducia.

ROMA – E’ gelo tra i sindacati ed il ministro del Lavoro, il cui intervento i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil non si fermano ad ascoltare. Elsa Fornero partecipa ad un convegno sulla sicurezza sul lavoro organizzato da Confindustria e Inail; sono presenti, insieme con la padrona di casa Emma Marcegaglia, i leader delle tre organizzazioni, Susanna Camusso, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti. Terminata la tavola rotonda con protagonisti i rappresentanti delle parti sociali, la parola passa al ministro, arrivata poco prima, per le conclusioni. I tre segretari scendono dal palco. Si incrociano con Fornero mentre si danno il cambio ma senza scambiarsi alcuna battuta. Il ministro comincia a parlare e subito puntualizza: ”Deludero’ molti di voi ma mi atterro’ scrupolosamente al tema per il quale sono stata invitata: non entrero’ minimamente nelle considerazioni sul ddl lavoro”. I leader sindacali non tornano a sedersi in platea, escono dalla sala, si fermano a parlare tra loro e poi vanno via. Nessun intento polemico o di protesta, fanno sapere dalle rispettive confederazioni, spiegando che i tre leader sindacali avevano altri impegni non rinviabili. Di fatto il gesto a molti e’ apparso quantomeno poco cortese. Sulla riforma del mercato del lavoro, e ancor prima sulle pensioni, e ancor piu’ sugli esodati negli ultimi giorni le scintille non sono mancate, con i sindacati che continuano a sollecitare un incontro, con una data fissata, per risolvere un problema che, sostengono, ha creato il governo e deve essere sciolto garantendo una soluzione per queste persone (oltre le 65 mila salvaguardate) che rischiano di restare senza reddito e senza pensione. I sindacati dicono di essere fermi alla lettera del ministro ma che ancora non hanno ricevuto una convocazione. Il tavolo potrebbe tenersi dopo il passaggio del ddl lavoro al Senato. Alle organizzazioni sindacali, Cgil e Cisl in testa, non e’ neanche piaciuta la scelta del ministro di andare in fabbrica, ieri all’Alenia di Torino, per spiegare le riforme. Sulle scelte sindacali da mettere in campo, invece, i sindacati non si compattano sullo sciopero generale. Prospettiva che la Cgil conferma per continuare a presidiare l’iter parlamentare della riforma del mercato del lavoro (che, ribadisce Camusso, con le pressanti richieste delle imprese sulla flessibilita’ in entrata ”si rischia di peggiorare”), ma anche per sollecitare la crescita e diminuire il peso fiscale sui lavoratori e i pensionati. Motivazioni condivise, non pero’ lo strumento: Angeletti dice no perche’ con una giornata di sciopero generale ”si avrebbe un calo del Pil di quasi lo 0,5%”. Un ”conto un po’ strano”, replica Camusso. E’ ”uno strumento estremo” che va utilizzato ”quando ci vuole, ma non tutti i giorni anche perche’ pesa molto sulle buste paga”, dice anche Bonanni (che sul ddl parla di ”equilibrio precario” che e’ meglio non toccare). In ogni caso, assicura il leader della Uil, ”stiamo pensando a iniziative diverse. Dovremo fare cose meno costose e di maggior impatto politico”. Le imprese insistono a chiedere ”modifiche” al ddl ”troppo irrigidito” sulla flessibilita’ in entrata, altrimenti – dice Marcegaglia – ”rischiamo di distruggere alcuni posti di lavoro, di creare un danno ad imprese e lavoratori”. Al termine del convegno, Fornero si ferma a salutare, commossa, alcuni familiari delle vittime della ThyssenKrupp. Poi incontra brevemente Marcegaglia insieme al direttore generale di Confindustria, Giampaolo Galli, e al presidente designato Giorgio Squinzi.