Atene a ferro e fuoco

(di Furio Morroni) ATENE – Il governo greco perde i pezzi ma riesce in nottata a salvare il salvabile, approvando il piano di austerity che il parlamento dovrà varare domenica. Le proteste però non si placano e le piazze si infiammano. Il premier Papademos è riuscito a strappare l’ok all’accordo con la Troika (Fmi-Bce-Ue) al termine di una giornata difficilissima per l’esecutivo, abbandonato da quattro ministri del partito di estrema destra e da due viceministri socialisti.

Dopo quattro ore di riunione, il consiglio dei ministri, convocato in tutta fretta a fine giornata, ha approvato in nottata il progetto di legge che impegna il paese al pacchetto di riforme richieste dalla troika in cambio del via libera al nuovo piano di salvataggio da 130 miliardi di euro. Ma mentre il governo cercava di rimettere insieme i pezzi, in piazza è esplosa la rabbia della gente, con scene di guerriglia e lancio di molotov davanti al Parlamento, nel primo dei due giorni di sciopero generale indetto dai sindacati. E l’immagine della centralissima piazza Syntagma in fiamme ha già fatto il giro del mondo. Papademos era stato chiaro con i suoi ministri sin dall’inizio. Mentre il suo governo si sfaldava, continuava a ripetere che la Grecia “non può permettersi la bancarotta”, e che, quindi, i ministri contrari al nuovo programma di austerity non potevano restare nell’esecutivo. I primi a lasciare sono stati i quattro ministri del partito di estrema destra Laos, che rappresenta però appena 16 parlamentari.

Ma hanno detto no anche due viceministri del ben più rappresentativo partito socialista Pasok. Nel frattempo sulle strade di un paese completamente paralizzato dallo sciopero, si sono scatenate scene da guerriglia, con scontri e lanci di molotov davanti al parlamento. Un gruppo di manifestanti ha scagliato le bombe incendiarie contro una decina di poliziotti in assetto antisommossa che proteggevano il Parlamento. I poliziotti hanno risposto con il lancio di lacrimogeni dando vita a vere e proprie scene di guerriglia, immediatamente rimbalzate sul web. Con un bilancio, fortunatamente, contenuto: 10 feriti e sei fermati. Domani i greci torneranno in piazza per gridare tutta la loro rabbia contro le nuove misure di austerity. Per il secondo giorno di seguito si fermeranno autobus, treni e metropolitane, e scuole e ospedali. Intanto per la Grecia si avvicina il D-Day. La nuova riunione dell’Eurogruppo è stata fissata per mercoledì prossimo. Con tre condizioni per Atene: l’ulteriore taglio di 325 milioni di euro alla spesa corrente; l’approvazione in Parlamento del pacchetto di riforme; un impegno scritto dei leader dei partiti a rispettare i piani anche dopo le elezioni di aprile. Ma sul destino di Atene, le opinioni restano contrastanti. E’ ottimista il premier Mario Monti, convinto che “non ci sarà un default della Grecia”, né una sua uscita dall’euro. E mentre cresce in Europa il fronte di chi pensa che un default “non sarebbe la morte di nessuno”, come esternato a inizio settimana dalla commissaria olandese Neelie Kroes sostenuta dal premier Mark Rutte, la cancelliera tedesca Angela Merkel ha avvertito: il suo fallimento sarebbe “un rischio incontrollabile” per la moneta unica.