Bersani: ‘Da Berlusconi solo populismo’ Pdl si spacca sulla fiducia

(di Francesca Chiri ) – l voltafaccia di Berlusconi al governo Monti agisce come una mina tra le forze schierate nella prossima campagna elettorale, facendo venire giù l’architettura degli schieramenti in campo come fosse un castello di carte. Berlusconi che abbandona l’appoggio all’esecutivo dei professori, minacciando una crisi di governo, non solo rischia di condannare a morte il Pdl, che da poche ore vedeva all’orizzonte una possibilità di rilancio attraverso le primarie, ma rimescola le carte in tutti gli altri partiti. Alcuni se ne potranno avvantaggiare, altri se ne preoccupano: su tutti però, incombe la minaccia di una sfida che, con Grillo in campo, sempre più rischia di doversi giocare sul terreno del populismo e della demagogia. Non a caso questo è l’unico commento che si lascia sfuggire il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani dopo l’assordante silenzio mostrato dal suo partito nell’immediato dell’annuncio del Cavaliere. “Sono preoccupato di questa posizione di Berlusconi, perché di populismi ne abbiamo già un bel po’…” dice il segretario dei democrat che, per il resto, non si sbilancia in previsioni. I continui dietrofront del Presidente del Pdl, le dichiarazioni e le smentite di certo non aiutano: “Berlusconi staccherà la spina a Monti? Prevedere quello che fa è sempre complicato”, si limita a commentare Bersani. “Berlusconi è più alternante dello spread, un giorno si candida, uno no” ironizza Matteo Renzi che invita a lasciare Berlusconi e Pdl a cuocersi nel loro brodo. Di certo nel Pd nessuno crede, come Berlusconi dice, che non sarà lui il candidato premier per il Pdl.

Le primarie nel centrodestra non si faranno, prevede con poco timore di smentita un osservatore del campo come Vittorio Feltri. Ma questo, casomai, per il Pd può essere solo un vantaggio. Non solo può ricompattare la sinistra su una generica ma ampia piattaforma all’insegna dell’antiberlusconismo, ma allontana il rischio di un governo di larga coalizione per un Monti Bis. L’attacco di Berlusconi a Mario Monti, invece, aiuta, come logico, la ricomposizione dei moderati attorno alla nascente formazione di centro. Se Pier Ferdinando Casini avesse mai avuto ancora esitazioni, con la giornata di ieri il dado è definitivamente tratto: le forze di centro e di centrodestra che si riconoscono nell’agenda del Professore dovranno per forza unirsi e con loro, se Berlusconi confermerà la linea, dovranno andare anche quanti nel Pdl non la pensano come il loro Presidente. “Berlusconi ha devastato, in questi anni, l’unità dei moderati. Ieri ha dimostrato che su quella base si può creare un partito populista di destra che non ha nulla a che fare con il partito popolare europeo e con i moderati” dice il leader centrista che, di fronte ad uno “stato di confusione generalizzato” ha un’unica certezza. “Da questa vicenda – è certo Casini – i moderati possono uscire rafforzati”. “Oggi sappiamo qual è la rotta e – aggiunge Casini sempre a proposito della linea di Berlusconi – non è questa, è certamente un’altra e io mi auguro che tanti moderati, anche nel Pdl, facciano sentire la loro voce. Il silenzio è già eloquente”.

A questo punto, riassume il finiano Benedetto Della Vedova, anche in previsione di accelerazioni elettorali, “il partito che non c’é va costruito subito secondo logiche inclusive. Questo è il momento delle scelte definitive”. Anche per chi, conclude, “ha voluto credere fino ad ora nella possibilità di lavorare dall’interno per un Pdl liberale ed europeo e deve prendere atto che la direzione è quella opposta”. Una direzione che Beppe Grillo non teme, anche se rischia di andare a pescare nel suo stesso bacino di scontento. “Con lui in gara – preconizza aspro il comico genovese – il Pdl prenderà percentuali da prefisso telefonico. Ancora tu? Ma non dovevamo rivederci più?”.