Fermato uno studente, quello con l’estintore

ROMA – Un giovane studente romano di 24 anni é stato identificato e fermato nella Capitale dagli agenti della Digos, perché ritenuto tra i responsabili dei disordini avvenuti sabato scorso a Roma durante il corteo degli Indignati. Il giovane, che ha alcuni precedenti per stupefacenti ed è noto con il soprannome di “er pelliccia”, è stato fermato sotto casa dagli agenti, guidati da Lamberto Giannini.

Per i media era diventato una delle figure simbolo degli scontri, un’immagine che ha fatto il giro del mondo. Era stato immortalato da numerosi fotografi mentre, durante gli scontri del 15 ottobre scorso, impugnando un estintore, prima lo vuotava agitando l’erogatore in aria, poi lo lanciava verso le forze dell’ordine. E’ stato proprio grazie a quelle immagini che la polizia scientifica è riuscita a identificare lo studente di 24 anni fermato dalla Digos a Roma e soprannominato “Er pelliccia”.

Per lui è scattato il fermo per resistenza pluriaggravata. Dopo la perquisizione nella sua abitazione, il giovane ha consegnato agli agenti alcuni dei vestiti utilizzati durante gli scontri. Alle prime domande degli agenti della Digos, si è giustificato dicendo di aver “usato l’estintore per spegnere l’incendio”. Il 24/enne stato anche riconosciuto da un Funzionario della Questura che si trovava nelle vicinanze del giovane, lungo la ‘traiettoria di tiro’ dell’estintore. Determinante è stato il lavoro del Gabinetto Regionale della Polizia Scientifica, diretto da Laura Tintisona. Una volta risaliti all’indirizzo di residenza dello studente, la Digos ha ottenuto dall’Autorità giudiziaria in tempi stretti un decreto di perquisizione, firmato dal sostituto Procuratore Tescaroli del Pool Antiterrorismo della Procura di Roma, diretto dal pm Pietro Saviotti.

MARONI PREPARA GIRO VITE CONTRO VIOLENTI
Daspo esteso alle manifestazioni di piazza, possibilità di arresto in flagranza differita per i violenti individuati grazie ai filmati, fermi preventivi. Il ministro dell’Interno Roberto Maroni prepara un provvedimento – una “legge Reale bis”, l’ha definito – che conterrà un giro di vite contro le violenze di piazza dopo la guerriglia di sabato scorso a Roma. Parallelamente, si pensa a nuove disposizioni per migliorare la gestione dell’ordine pubblico, come la creazione di Nuclei mobili di agenti che si concentrino sui violenti che entrano ed escono dai cortei pacifici. Da parte sua, il vice presidente del Csm Michele Vietti si è detto “assolutamente contrario a legiferare sull’onda dell’emotività legata ai fatti di cronaca.

Così si ottiene una legislazione contrastante e inefficace”. Maroni ha dato disposizione ai suoi uffici di approntare un ventaglio di misure possibili, tra le quali scegliere quelle da inserire probabilmente in un decreto. Domani le annuncerà al Senato nel corso di un’informativa. Si tratta, ha spiegato, “di nuove misure legislative, che possano consentire alle forze dell’ordine di prevenire più efficacemente le violenze come quelle di sabato”. E per una volta, ha aggiunto, “sono d’accordo, con l’onorevole Antonio Di Pietro, che ha detto che servono nuove norme per prevenire, una legge Reale Bis: esattamente quello che voglio dire domani”. Il ministro si è già sentito con il collega Ignazio la Russa. “Mi ha informato – ha riferito il responsabile della Difesa – di quello che dirà domani al Senato e concordo pienamente con quello che annuncerà. In casi del genere io credo che i decreti ci possano anche stare”. Riproporre oggi la Reale, una delle leggi speciali adottate negli insanguinati anni ’70, sembra un azzardo, soprattutto nella parte che permetteva l’uso delle armi per l’ordine pubblico. Ma alcuni degli articoli potrebbero tornare d’attualità, come ispirazione di massima: dal fermo preventivo al divieto dell’uso di caschi o altri indumenti che rendono non riconoscibile il volto dei cittadini durante le manifestazioni.

Tra i denunciati per le violenze di sabato c’erano diversi giovani con precedenti specifici. Ebbene, l’allargamento del Daspo (il Divieto di accedere alle manifestazioni sportive) alle manifestazioni di piazza consentirebbe di escludere preventivamente dai cortei a rischio chi ha precedenti in materia. Altra misura che potrebbe essere mutuata da quelle promosse per contrastare la violenza negli stadi è l’arresto in flagranza differita: oggi è possibile arrestare fino a 48 ore dopo il fatto chi si è reso responsabile di atti di violenza in occasione di eventi sportivi. Lo stesso intervento potrebbe essere concesso per gli scontri di piazza, in modo da arrestare i teppisti dopo averli individuati, ad esempio, visionando i filmati. Infine, si pensa di consentire, in casi eccezionali, come appunto i cortei a rischio, alle forze dell’ordine di identificare e perquisire sul posto le persone. Accanto all’aspetto legislativo, i fatti di sabato, come già quelli dello scorso 14 dicembre, hanno però indicato la necessità di un adeguamento del sistema di gestione dell’ordine pubblico. Che ha evidenziato delle falle. Innanzitutto, sul fronte della prevenzione.

