Caos a Lampedusa, sbarchi nella notte

LAMPEDUSA (AGRIGENTO) – Altri 378 migranti sono giunti nella notte a Lampedusa su barconi approdati direttamente sulla costa. Nel primo natante, giunto a cala Creta, c’erano 116 persone; in quello arrivato a Capo Grecale, 118, e nel terzo entrato in porto altre 144 persone. Ieri erano giunti sull’isola oltre 500 migranti e nel centro di accoglienza, ormai invivibile, ci sono circa 3 mila persone.

di Ruggero Farkas
LAMPEDUSA (AGRIGENTO) – Lampedusa e’ stretta dalla morsa dei migranti che giungono con cadenza periodica e che hanno riempito il centro di accoglienza diventato invivibile (ne puo’ ospitare 800 ve ne sono tremila) e dalla paura suscitata dalle notizie di azioni militari che riecheggiano tra la Libia e i palazzi romani. L’isola e’ a un tiro di schioppo dal Paese Nordafricano come ricordano bene i lampedusani: il 15 aprile 1986 due missili Scud libici furono lanciati contro la base statunitense Loran sull’isola dopo il bombardamento del Paese di Gheddafi da parte degli Usa che con l’operazione ”Eldorado canyon” volevano eliminare il colonnello. Ma la guerra, finora, l’hanno provocata gli stessi isolani che stanchi di vedere arrivare migranti, oggi ne sono giunti oltre 500 ma le cifre variano di ora in ora, recuperati a decine di miglia dall’isola, hanno tentato di impedire lo sbarco degli extracomunitari da alcune motovedette della guardia di Fiananza e della guardia costiera. Botte, tafferugli, pescherecci che cercavano di impedire l’attracco dei motoscafi militari: per ore si sono viste scene di guerriglia fin quando le forze dell’ordine hanno creato due ali protettive su un’ area del porto facendo avvicinare i natanti uno ad uno e consentendo la discesa a terra di gente sfinita dal viaggio. Per questa notte gli immigrati dormiranno all’aperto sotto la tettoia della stazione marittima. Mentre i lampedusani gridavano contro agenti e carabinieri gli uomini della capitaneria hanno deposto sul molo due cadaveri recuperati proco prima a largo dell’isolotto di Lampione dopo l’avvistamento da parte dell’equipaggio di un peschereccio. Due corpi ormai decomposti che, quasi certamente, appartenevano a giovani partiti dal Nordafrica con un sogno che non si avverera’ mai. Il sindaco delle Pelagie, Bernardino De Rubeis, manifesta i suoi timori: ”Il governo nazionale sia prudente con le parole nei confronti del dittatore Gheddafi, perche’ noi l’esperienza di un missile lanciato verso Lampedusa l’abbiamo gia’ avuta. Non vorrei si facessero proclami nazionali e a essere bombardati fossimo noi o Pantelleria, che siamo i piu’ vicini alla Libia, e non certo Roma. Chiedo quindi una linea moderata per rispetto nei nostri confronti”. Vicino alla zona della protesta dei lampedusani, cui hanno partecipato anche donne e ragazzini, qualcuno ha affisso un cartello con scritto: ”Caro Gheddafi questa volta non sbagliare il colpo, prendici in pieno cosi’ finiremo di soffrire”. Il sindaco lancia un disperato allarme: ”Lampedusa e’ sempre stato un primo approdo per i migranti, invece si sta trasformando in Guantanamo, in un carcere a cielo aperto italiano. Le norme igieniche nel Centro di accoglienza non vengono rispettate perche’ ci sono ormai 3 mila persone. Manca tutto, persino le lenzuola”. E l’allarme riguarda anche l’acqua potabile che secondo De Rubeis potrebbe finire oggi stesso. ”Le motovedette cariche di migranti – conclude – vadano in Sicilia come avveniva nel 2009-2010. Si tratta di un atto umanitario. Nel Cie le persone gia’ vivono in condizioni disumane. Non si puo’ aggiungere altra gente: e’ un’assurdita’. Il governo ordini di non portare piu’ migranti a Lampedusa: c’e’ un reale problema di ordine pubblico”.