Bidello uccide maestra. La amava in segreto

++ BIDELLO SPARA A INSEGNANTE A SCUOLA NEL RAGUSANO ++(di Mimmo Trovato) – Ancora un femminicidio. Un delitto per un amore segreto: per tutti, compresa la destinataria del sentimento. E’ una tragedia da “lucida follia” l’uccisione dell’insegnante di religione Giovanna Nobile, 53 anni, avvenuta all’interno della scuola dove lavorava, l’istituto comprensivo ‘Francesco Pappalardo’ di Vittoria, nel Ragusano. Ad assassinarla il bidello Salvatore Lo Presti, 69 anni. A pochi giorni dalla pensione l’uomo le ha sparato cinque colpi di pistola, centrandola due volte: un proiettile le ha lacerato il fegato rendendo inutile un’ intervento chirurgico d’urgenza. Lo Presti è stato arrestato dalla polizia che ha sequestrato la pistola, una calibro 7,65.

La tragedia è avvenuta sotto gli occhi sgomenti e atterriti di colleghi dell’insegnante e dell’uomo, e ha creato momenti di panico. Giovanna Nobile, sposata, madre di due figli, e da un mese anche nonna, era recata a scuola per lavorare: è entrata in segreteria e a quel punto l’ha raggiunta il bidello che ha estratto la pistola e ha sparato. “Poteva fare una strage”, commenta il suo collega Salvatore Gallo, 56 anni, che lo ha afferrato per le braccia e lo ha bloccato in attesa dell’arrivo della polizia. “Stavo presentando la mia domanda di ferie – ricostruisce il testimone – quando ho sentito un colpo di arma di fuoco: mi sono girato e ho visto Lo Presti che sparava contro la professoressa Nobile, mi sono buttato su di lui e l’ho bloccato”. Il bidello, da anni separato e che viveva con dei figli, era noto come ‘il poeta’, per la sua passione nello scrivere testi. Ma, secondo alcuni suoi colleghi, sembrava anche “uno che ce l’aveva col mondo intero”; anche se “non andava al di là dello sproloquio”. Uno dei ‘tarli’ fissi era il tema della pensione: “non voleva andarci”, come previsto, in tempi brevi.

L’uomo, sotto shock, infatuato al miocardio, è stato condotto in ospedale per essere curato e poi in commissariato. E dopo un lungo silenzio è arrivata la confessione sul movente, alla presenza del suo legale, l’avvocato Santino Garufi. Agli investigatori della squadra mobile della Questura di Ragusa l’uomo ha detto che sarebbe stato “colpito dall’indifferenza” dell’insegnante, per “sentimenti assolutamente non ricambiati”, anche perché in fondo mai espressi. Giovanna Nobile non si era accorta di alcunché e ha continuato ad avere con lui rapporti esclusivamente professionali. Negli ultimi giorni, lui avrebbe notato una particolare “freddezza”. Per questo ieri sera si è preparato: ha preso la pistola, legalmente detenuta, l’ha messa alla caviglia “utilizzando le calze per non graffiarmi”: e stamattina l’ha usata a scuola. Un tema, quello della pistola a casa, che secondo il procuratore capo di Ragusa, Carmelo Petralia, merita “una riflessione, locale e normativa”. “Ci sono troppe armi detenute legalmente – osserva il magistrato che coordina l’inchiesta con il sostituto Federica Messina – e senza una precisa ragione. Occorre un loro censimento e un intervento legislativo sulle concessione a detenerle”.

Disperate in ospedale piangono alcune amiche dell’insegnante, definita “una donna solare”, con un “atteggiamento che non traspariva alcuna preoccupazione per presunti cattivi rapporti col bidello”. “Insegnava religione – ricorda in lacrime Patrizia – perché era una cattolica praticante e aveva un amore infinito per il prossimo”. Il ministro della Pubblica istruzione, Maria Grazia Carrozza, ha chiamato la dirigenza della scuola esprimendo la “vicinanza del Governo” per la tragedia e annunciando l’invio di “una squadra di psicologi per cercare di favorire l’elaborazione di questa esperienza traumatica”.