E’ caccia al killer. L’addio a Melissa

FUNERALI MELISSA, A MESAGNE DOLORE E FORZA DI ANDARE AVANTI – (dell’inviata Paola Laforgia) – MESAGNE (BRINDISI) – Lacrime, dolore ma anche la forza di andare avanti e la voglia di reagire tutti insieme contro l’illegalita’ e la violenza insensata che ha stroncato una giovane vita innocente. Sono queste le emozioni che trasparivano dai volti e dalle parole delle persone che oggi a Mesagne hanno partecipato ai funerali di Melissa Bassi, la ragazzina uccisa nell’attentato di sabato scorso dinanzi alla scuola Morvillo Falcone di Brindisi. Il dolore era negli occhi e sui visi delle oltre 10.000 persone che hanno riempito la ‘chiesa madre’ e le due piazze vicine dove sono stati montati due maxi schermi per seguire la cerimonia. C’era dolore e commozione anche sul volto del presidente del consiglio, Mario Monti, che ha anticipato il rientro dagli Stati Uniti per partecipare ai funerali e su quello dei ministri e degli altri rappresentanti delle istituzioni presenti in chiesa. Ma la forza e la consapevolezza che una comunita’ unita puo’ battere la violenza e’ emersa dalle parole che i genitori di Melissa hanno affidato ad un amico che le ha lette in chiesa a conclusione della cerimonia e che erano dedicate in gran parte a ringraziare il Papa, i rappresentanti delle istituzioni nazionali e locali, e ”le migliaia di giovani che in questi giorni hanno voluto testimoniare il loro dolore e la loro vicinanza organizzando manifestazioni spontanee in molte citta’ italiane”. La forza era pure nel lunghissimo e commosso applauso che ha accompagnato l’uscita della bara bianca dalla chiesa e che, in modo insolito, e’ ripreso con forza e ha accompagnato l’uscita anche dei rappresentanti delle istituzioni, a cominciare dallo stesso Monti che, lasciando Mesagne, ha parlato del grande dolore provato. Monti si e’ detto ”impressionato molto positivamente” per avere visto ”una citta’, dei giovani e una popolazione di grande forza e compostezza, che ha voglia di reagire”. Alla cerimonia ha partecipato il padre di Melissa, ma non la mamma che, ancora sotto choc, e’ ricoverata in ospedale. Sulla bara bianca, ricoperta di fiori, era posato un cuscino rosso a forma di cuore e la foto di Melissa sorridente cosi’ come nelle altre foto affisse sulle mura dei palazzi attorno alla chiesa. Sotto la navata laterale, erano raccolte le compagne di classe della ragazzina uccisa: indossavano tutte una maglietta bianca sulla quale hanno scritto a mano, loro stesse, ”Melissa, resterai sempre nei nostri cuori”. Sono state loro che all’uscita del feretro, prima di allontanarsi piangendo, sul sagrato hanno liberato in aria palloncini bianchi per ricordare l’innocenza della loro compagna. A loro e alle centinaia di ragazzi presenti si e’ rivolto nell’omelia il vescovo di Brindisi, Rocco Talucci, quando ha detto ai giovani: ”Non maledite nessuno per rabbia e abbiate fiducia, il mondo cattivo puo’ essere sconfitto”. Poi si e’ rivolto a chi ha ucciso: ”Costituitevi – ha detto – meglio una punizione della giustizia umana che rimanere in una falsa liberta”’. Le ultime parole sono state quelle dei genitori di Melissa rivolte alle altre ragazze rimaste ferite nell’attentato e in particolare a Veronica, la piu’ grave tra loro, alla quale hanno augurato una rapida guarigione. Poi, Massimo e Rita Bassi si sono rivolti attraverso il messaggio, letto in chiesa, a ”tutta la gente per bene e laboriosa che da sabato ha pronunciato il tuo nome, Melissa”. ”Non lo ha pronunciato sicuramente – hanno detto infine – colui che ha quelle mani assassine che hanno spezzato i tuoi sogni”.

