Auto-diagnosi mediche: le perplessità dei medici e quelle della Rete

Sono alcuni giorni che è un gran parlare di auto-diagnosi mediche. Come sovente capita nel mondo digitale e quello dei social la bagarre è immediata con gli schieramenti che si formano da una parte e dall’altra e che si scambiano accuse (mai raramente insulti) molto spesso miste anche a complottismi vari. Il bello, ma forse anche il brutto e il limite, della Rete.

Tutto è iniziato dal rilancio di un cartello che è stato affisso all’ingresso dell’ambulatorio dell’Istituto dei tumori di un medico di Milano. Il cartello in questione recitava: “Coloro che si sono già diagnosticati da soli tramite Google, ma desiderano un secondo parere, per cortesia controllino su yahoo.com”. Uno tono piuttosto ironico e canzonatorio, vero, ma al di là dell’opportunità o meno di affiggerlo all’ingresso di un ambulatorio oncologico, ha posto importanti interrogativi. Ma forse non tutti.

Da una parte c’è quindi il mondo dei medici che lamentano la diffusione di un fenomeno, quello delle auto-diagnosi mediche, che sta generando non pochi problemi (e inevitabilmente qualche fastidio di troppo). Sono in crescita quindi i pazienti (si parla dell’88%) che vanno dal medico dopo aver già digitato su Google i sintomi dei loro malanni e che quindi vanno dal medico per una ratifica o per l’inevitabile prescrizione di farmaci. Qualora il medico non convenisse con l’auto-diagnosi, scattano gli scetticismi, i dubbi sulle competenze e sulla qualità della sanità, non ultimo il cementificarsi di complottismi di vario ordine e genere.

Il problema, come segnalano i medici interrogati, è che la maggior parte dei pazienti si ferma a leggere i risultati presenti nella prima pagina di Google, senza avere una competenza reale e completa della materia. E anche a fronte di diagnosi corrette si rischia di allarmarsi più del dovuto o di snobbare fenomeni che andrebbero invece approfonditi o affrontati con serietà. E se a dirlo sono coloro che vengono considerati uno dei centri migliori, come l’Istituto dei tumori di Milano, si comprende facilmente che non si sta parlando di un semplice raffreddore. Con tutte le conseguenze del caso.

Questi, quindi, i dubbi dei medici. Ma quelli della Rete? Gli internauti reclamano a loro ragione la possibilità e il diritto di informarsi come meglio credono e che, quindi, non ci sarebbe niente di male a farsi delle auto-diagnosi mediche. Il discorso, in linea teorica, regge anche, ma pone qualche perplessità, dopo i dubbi dei medici e quelli della rete, da parte nostra.

Si può quindi parlare di limiti della rete? Si può nutrire qualche perplessità su quello che si trova sul web? Ma, ancor di più: non sarà il caso di togliere l’aurea mitica e sacrale alle opinioni e rivendicare il diritto delle competenze? Perché la libertà di parola è un diritto sacrosanto (e ci mancherebbe pure), ma anche quello di tacere di cose di cui non si compete. E qui invece il web, la rete e i social hanno generato un sistema molto più totalizzante e diffuso di quelle ‘chiacchiere da bar’ che ci sono sempre state. La rete, infatti, probabilmente non ha generato niente di nuovo, ma ha solo amplificato e aumentato le risonanze di un fenomeno.

Domande, certo, ma che in un momento storico in cui si discute altrettanto aspramente sulla questione delle fake news forse è il caso di porsi. Togliere l’aurea sacrale al web potrebbe essere un primo passo, ma i passi forse più urgenti sono quelli di una seria e profonda riflessione sui meccanismi che reggono e muovono il web e in particolare i motori di ricerca. I medici si lamentano che la metà dei pazienti che svolgono delle auto-diagnosi mediche si ferma alla prima pagina dei risultati di Google; ergo questi non sono considerati sufficienti o, peggio, spesso canali di disinformazione: come mai questi finiscono in prima pagina, vengono da Google premiati e considerati attendibili?

I medici hanno diritto di veder rispettata la loro professione, così delicata e troppo spesso banalizzata, ma anche noi, utenti del web e amanti della storie, delle notizie e della verità, vorremmo avere qualche tutela. Perché non è una sfida tra Google e Yahoo.

AUTORE D.D C.I. AX1144786