Alla vigilia di questi appuntamenti di massa, serve un maggiore coordinamento delle informazioni sui cosiddetti black bloc in arrivo, sul loro numero e provenienza. In modo da poterli fermare prima dell’evento. Va poi contrastata con una nuova risposta la strategia adottata dalle centinaia di “professionisti della violenza”, che si muovono con tecniche paramilitari, entrando ed uscendo dai cortei pacifici per compiere i loro raid. Una soluzione cui si pensa è quella della costituzione di Nuclei mobili di agenti con il compito di seguire e fermare i violenti. Una riflessione viene poi fatta sulle mega-manifestazioni: imporre che siano stanziali e non in movimento ridurrebbe di molto la capacità di offesa dei teppisti.

BLITZ IN TUTTA ITALIA, OBIETTIVO ANARCHICI
Due giorni dopo gli scontri di Roma, scatta il blitz delle forze di polizia: poliziotti e carabinieri hanno effettuato decine di perquisizioni e controlli in tutta Italia negli ambienti dell’anarco-insurrezionalismo e dell’estremismo più radicale, per cercare di individuare chi ha partecipato alla devastazione di due quartieri della capitale e ha contribuito in modo determinante al fallimento dell’intera manifestazione degli Indignati. Un blitz che non ha portato ad arresti anche se nel corso dei controlli, dicono gli investigatori, è stato trovato materiale interessante che dovrà essere analizzato. Al di là dell’esito, le perquisizioni di oggi sono la prima risposta dello Stato alle violenze di sabato in vista dell’informativa che il ministro Maroni farà oggi al Senato. Ed è molto probabile che nei prossimi giorni, quando l’analisi dell’enorme mole di video e foto che stanno arrivando alla polizia avrà fornito qualche risposta più chiara sull’identità di chi ha partecipato agli scontri, scatteranno fermi e arresti. “L’obiettivo – dice la Polizia – è individuare e isolare coloro che vogliono impedire la democratica manifestazione del dissenso”. Un’attività dunque che si inquadra in “un percorso investigativo finalizzato alla raccolta di prove”. Qualcuna, ad esempio, gli investigatori l’hanno già trovata.

Ad Ancona, nelle abitazioni di 6-7 militanti, sono stati sequestrati caschi, fumogeni, foulard e anche un bossolo dei lacrimogeni sparati sabato dalle forze di polizia. Gli uomini della Digos e della Stradale di Firenze hanno denunciato invece denunciato sei persone vicine all’area anarchica: li hanno sorpresi su un camper di ritorno da Roma con a bordo 2 maschere antigas, abiti di ricambio, un martello e protezioni antinfortunistiche. Quattro di loro, tutti ventenni, frequentano il ‘Circolo Fuori Luogo’ di Bologna, lo stesso dove oggi sono state eseguite una dozzina di perquisizioni e di cui fanno parte una trentina di persone coinvolte nell’inchiesta del 6 aprile scorso e per i quali la procura di Bologna chiederà a breve il rinvio a giudizio ipotizzando l’associazione per delinquere finalizzata all’eversione dell’ordine democratico. Nel capoluogo emiliano gli uomini della Digos hanno sequestrato maschere antigas, fumogeni, paracolpi per gambe e schiena, caschi integrali, passamontagna, bombolette spray. Le altre due persone a bordo del camper, un uomo e una donna che vivono in provincia di Pistoia, sono anche loro conosciuti nell’ambiente anarchico.

E sempre all’area dell’anarco-insurrezionalismo e dell’estremismo radicale hanno puntato le perquisizioni a Milano, Padova e Torino: poliziotti e carabinieri sono andati a bussare alla porta di una decina di ventenni che facevano riferimento all’ex Bottiglieria, uno spazio occupato e sgomberato circa un anno fa a Milano; ad alcuni giovani legati al centro sociale Askatasuna di Torino e al movimento No Tav; agli attivi del ‘Gramigna’, il centro popolare occupato di Padova punto di riferimento degli anarchici del nord-est. Controlli anche a Palermo e Napoli. “Sono entrati nelle case di studenti e dirigenti sindacali, dicendo che cercavano armi – dice il portavoce del Laboratorio Insurgentia di Napoli, i cui attivisti sono stati perquisiti – Si tratta di un tentativo di intimidire, di diffondere paura e terrore verso chi si mobilità in questo paese”. “Azioni che colpiscono nel mucchio – dicono dal centro sociale ‘Vittorio Arrigoni’ di Palermo, dove sono 4 i militanti controllati – solo perché i nostri compagni hanno partecipato alla manifestazione di Roma”.