Crescere in modo equo e solidale….

In un mondo dove la globalizzazione ha reso superflue le regole tradizionali si può crescere come azienda o come  impresa rispettando contemporaneamente una concezione del lavoro che abbia alla base i concetti di etica e responsabilità?
Insomma si può non dover scegliere tra profitto, efficienza e rispetto della persona, salvaguardia  ambientale e creazione di benefici sociali?
In un mondo dove, oramai, l’ aut aut ha lasciato il posto all’ et et ossia in un mondo dove ci si può permettere anche di non dover scegliere tra crescita economica e  benessere della società come mai ancora molte imprese decidono di non preoccuparsi dell’impatto che hanno sull’ambiente, di non veicolare i propri obiettivi penalizzando la traparenza e di non comportarsi in modo etico?
Non si può certo dimenticare che il primo fine di un’azienda è sempre il profitto, ma se non si vuole che la crisi attuale crei   conseguenze sociali, ambientali maggiori di quelle già registrate è importante puntare su una politica che tenga conto anche di altre componenti oltre il profitto.
Inoltre bisogna ricordare che i consumatori oggi, a differenza del passato, sono diventati sempre più critici e attenti non solo al prodotto in sè, ma anche alle azioni e alle scelte non commerciali che intraprendono le aziende e che influenzano la scelta al momento dell’acquisto. Per rispondere a questa nuova esigenza dell’individuo che non si sente appagato dalla logica liberista del profitto a tutti i costi sono nate numerose inizative, associazioni e movimenti come il M.E.S. movimento economia solidale  http://www.facebook.com/#!/pages/Movimento-economia-della-solidariet%C3%A0/123646337693326 che, ad esempio, si prefigge lo sviluppo di un’economia soldiale alternativa a quella imposta dalla nuova natura globale, una forma alternativa di economia basata sulla persona e sul lavoro. Nel pieno rispetto della creazione di una forma di commercio che possa definirsi, a ragione ,equo e solidale aggiungendo non solo il guadagno agli scopi principali, ma anche la lotta allo sfruttamento dei lavoratori, la trasparenza, il rispetto dell’ambiente e dell’individuo e una valorizzazione del locale e delle mille diversità di solito invece schiacciate dall’omologazione dell’offerta.
Opzioni e valori aggiunti che renderebbero più felici non solo i consumatori e i dipendenti delle aziende che ripagherebbero sicuramente con la fiducia  e la fedeltà una scelta in questa direzione, ma anche gli stessi produttori che godendo appunto di un rapporto più trasparente con i propri clienti potrebbero instaurare relazioni necessarie per adeguare l’offerta alla domanda che in un momento di crisi come quello odierno potrebbe determinare il successo o l’insuccesso di un’azienda. Nell’epoca della co-produzione il reperimento delle informazioni sui gusti dei consumatori detiene un’importanza strategica per chi deve vendere.
Un’ economia più equa, solidale e sostenibile, quindi, puntando anche sullo sviluppo e sulla promozione di filiere più corte che valorizzino il territorio e diminuiscano l’impatto ambientale  riducendo trasporti potrebbe aiutare il mondo ad entrare in modo più equo e solidale nel Terzo Millennio e le aziende a investire in nuovi orizzonti!