Berlusconi: se la sinistra prende il Colle, battaglia ovunque

“Credo che sceglieranno anche il presidente della Repubblica e allora daremo battaglia nel Parlamento e nelle piazze”. Lo avrebbe detto Silvio Berlusconi nel corso della riunione del Pdl alla Camera. Berlusconi sarebbe anche tornato a chiedere una legge per consentire l’elezione diretta del Capo dello Stato, attraverso la modifica della Costituzione, per dare vita a un nuovo sistema politico.

“Questo governo non avra’ vita facile e dal Paese uscira’ presto la necessita’ di un cambiamento e noi dobbiamo essere li’, pronti”.

”Altro che conflitto d’interesse e corruzione. Serve la ripresa economica e occorre aiutare le imprese”: lo avrebbe detto Silvio Berlusconi, secondo quanto riferiscono alcuni partecipanti, intervenendo alla riunione del Pdl al Senato per eleggere il nuovo capogruppo.

“Vogliono farmi fare la fine di Craxi. Siamo all’attacco alla mia liberta’ personale” avrebbe aggiunto Berlusconi.

SCHIFANI CAPOGRUPPO SENATO ELETTO PER ACCLAMAZIONE – Renato Schifani è stato eletto per acclamazione presidente dall’assemblea dei senatori del Pdl.

BRUNETTA CAPOGRUPPO, DOMANI IL VOTO – L’assemblea dei deputati del PDL ha indicato, su proposta del presidente Silvio Berlusconi, Renato Brunetta come Presidente del gruppo parlamentare di Montecitorio. La scelta verrà ufficialmente formalizzata nel pomeriggio di domani, quando tutti i gruppi si riuniranno dalle ore 15.00 su convocazione del Presidente della Camera. Ne dà notizia un comunicato del pdl.

CONFLITTO INTERESSI: ANTITRUST,CAMBIARE,MEGLIO L’ESTERO – “Una rivisitazione dell’attuale disciplina sul conflitto di interessi può migliorare il funzionamento delle istituzioni e l’immagine-paese nelle sedi internazionali”. Lo afferma un rapporto Antitrust al Parlamento che evidenzia l’efficacia all’estero di soluzioni più radicali “quali la cessione della proprietà o il blind trust”.
Secondo quanto afferma l’Antitrust nella relazione sul secondo semestre 2012 approvata il 13 marzo scorso, la legge attuale “rinuncia, di fatto, a prevenire la situazione di conflitto di interessi e la affronta solo quando il conflitto sorge, in modo peraltro complesso, sotto il profilo dell’accertamento e del tutto inefficace quanto a efficacia sanzionatoria della norma”. L’autorità ricorda infatti che il legislatore italiano ha compiuto “una scelta, assolutamente peculiare rispetto ai modelli internazionali, basata sul presupposto che la titolarità di situazioni patrimoniali in potenziale conflitto di interessi con l’esercizio di funzioni governative non può essere considerata un impedimento all’accesso alle relative cariche”. Al contrario, i sistemi giuridici esteri “introducono invece situazioni di pericolo in quanto tali e ammettono la possibilità per le autorità preposte di adottare soluzioni spesso anche radicali quali la cessione della proprietà o il blind trust”. Si tratta, a parere dell’Atitrust, “di scelte che hanno reso quei sistemi più efficaci e più effettiva la tutela dell’interesse pubblico da parte delle istituzioni preposte”. Nella relazione si ricorda un’altra criticità: la legge ai fini dell’ incompatibilità equipara indistintamente tutte le società aventi scopo di lucro, indipendentemente dalla dimensione delle stesse o dei settori di operatività. Peraltro l’incompatibilità riguarda solo le ipotesi di cariche formali o di compiti di gestione della società, non rilevando la ‘mera’ proprietà di azioni o quote sociali. “Sia pur entro questi limiti – si legge -, dall’entrata in vigore della legge a oggi, il regime delle incompatibilità ha tuttavia funzionato perché sono state risolte tutte le situazioni incompatibili che presentavano i membri di Governo al momento dell’insediamento”. Altro aspetto critico da riformare quello delle incompatibilità post-carica: la legge consente all’Autorità di intervenire in presenza di cariche assunte in enti pubblici e società aventi fine di lucro e non anche nei confronti degli enti senza scopo di lucro (quali le associazioni e le fondazioni di diritto privato), alcuni dei quali risultano di frequente sottoposti a pregnanti poteri di vigilanza e controllo da parte del Governo. La relazione suggerisce anche l’introduzione di una apposita disciplina per i vertici delle autorità amministrative indipendenti che preveda adeguate misure volte a garantire la risoluzione di eventuali situazioni di conflitto di interesse superando le attuali discrasie tra diverse cariche pubbliche.