Costa: Schettino in aula per incidente probatorio

Il gip Valeria Montesarchio ha respinto tutte le richieste e tutte le eccezioni avanzate dai legali delle parti, a cominciare da quelle dell’avvocato Bruno Leporatti per conto di Francesco Schettino. Pertanto l’udienza procede con l’illustrazione della maxi perizia da parte del collegio dei periti, tra cui ha iniziato a parlare l’ammiraglio Cavo Dragone. Il gip ha comunicato la sua decisione al termine della camera di consiglio durata circa un’ora e mezzo.
Oltre a Schettino sono in aula presenti anche altri indagati, il suo vice Ciro Ambrosio, l’ufficiale Salvatore Ursino e il responsabile dell’Unità di crisi della flotta di Costa Crociere, Roberto Ferrarini. Tutti sono assistiti dai loro legali e consulenti.

In attesa dell’inizio dell’udienza un passeggero della nave è salito sul palco per salutare Schettino, che, seduto al banco degli imputati si è alzato in piedi e gli ha stretto la mano. “Speriamo che la verità sia accertata presto” ha detto il naufrago. “Sì, la verità deve essere appurata”, ha risposto Schettino ai presenti. “Volevo solo guardarlo negli occhi da vicino”. Lo ha detto Luciano Castro, naufrago della Costa Concordia, che stamani, prima dell’inizio dell’udienza, si é alzato dalla platea e ha stretto la mano al comandante Francesco Schettino. “Mi sono presentato, era molto imbarazzato, ma volevo solo conoscerlo perché sono educato. Gli ho detto di sperare che la verità venga fuori al più presto e lui mi ha risposto che è una cosa che vuole anche lui”, ha aggiunto.

“Schettino ha le sue responsabilità, ma dietro ci sono altre colpe di cui qualcuno dovrà rispondere”. I passeggeri che la notte del 13 gennaio scorso erano sulla Costa Concordia sono unanimi nel sostenere che la manovra del comandante non è stata l’unica causa della tragedia. Man mano che arrivano al Teatro Moderno di Grosseto per partecipare all’incidente probatorio disposto dalla Procura, ripetono quasi tutti la stessa cosa. “Che Schettino abbia le sue colpe e abbia fatto degli errori – dicono Ernesto Carusotti e sua moglie Paola – è evidente. Ma dietro il suo comportamento ci sono altre cose, altre responsabilità di cui qualcuno dovrà rispondere. Ci sono cose che non hanno funzionato e che vengono fuori dalla scatola nera di cui sicuramente qualcuno dovrà rispondere”. L’accusa alla Costa è chiara: “Quando ha fatto il biglietto – aggiunge Carusotti – io ho pagato la Costa, che io consideravano una compagnia seria e affidabile. Ora mi dovrò ricredere”.

“Mi ricordo che eravamo a cena, una lunga attesa estenuante per scendere. Ho avuto un senso di abbandono da parte di tutti. Mi ricordo anche però tre giovani dell’equipaggio che con un’ascia hanno rotto la corda della scialuppa per permetterci di salire. Schettino? Rimango stupito dalla linea che ha condotto in questi mesi. Troppo spavaldo, mi aspettavo che fosse più sobrio” racconta Luciano Castro, naufrago che quella sera del 13 gennaio riuscì ad imbarcarsi su una scialuppa pochi minuti prima dell’inclinazione della nave. “Non siamo morti soltanto per fortuna – dicono Ernesto Carusotti e la moglie Paola Falconi, due naufraghi di Roma che oggi sono arrivati al Teatro Moderno prima dell’inizio dell’udienza – Schettino ha le sue colpe, questo è indubbio, non doveva cambiare rotta. Ma anche quello che è successo dopo ha dell’incredibile”.

“Non vedo particolari aspetti controversi. Credo che ci sia una situazione per la verità molto chiara sulla causazione del sinistro, mentre per le fasi successive credo che grosse discussioni sui rapporti di causalità tra i comportamenti di ciascuno e gli eventi, non ci siano” dice l’avvocato della compagnia Costa Crociere, Marco De Luca, prima di partecipare all’udienza per l’incidente probatorio della scatola nera della nave, parlando dei risultati della maxi perizia disposta dal gip Montesarchio. A chi osservava che in questo modo la Compagnia attribuirebbe al comandante Schettino la totale responsabilità del disastro, l’avvocato De Luca ha replicato dicendo che “Costa è qui per fare una valutazione sull’accertamento della verità dei fatti, poi le responsabilità le vedremo in un momento successivo” al processo.

Ci sono tre maxischermi sopra il palco del Teatro: servono a proiettare i video e gli audio della perizia sulla scatola nera della nave. La struttura si trova nel centro di Grosseto: 1.003 i posti a sedere ma puo’ ospitare fino a 1.300 persone. Sul grande palco sono stati allestiti due tavoli: al centro i magistrati giudicanti, il collegio peritale e il gip Valeria Montesarchio con il cancelliere Sandra Zanelli. Alla destra, su una fila di tavoli, i nove indagati con i loro 14 difensori, un interprete, 13 consulenti e 10 collaboratori. Alla destra dei giudici un altro tavolo con il procuratore capo Francesco Verusio e i sostituti Alessandro Leopizzi, Maria Navarro e Stefano Pizza, insieme a tre consulenti, due collaboratori e un ausiliario. La platea e la galleria del teatro ospita i 125 avvocati difensori delle parte offese. In tutto circa 500 persone, escluse le parti offese (che sono più di 4 mila). All’ingresso del teatro (tappezzato da cartelli in cinque lingue – italiano, francese, spagnolo, inglese e tedesco – il tribunale ha anche allestito sei postazioni per la registrazione e, durante l’udienza, non e’ ammesso l’uso di dispositivi elettronici. Un ferreo controllo dei carabinieri, infatti, impedisce qualsiasi connessione con l’esterno visto che l’udienza non è pubblica.