Arroccato sulla cima del monte omonimo, il borgo medievale di Erice svetta dall’alto dei suoi 750 metri, godendosi un’eccezionale vista panoramica che guarda al golfo di Trapani ed alle isole Egadi da un lato ed alla vallata del Valderice dall’altro, abbracciando le campagne dell’entroterra siculo. Piccolo ed incredibilmente autentico, Erice è un dedalo di viuzze lastricate che scorrono tra chiese, piazze ed antichi cortili e che invoglia i suoi visitatori alla scoperta.
Il luogo ha assunto nel tempo nomi diversi. Per i Greci era Eryx, dal nome del gigante con il quale lottò qui il dio Ercole, come racconta Virgilio nell’Eneide. I Fenici lo chiamarono Iruka, gli Arabi Gabel-el-Hamid, i Normanni Monte San Giuliano. Il borgo, riprendendo il suo vecchio nome greco, si chiama Erice dal 1936.
Secondo Tucidide Erice (Eryx, Έρυξ in greco antico) fu fondata dagli esuli troiani, che fuggendo nel Mar Mediterraneo avrebbero trovato il posto ideale per insediarvisi; sempre secondo Tucidide, i Troiani unitisi alla popolazione autoctona avrebbero poi dato vita al popolo degli Elimi. Fu contesa dai Siracusani e Cartaginesi sino alla conquista da parte dei Romaninel 244 a.c.
Nell’831 d.C., con la conquista araba il luogo è chiamato Gabel-el-Hamid.
Nel XII sec. d.C., i geografi arabi al-Idrisi (1100-1166) e Ibn Jubayr (1145-1217) descrivono la località come una zona ricca d’acque; il borgo che quest’ultimo vede nel 1185 è in realtà l’abitato cristiano ricostruito dal re normanno Ruggero II sull’antico insediamento e chiamato nel 1167 – l’anno in cui fu strappato agli Arabi – Monte San Giuliano, in riferimento a San Giuliano Ospedaliero, protettore di naviganti e viaggiatori.
Il percorso di visita del borgo può iniziare da Porta Trapani, e ci si ritrova subito faccia a faccia con l’edificio religioso più importante del paese, la Real Chiesa Madrice Insigne Collegiata, conosciuta come Duomo di Erice. Fu costruita nel XIV secolo da Federico d’Aragona ed è oggi dedicata alla Vergine dell’Assunta. Una delle icone di Erice è però il suo baluardo difensivo, ossia il Castello di Venere, arroccato sullo strapiombo che delimita il paese e risalente all’epoca normanna. Fu costruito tra il XII e XIII secolo, sui resti di un primitivo tempio dedicato al culto della dea Venere.
Tra gli edifici civili di Erice, merita una visita il Palazzo Municipale, sede sia della Biblioteca Comunale che del Museo Civico, custode di preziosi reperti archeologici, quali la Testina marmorea di Afrodite del IV a.C. e di molte altre opere di valore.
Consueta nota finale gastronomica, tipici di Erice sono i dolcetti “di riposto”, ripieni di conserva di cedro, cesellati dalle artigiane pasticcere che si tramandano la ricetta appresa dalle suore del convento di clausura di San Carlo.