Bersani: ‘Non mi ricandido segretario Pd’

”Le primarie sono per scegliere candidato premier, non per fare bilanci e bilancini. Io, come penso Renzi, non parto dal presupposto che il giorno dopo dobbiamo aggiustare le cose. Ma non ho remore ad immaginare che chi vota Renzi, Renzi stesso, poi possa essere utile al Paese”. Così Pier Luigi Bersani a La Stampa.it, rispondendo a un lettore che chiedeva, se in caso di sua vittoria, preveda un ruolo per il sindaco di Firenze.

“Abbiamo un sacco di sindaci che sono enormi risorse, certamente Renzi e tanti altri amministratori. Volete mica fare adesso il giochino del governo?”, risponde Bersani a chi gli chiede se farebbe Renzi ministro nel caso il segretario del Pd diventasse presidente del Consiglio. “Sia io che Renzi – aggiunge – abbiamo detto le cose chiare e credo che le pensi anche Vendola: le primarie non si fanno per fare i bilancini, le primarie servono per scegliere il candidato progressista”.

Bersani, si ricandidera’ al prossimo congresso del Pd? ”No, credo che al prossimo congresso ci debba essere un giro della ruota”, risponde il segretario del Pd alla domanda di un cronista. Ma precisa: “In ogni caso io resto segretario fino al prossimo congresso del Pd, nell’ottobre 2013”.

“Secondo me andranno a votare 2-3 milioni di persone”, è la previsione di Bersani, su la Stampa.it, circa il numero di partecipanti alle primarie.

Quanto al rapporto con l’Italia dei valori e Antonio Di Pietro, il segretario afferma: “Non ho regalato nessuno a Grillo. Dopo Monti, Di Pietro ha via via compiuto scelte verso posizioni radicali, di opposizioni e di attacchi diretti al Pd. Era latente una scelta politica, di mettersi prossimi a queste posizioni para-Grillo”. “Non si può far finta di andare d’accordo – sostiene Bersani – quando volano gli insulti. E’ Di Pietro ad aver fatto la sua scelta, non il Pd”.

E su Beppe Grillo: ”Lui va spessissimo in tv e la tv ci casca – dice – lui li insulta e un sacco di tg danno i servizi. La tv lo sta sponsorizzando mentre lui li insulta”.

RENZI A VENDOLA-BERSANI, CHI PERDE NON ENTRI NEL GOVERNO – “Tutte le primarie hanno portato premi di consolazione per i perdenti, ora dico a Vendola e a Bersani: sarebbe bello se stavolta diciamo che chi perde non va ad assumere ruoli di governo”: così Matteo Renzi all’Infedele su La7. “Mi piacerebbe – ha aggiunto – che non ci fosse una sorta di compro-baratto-vendo con il posto assicurato”.

VENDOLA, FACCIA A FACCIA? NON L’11 NOVEMBRE – “No”, risponde Nichi Vendola a chi gli chiede se farà il confronto pubblico con Pier Luigi Bersani, Matteo Renzi, Laura Puppato e Bruno Tabacci il prossimo 11 novembre su Sky. Dal suo staff spiegano che per quel giorno Vendola ha impegni ma che resta disponibile per faccia a faccia con i candidati alle primarie in altre date.

VENDOLA, CASINI NON VUOLE SEL? GLI RISPONDA BERSANI – All’Udc, che chiede al Pd di escludere Sel “deve rispondere Bersani: se vuole solo guadagnare il governo senza guadagnare il cambiamento, se è disponibile ad un programma mediocre, dove non si fanno passi avanti sui diritti civili e sulla giustizia sociale, allora andrà con Casini”. E’ quanto afferma, conversando a Montecitorio, il leader di Sel Nichi Vendola. “Bersani vorrebbe ‘uscire’ sia con me che con Casini, ma ognuno di noi due vuole l’esclusiva”, conclude il governatore della Puglia.

BERSANI A VENDOLA, TU O CASINI? NO AL GIOCO DELLA TORRE – “Ho sempre detto che il gioco della torre non vale. Vado d’accordo con Vendola, e non solo con lui, nel campo progressista e poi voglio convincerlo, ma credo ne sia convinto che questo campo dei progressisti deve presentarsi in modo aperto, dialogante con tutte le forze europeiste di centro anche moderato”. Così il segretario del Pd Pier Luigi Bersani ha risposto a chi gli chiedeva di commentare l’aut aut del leader di Sel.

BERSANI, CHI VUOLE LA PALUDE E’ FUORI COME UN BALCONE – “Chi pensa ‘facciamo una legge elettorale da cui escano i partiti come dei nanetti e viene fuori il Monti bis’ è fuori come un balcone: dalla palude viene fuori la palude, un rischio mortale per il Paese, si rivota dopo sei mesi”. Così Pier Luigi Bersani, a La Stampa.it, torna ad avvertire chi punta ad una legge elettorale che porti all’ingovernabilità. “La certezza – aggiunge – che Monti abbia un alto ruolo, è rafforzata dal fatto che il Paese torni normale”.