Berlusconi: ‘Fiducia o si va a elezioni’. Il Governo oggi alla prova alla Camera

Nessuna intenzione di fare passi indietro e nel caso il governo non avesse i numeri l’unica alternativa sono le elezioni. Silvio Berlusconi lo ripete in diversi passaggi del suo intervento alla Camera mandando un messaggio chiaro alle opposizioni, alla pattuglia dei malpancisti che da giorni agita le file della maggioranza, ma anche al Capo dello Stato. Ma nonostante i ‘frondisti’ abbiano inviato segnali di pace, garantendo domani la fiducia all’esecutivo, salgono la tensione nel Pdl e la preoccupazione del premier sui numeri, sul rischio di un ‘trappola’ o, quanto meno, di una fiducia risicata che certo, si ricorda in ambienti parlamentari, non rientrebbe nei parametri richiesti da Giorgio Napolitano. Per questo motivo, il pomeriggio per la maggioranza e’ stato scandito da un susseguirsi di trattative e riunioni.

Ed il primo a cercare di serrare le fila e’ stato proprio il Cavaliere che da palazzo Grazioli avrebbe chiamato uno ad uno i cosiddetti ‘malpancisti’ chiedendo di riflettere bene sulle conseguenze di un’eventuale crisi di governo. A tutti avrebbe ribadito l’intenzione di non fare passi indietro: piuttosto – sarebbe stato il ragionamento – votatemi la sfiducia, perche’ altrimenti io non me ne vado. il Cavaliere smentisce pero’ nettamente l’esistenza di ”trattative” con Claudio Scajola che definsice ”un amico”e un ”protagonista importante” del Pdl. Ad altri parlamentari considerati in bilico avrebbe chiesto quale sarebbe la convenienza ad aprire trattative con i centristi: pensate che Casini possa darvi delle garanzie? Avrebbe chiesto il capo del governo. Se con i suoi il Cavaliere si dice convinto che il governo non subira’ contraccolpi, lo stato maggiore del Pdl e’ in fibrillazione. Il rischio infatti non sarebbe in assoluto la sfiducia ma, le assenze mirate di alcuni deputati che abbasserebbero l’asticella molto sotto quota 319.

A quel punto, e’ il timore a via dell’Umilta’, il Quirinale potrebbe mettere in discussione la possibilita’ per la maggioranza ed il governo di garantire l’approvazione di provvedimenti senza dover ricorrere ad altri voti di fiducia. Le preoccupazioni pero’ non sono solo verso i malpancisti ma, anche, per tutta quella pattuglia, nutrita, di parlamentari e ministri che da tempo manifestano insofferenza verso il ministro dell’Economia Giulio Tremonti.

Il gelo con il responsabile del Tesoro va avanti ormai da mesi e a a questo si aggiunge la guerra che diversi esponenti del governo sono pronti a muovere contro il titolare di via XX Settembre sul decreto sviluppo ma, ancor prima, sulla legge di stabilita’ che domani deve ricevere il via libera dal Consiglio dei ministri. Nel testo infatti sono contenuti quei tagli ai ministeri che il ‘superministro’ avrebbe deciso senza consultare i diretti interessati. Tanto che il ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo ha gia’ annunciato che votera’ contro la legge nel caso ci siano ulteriori sforbiciate al suo ministero. Atteggiamento che potrebbe essere imitato anche da altri. La situazione e’ ancora piu’ incerta sul decreto sviluppo che, sulla carta, dovrebbe vedere la luce entro la prossima settimana e che rappresenta un’altro focolaio di polemiche. Un caos, quello della maggioranza, su cui punta il dito l’opposizione che all’unisono chiede al premier di dimettersi: ”Berlusconi ha fatto un discorso sul piano politico penoso”, attacca Pier Luigi Bersani mentre Pier Ferdinando Casini rilancia l’ipotesi di un governo di responsabilita’ nazionale, ma se non e’ possibile questa opzione, mette in chiaro l’ex presidente della Camera, ” allora ben vengano le elezioni, che sono sempre un fatto democratico”.