Catelle da Equitalia, imprenditore napoletano si suicida al vomero

NAPOLI – Al secondo tentativo, c’e’ riuscito. Diego Peduto, 52 anni, imprenditore del settore immobiliare, si e’ ucciso lanciandosi dall’ ottavo piano di uno stabile in via Cilea, nel quartiere Vomero. Lunedi’ pomeriggio alcuni poliziotti, che lo avevano localizzato tramite il segnale emesso dal telefono cellulare dopo l’ allarme della moglie, lo avevano bloccato poco prima che si lanciasse nel vuoto da un dirupo di 50 metri in Via Catullo, una strada panoramica di Posillipo. Peduto, padre di due figli di 9 e 14 (e non 24, come in un primo momento comunicato), era titolare di un’ agenzia immobiliare a Piazza Medaglie d’ Oro. Negli ultimi tempi – su questo le testimonianze sono concordi – era apparso agitato. L’ imprenditore sarebbe stato oppresso dai debiti del fisco, ai quali non riusciva a fare fronte. Lunedi’, in compagnia della moglie, si era recato in un discount a San Sebastiano al Vesuvio, per fare la spesa. Qui, pero’, aveva salutato la moglie affermando di avere urgenza di rientrare in citta’. Al ritorno a casa, non avendolo trovato, la moglie aveva dato l’ allarme alla polizia. Quando gli agenti dei commissariati San Ferdinando e Posillipo sono giunti in via Catullo, l’ imprenditore era proteso verso il vuoto, con gli occhi chiusi. Dopo un lungo colloquio, nel quale gli agenti gli avevano ricordato i figli, Peduto aveva accettato di farsi accompagnare all’ ospedale San Giovanni Bosco. Qui aveva rifiutato il ricovero ed era rientrato a casa. Oggi, poco dopo le 14, non ha avuto piu’ esitazioni e si e’ lanciato dal balcone. In via Cilea si e’ raccolta una folla commossa. La moglie, parlando con la polizia, ha negato che avesse debiti ed ha parlato di una ”documentazione da presentare con urgenza”, ma non ha voluto fornire altri particolari. Per l’ avvocato Angelo Pisani, di ”Noi Consumatori”, che difende i tartassati dal fisco, la sua morte ”e’ il segno del dramma sociale che stiamo vivendo”. ”Ogni giorno al mio studio vengono decine di persone terrorizzate dalla perdita della casa o dal lavoro – dice il legale – e’ un tunnel dal quale difficilmente si esce”. Pisani chiede l’ attivazione di un servizio specifico di medicina psico-fisica ed una ”campagna di ascolto” da parte dell’Agenzia delle Entrate verso i contribuenti. ”Chi non puo’ pagare non e’ un evasore e non puo’ essere criminalizzato con il terrorismo psicologico. Spesso si tratta di imprenditori che vantano crediti dallo Stato”.