Corea del Nord, dubbi su capacita’ d’attacco

E’ ”inesatto” dire che la Corea del Nord abbia ”pienamente testato, sviluppato o dimostrato” di avere la capacita’ di lanciare missili con testate nucleari, ha detto il portavoce del Pentagono George Little, riferendosi ad un rapporto dell’intelligence che riteneva Pyongyang pronta a colpire. E, poco dopo, anche il ministero della Difesa sudcoreano ha fatto sapere di non ritenere che la Corea del Nord sia riuscita a miniaturizzare un ordigno nucleare, tanto da poterlo montare su un missile.
Il segretario di Stato americano, John Kerry, è arrivato oggi in Corea del Sud dove avrà, tra l’altro, colloqui con il ministro degli Esteri, Yun Byung-se, nel mezzo delle minacce di guerra da parte della Corea del Nord. La visita a Seul è la prima tappa della missione in Estremo oriente che porterà Kerry a Pechino e a Tokyo. Il segretario di Stato, che ieri ha partecipato al G8 di Londra, è atterrato – ha riferito l’agenzia Yonhap – in un aeroporto della capitale sudcoreana intorno alle 14.30 (le ore 7.30 in Italia).

Uno o due missili Musudan sarebbero in rampa di lancio, già orientati, e pronti per il lancio. E’ l’ipotesi dei network tv nipponici, fatta in base a quanto appreso presso funzionari del ministero della Difesa. Il posizionamento dei vettori sulla costa orientale della Corea del Nord, capaci di coprire 3-4.000 chilometri, potrebbe però essere anche una mossa finalizzata a confondere le intenzioni reali, un “bluff”, sempre secondo le analisi fatte attraverso lo studio delle immagini satellitari.

(di Antonio Fatiguso) – SEUL AVVERTE,LANCIO MISSILI IN OGNI MOMENTO
La Casa Bianca bacchetta ancora la Corea del Nord per la sua condotta “inaccettabile” e il G8 dei ministri degli Esteri, da Londra, rincara la dose e “condanna” nei termini più forti possibili gli sviluppi su armi nucleari e tecnologia dei missili balistici, includendo le provocazioni. Ed in serata il presidente Barack Obama da Washington – dopo un faccia a faccia con il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon – sostiene che “nessuno vuole vedere un conflitto nella penisola coreana”. Al contempo, esorta Pyongyang a metter fine al suo “atteggiamento aggressivo”. Seul ha confermato che il Nord è in condizioni di testare un missile (o più) a “breve” e “da un momento all’altro”, dopo aver spostato ripetutamente un numero indefinito di vettori sulla costa orientale per sfuggire al monitoraggio satellitare. I vettori “sono stati sistemati all’interno e poi portati fuori da un capannone”, come depistaggio, ha detto una fonte di intelligence sudcoreana alla Yonhap. Mentre, nel mezzo delle tensioni, il ministro dell’Unificazione, Ryoo Kihl-jae, ha detto a Seul che “la normalizzazione del distretto di Kaesong deve essere raggiunta attraverso il dialogo”, auspicando che il Nord “si faccia avanti per un tavolo di trattative su tutte quante le questioni che vuole sollevare”. Uno o due vettori Musudan, capaci di coprire fino a 3-4.000 chilometri, sarebbero sulla rampa e già orientati, pronti per essere lanciati, in base alle ipotesi del ministero della Difesa giapponese, riprese dai network tv. Potrebbe essere però anche un “bluff”, perché dalle analisi sulle immagini satellitari non è escluso un “vero depistaggio”. Insomma, i preparativi ci sono e, al momento, mancherebbe l’ordine che non è giunto in giornata in occasione del primo anniversario della nomina del ‘giovane generale’ Kim Jong-un a primo segretario del Partito dei Lavoratori.

A livello verbale i toni da Pyognyang sono sempre alti, nell’imminenza della ‘festa del Sole’, il 15 aprile dedicato al 101/mo anniversario della nascita del fondatore dello Stato, ‘il presidente eterno’ Kim Il-sung. “La guerra può scoppiare da un momento all’altro e ciò che resta da fare è una punizione spietata per i nemici”, è stato il commento del Comitato nordcoreano per la riunificazione pacifica della Patria che gestisce le relazioni tra i due Paesi. La dichiarazione, diffusa attraverso la Kcna, ha assicurato che “le azioni di minimizzare una serie di minacce passate”, derubricate a semplice “guerra psicologica” e “propaganda”, costituiscono “errori gravi”. Zhang Lianghui, uno dei maggiori esperti di Corea del Nord della Cina, ha stimato nel 70-80% di probabilità che la crisi in corso possa sfociare in una guerra aperta, “perché il nuovo leader nordcoreano Kim Jong-un vuole usare questa occasione per arrivare alla riunificazione della penisola coreana”. Fatto sta che, secondo quanto appreso dall’ANSA, a Pyongyang migliaia di persone sono tornate a lavorare nei campi in vista dei raccolti, mentre anche sulla linea di confine con il Sud i soldati sono stati spediti a produrre fertilizzanti o destinati ad altri lavori agricoli. Al confine di nordovest con la Cina si é tenuta l’esercitazione inconsueta di cinquanta paracadutisti a Sinuiju, città separata dalla cinese Dandong dal fiume Yalu. Se l’intenzione è ottenere il massimo clamore, l’occasione potrebbe essere oggi con l’arrivo a Seul del segretario di Stato americano, John Kerry, impegnato in un tour de force che include Pechino e Tokyo. Di fronte alle minacce nordcoreane servono “coesione, fermezza e unità di intenti”, ha detto il premier Mario Monti, a Londra in veste di ministro degli Esteri ad interim.