SI INDAGA PER STRAGE CON FINI TERRORISMO – (degli inviati Matteo Guidelli e Paolo Melchiorre) – BRINDISI – Per l’attentato di due giorni fa dinanzi all’istituto ‘Morvillo Falcone’ (una studentessa di 16 anni morta e altre cinque ancora ricoverate in ospedale) ora si indaga per il reato di strage con finalita’ di terrorismo. E’ stato il procuratore nazionale antimafia, Pietro Grasso, a riferirlo, dopo un vertice in Prefettura a Brindisi, presenti i ministri dell’Interno e della Giustizia, Anna Maria Cancellieri e Paola Severino. Che a compiere l’attentato siano stati un folle isolato, o piu’ persone, oppure ancora un’organizzazione vera e propria, ha spiegato Grasso, l’obiettivo era comunque di provocare terrore nella gente, e dunque sale il livello di gravita’ del reato ipotizzato. In questo modo, durante il vertice, e’ stato ricomposto l’incidente diplomatico di ieri tra la Procura distrettuale antimafia di Lecce e la Procura di Brindisi riguardante competenza dell’inchiesta e valutazioni sullo stato delle indagini, anche se oggi lo stesso Grasso ha negato che ci siano state ”frizioni”. L’inchiesta sara’ coordinata dalla Procura distrettuale antimafia di Lecce, alla quale viene aggregato per l’occasione un magistrato di Brindisi, Milto Stefano De Nozza. La svolta nelle indagini sull’attentato che la gente attende non e’ comunque arrivata. ”Rimangono ancora sullo fondo moventi e possibili concorrenti nel reato, che oggettivamente non e’ poco” ha detto oggi il ministro Severino. Restano molti dubbi, ad esempio, che l’attentatore abbia agito da solo, tant’e’ che oggi le attenzioni di investigatori e inquirenti si sono concentrate su almeno un paio di persone, fratelli e abitanti nel quartiere Sant’Elia, cioe’ a poche centinaia di metri dalla scuola ‘Morvillo Falcone’. Perche’, ad esempio, nel video in possesso agli inquirenti, ricavato dalla telecamera fissa di un chiosco di fronte alla scuola, si vede che l’attentatore che schiaccia il telecomando ha una mano offesa. E allora, come puo’ la stessa persona aver portato vicino all’ingresso della scuola, senza dare troppo nell’occhio, tre bombole di gpl del peso complessivo di almeno 70 chili da infilare in un cassonetto dei rifiuti per farle esplodere? Ecco perche’ si fa strada l’ipotesi che l’attentatore abbia agito con un paio, se non addirittura tre complici per portare a compimento il suo macabro progetto. Chi puo’ aver aiutato l’attentatore, allora? Una ipotesi porta ad una pista famigliare: solo ad un parente puoi chiedere di darti una mano in un atto del genere. Oppure, altra ipotesi, devi ‘assoldare’ qualcuno, una sorta di ‘utile idiota’ che, dietro un corrispettivo, si offra di avere un ruolo decisivo nell’attentato. C’e’ un particolare, nel video in possesso degli inquirenti, che da questo punto di vista lascia perplessi. La mano assassina che schiaccia il telecomando facendo esplodere le bombole di gas compie il gesto e subito dopo si volta e va via, senza neanche vedere le conseguenze dell’esplosione. Un comportamento anomalo per una persona che ha progettato e compie un attentato. Ecco perche’ si pensa all’azione combinata di piu’ persone, magari legate da strette relazioni di parentela. Cosi’ in Questura a Brindisi e’ stato prima sentito il fratello di un tecnico audio tv, M.S., che secondo gli inquirenti avrebbe potuto preparare il micidiale ordigno. Poi e’ stato rintracciato e sentito per diverse ore in Questura dagli investigatori lo stesso tecnico, C.S., cinquantenne o poco piu’ che ha un mano offesa dalla nascita, convive con una donna dell’est Europa e nella cui abitazione vive anche il fratello (la casa apparteneva ai loro genitori). Sono stati compiuti accertamenti per trovare riscontri ai sospetti, in casa dell’uomo sarebbero state trovate riviste su battaglie simulate, ma alla resa dei conti non e’ stato trovato nulla che potesse indurre ad un provvedimento nei suoi confronti e in serata l’uomo e’ stato riportato a casa. Peraltro le caratteristiche fisiche dell’uomo sarebbero diverse da quelle dell’attentatore visibili nel filmato in mano agli inquirenti. Quanto il clima resti teso in citta’ e si attenda con ansia una svolta nell’inchiesta e’ testimoniato dalla reazione scomposta di alcune persone, radunatesi vicino alla Questura, che quando hanno visto l’auto ‘civetta’ della polizia uscire per riportare a casa il radiotecnico, hanno assalito la vettura danneggiandola, pensando che a bordo ci fosse il presunto attentatore. E’ dovuto intervenire successivamente un funzionario della Questura per placare gli animi e ribadire che al momento non ci sono persone indagate ne’ tanto meno fermate. L’inchiesta resta piu’ che mai complicata.

