Bossi: nessun reato, soldi erano della Lega

(dell’inviato Renato Botto) – ALESSANDRIA – “Non sapevo del dossier su Maroni”. E’ la prima risposta che Umberto Bossi ha dato all’arrivo ad Alessandria, per un comizio a sostegno del candidato sindaco del Carroccio, Umberto Sarti. Per l’ex segretario federale, oggi presidente della Lega Nord, è stata la prima uscita pubblica, dopo la ‘serata delle scope’ a Bergamo. Oggi era atteso un faccia faccia tra Bossi e Maroni, che non c’é stato. L’incontro potrebbe esserci domani, Bossi non lo esclude. Sicuramente non allo stesso appuntamento elettorale, perché le serata dei due saranno diverse: l’ex ministro dell’Interno sarà in Piemonte, a Varallo Sesia e poi a Borgomanero, il senatur sarà invece ad Arese. Ma potrebbero comunque vedersi. Quanto al dossier su Maroni, Bossi dice: “Se lo chiedevano a me, facevano prima, perché sapevo che Maroni ha la barca, sapevo anche dove l’aveva”. E di altri eventuali dossier, dice: “spero che non ce ne siano”. Il presidente della Lega raccoglie applausi, nell’affollata sala di un albergo alla periferia di Alessandria, e parla a lungo, al fianco del governatore del Piemonte, Roberto Cota. ‘C’é una base da ricaricare e Bossi dice: “Il momento non è dei migliori, a momenti c’é da vergognarci. La partita è difficile, ma la partita non è finita. La gente della Lega è abituata alle sfide dure”. “Cercano di annichilirci, il momento è difficile, dobbiamo essere forti, non dobbiamo inginocchiarci”. E poi attacca: “Non c’era reato – dice – un partito può buttare i suoi soldi dalla finestra. E quei soldi non erano dello Stato, erano della Lega, raccolti con le tessere dei militanti. Si fa fatica a configurare un reato in tutte le cose dette. Per me è solo un brutto film”. Bossi ritorna sul Belsito, l’ex tesoriere della Lega: “Pensavo fosse un buon amministratore – come lo è stato il suo predecessore Balocchi. Invece avete visto..”. La vicenda di Belsito per Bossi “sembra la storia di uno che, messo alle strette, cerca di buttare fango su tutto e su tutti. Non penso che Maroni sapesse, penso invece che sia avvenuta una cosa alle nostre spalle senza che ce ne accorgessimo”. Si ricandirà alla guida del Carroccio? “Non lo”, risponde ai cronisti. Ma tra i leghisti che lasciano la sala c”e soddisfazione: “Ha ritrovato la carica”, dicono. E Cota infonde coraggio: “Superemo questo momento perché ci crediamo. Il nostro progetto politico è più che mai attuale”.

ROMA – Dopo la macchina del Trota, i lavori di ristrutturazione della casa della ‘family’ Bossi a Gemonio, i fondi al Sinpa di Rosy Mauro, la Lega avrebbe pagato con i soldi dei rimborsi elettorali anche l’affitto dell’appartamento romano in cui abita Roberto Calderoli: le indagini dei carabinieri del Noe sul denaro del Carroccio utilizzato per le spese della famiglia del leader e del ‘Cerchio Magico’, chiamano in causa un altro degli esponenti di quel gruppo assai ristretto che ha diretto negli ultimi anni il partito.

Anche se l’ex ministro respinge ogni accusa e rilancia: “mi infangano, io verso ogni mese tremila euro alla Lega”. La circostanza è emersa dall’analisi dei documenti che i carabinieri e i magistrati napoletani che indagano sul filone che riguarda il Carroccio hanno acquisito le settimane scorse nelle sedi leghiste ma anche nella cassaforte dell’ex tesoriere Belsito e negli uffici degli altri indagati, tra cui la segretaria amministrativa Nadia Degrada e la segretaria particolare di Bossi Daniela Cantamessa. Ma non solo: i carabinieri hanno anche interrogato il proprietario della casa – un appartamento al Gianicolo, una delle zone più belle di Roma – che avrebbe confermato la vicenda. Calderoli – il cui nome era già comparso in un’ intercettazione in cui la Degrada chiedeva all’ex tesoriere Francesco Belsito come “giustificare quelli di Cald”, riferendosi, secondo gli investigatori, a dei soldi finiti all’ex ministro – però non ci sta e attacca: “Siamo all’incredibile. Si viene infangati per aver fatto il proprio dovere, per aver lavorato, e tanto!” dice in una nota, confermando però di aver avuto la casa dal partito. Una “casa-ufficio – sottolinea – dal costo di 2.200 euro al mese, quando io ne verso mensilmente 3.000 alla Lega Nord”.

L’ex ministro, attuale triunviro del Caroccio assieme a Maroni e Del Lago, ricorda che negli ultimi dieci anni ha svolto l’incarico di coordinatore delle segreterie del partito. Incarico per il quale “non ho mai percepito un’indennità”, visto che per anni la Lega gli ha riconosciuto “soltanto un rimborso per le spese sostenute” che, tra l’altro, “é stato costantemente e totalmente devoluto al movimento stesso”. La casa, invece, è nella sua disponibilità da un anno e mezzo “come mia residenza e come ufficio dove poter incontrare, anche riservatamente, i vertici del movimento e delle altre forze politiche”. Dunque, sostiene Calderoli, nessuno scandalo, anche perche “tutto quanto è assolutamente circostanziato e dimostrabile”. In ogni caso, l”ultima tegola sulla Lega arriva nel giorno in cui un’altra notizia potrebbe aprire nuovi scenari sull’ inchiesta che sta travolgendo il Carroccio: Belsito vuole parlare. L’ex tesoriere ha infatti chiesto ai pm milanesi di essere sentito per rendere dichiarazioni spontanee. Una mossa che potrebbe voler dire che il custode della cassaforte leghista abbia deciso di raccontare quanto è di sua conoscenza: i magistrati lo sentiranno la prossima settimana e non è escluso che in quell’occasione possano muovere nuove contestazioni.

Sicuramente gli chiederanno dell’investimento in diamanti e oro di cui nessuno nella Lega era a conoscenza, almeno stando a quando hanno fatto sapere ai pm da via Bellerio. L’altro filone su cui si sta concentrando l’attenzione della procura di Milano è quello che riguarda gli altri esponenti leghisti, primi tra tutti la vicepresidente del Senato Rosi Mauro e Piergiorgio Stiffoni, che con Belsito e Castelli era nel comitato amministrativo del partito. Per quanto riguarda l’ormai ex leghista, i pm vogliono approfondire alcune spese effettuate da Mauro che potrebbero essere sproporzionate rispetto alle ‘entrate’ da parlamentare. Al vaglio ci sarebbero in particolare i costi per l’acquisto e le spese relative a due abitazioni in Sardegna e a Gemonio. Stiffoni viene invece chiamato in causa da una segnalazione della Banca d’Italia su alcuni movimenti sospetti che riguardano i suoi conti personali. Si tratta, in particolare, di un passaggio di denaro per 200mila euro da un conto personale ad un altro. Soldi che sarebbero serviti proprio per l’acquisto dei diamanti. Da dove proviene questo denaro? E’ la domanda a cui sia Stiffoni sia Rosy Mauro dovranno rispondere.