Censura a punti sul Twitter cinese

SHANGHAI – Un sistema a punti per poter accedere a Sina Weibo (il Twitter cinese), come quello della patente, per premiare i buoni e punire i cattivi. Solo che i cattivi non sono in questo caso guidatori imprudenti o ubriachi, ma uomini che esprimono le proprie opinioni sulla rete. E’ l’ultima trovata del ‘Grande fratello’ cinese per controllare l’opinione pubblica. Ottanta i punti di partenza che si possono avere accedendo al popolare social network cinese. Va tutto bene se si parla del piu’ e del meno, di sport o del tempo. Ma se si toccano argomenti considerati ‘sensibili’, se si pubblicano post su politica e temi sociali ‘caldi’, i punti scendono.

Arrivati a sessanta punti, un messaggio avvisa che ci si sta cominciando ad avvicinare al momento in cui l’utenza, se non si fa attenzione a non perdere altri punti, potrebbe essere cancellata dal sistema. Al contrario, se per diverso tempo ci si comporta bene, evitando di dare fastidio, i punti possono aumentare. Potrebbero arrivare fino a 90 se gli utenti danno gli estremi della propria carta di identita’, accettando quindi di rivelare il proprio nome e non scrivere piu’ sotto pseudonimo o nickname; e si arriva fino a 100 se si inserisce anche il proprio numero di cellulare. In questo modo infatti, per il Grande Fratello cinese, il controllo diventa piu’ agevole. Operazione complessiva non facile, considerando che gli utenti di Sina Weibo sono, secondo le stime, oltre 300 milioni in tutto il paese. Ma e’ un inizio, un deterrente. ”Ora non potro’ piu’ postare commenti su politica o faccende sociali – commenta un utente ancora anonimo -.

Se pian piano dovremo anche rivelare la nostra identita’, per poter scrivere sicuramente potro’ parlare solo di faccende personali, non di cose che interessano il paese”. I primi risultati dunque arrivano gia’. Il governo cinese, ormai alla vigilia del 18esimo congresso del partito e, soprattutto, alla vigilia del rinnovamento (non facile alla luce degli ultimi eventi) del politburo, vuole assicurarsi che non ci siano nuovi scossoni causati dall’opinione pubblica. Provato dalla vicende legate a Bo Xilai e Chen Guancheng (l’attivista cieco trasferitosi negli Usa), il governo di Pechino rafforza i suoi argini. E lo fa cercando di bloccare quello che e’ meno controllabile, internet. Non a caso a marzo, durante la tempesta legata a Bo Xilai, fu ordinata la chiusura di diversi siti internet che avevano ventilato un possibile colpo di stato. Da allora, siti come Sina Weibo e Tencent (servizio di microblogging) sono sotto continua pressione da parte delle autorita’ affinche’ si adeguino alle attuali necessita’ di silenzio e sobrieta’.

Su internet girano notizie secondo le quali presso Sina Weibo lavorino oltre 1000 persone (e forse altre ne verranno assunte) che incessantemente operano come censori, controllando tutti i post e rimuovendo in tempi rapidissimi quelli considerati a rischio o individuando le parole in codice. Molti utenti, infatti, per bypassare la censura, utilizzano parole in codice per non destare sospetti. Cosi’ ad esempio recentemente alcuni usavano i caratteri cinesi della parola ‘Shawshank’ per riferirsi all’attivista cieco Chen Guancheng (il cui nome, come quello di Bo Xilai ed altri era stato bandito dai motori di ricerca cinesi e dai siti internet). ‘The Shawshank Redemption’, ‘Le ali della Liberta” in italiano, era un film del 1994 in cui si parlava della fuga di un prigioniero da una prigione americana.