GOVERNO PER FERMEZZA: STATO C’E’ – In un momento indubbiamente difficile, “occorre fermezza” da parte di tutti, Istituzioni in testa. Perché lo “Stato c’è”, con un impegno “forte” per dare risposte ai cittadini. Il ministro dell’Interno Annamaria Cancellieri e il Guardasigilli Paola Severino arrivano a Brindisi con un mandato specifico: far capire che il governo “andrà fino in fondo” per trovare i responsabili dell’attentato alla scuola Morvillo-Falcone. Così come farà per il ferimento dell’Ad di Ansaldo Nucleare a Genova Roberto Adinolfi. Il vertice convocato in prefettura – al quale partecipano tutti i vertici delle forze dell’ordine e il procuratore nazionale Antimafia Pietro Grasso – parte dunque da questo presupposto per arrivare alla conclusione che bisogna lavorare a testa bassa e tutti insieme, per arrivare al risultato. Lo dicono sia la Cancellieri sia la Severino. “Da oggi si comincia a lavorare in stretta unità – sottolinea il titolare del Viminale – con un impegno forte di uno Stato che è molto vigile”. Dunque “siamo qui tutti insieme a lavorare senza tensioni e fratture per dare risposte alla gente”. Parole che il Guardasigilli ripete con la certezza che per le forze di polizia e la magistratura, l'”unico scopo” è di “scoprire gli autori di questo ignobile gesto”. Il primo obiettivo è dunque quello di rassicurare Brindisi e la Puglia, colpita nel cuore dalla strage alla scuola. Anche perché, ammette Severino, “per ora non ci sono certezze”. Così il titolare del Viminale annuncia un “focus” specifico sul Salento: in sostanza una sorta di ‘modello Caserta’ che tanti buoni risultati ha dato in Campania – grazie a più uomini per il controllo del territorio e al coordinamento più incisivo tra forze di polizia e magistrati – e che sarà replicato anche qui. L’altro obiettivo è ribadire che lo Stato è e sarà “presente in tutte le sue componenti”, dice il ministro Cancellieri, ponendo una “grandissima attenzione al territorio”. ”Testimoniamo e rafforziamo il senso di unità delle forze dello Stato per combattere la criminalità” aggiunge Severino. Nel corso del vertice, e poi nell’incontro dei ministri con i parlamentari pugliesi, si è dunque ribadita la necessità di far sentire forte la presenza delle istituzioni. Ed infatti non è un caso che il titolare del Viminale abbia più volte nel corso della conferenza stampa ribadito che “non c’è un allarme” specifico, non solo a Brindisi, non solo a Genova, ma in tutta Italia. “Questi due fatti, che non sono collegati,incidono sull’ ordine e la sicurezza – ha detto la Cancellieri – Noi stiamo lavorando e speriamo di dare presto risposte al Paese”. “Ma voi – ha concluso rivolgendosi ai giornalisti – dovete dire con forza al Paese che non c’è allarme, dobbiamo stare sereni e avere fiducia. Occorre grande fermezza e determinazione”.