Fininvest attacca su Lodo Mondadori, esposto sulla sentenza d’Appello

MILANO – La Fininvest ha presentato un esposto sulla sentenza d’appello di Milano che a luglio ha condannato la finanziaria di Berlusconi a pagare 564 milioni alla Cir di De Benedetti. Per la finanziaria di via Paleocapa contiene delle ”sconcertanti omissioni”, taglia un ”passaggio decisivo” della sentenza penale di Cassazione del 2007 deducendo ”l’esatto contrario” di quanto affermato dalla Corte Suprema. Per i legali Cir l’esposto Fininvest e’ invece una ”lettura fuorviante e lacunosa”, nasconde una precedente sentenza di Cassazione del 2006 e ”rischia di apparire intimidatorio”, con un ”implicito monito” verso possibili sentenze future. La Fininvest aveva gia’ preannunciato a luglio l’intenzione di andare in Cassazione dopo il maxi-risarcimento alla Cir al quale e’ stata condannata in sede civile e, considerando anche la pausa estiva, dovrebbe presentare ricorso per gli inizi di novembre. Prima ancora del ricorso e’ arrivato pero’ l’esposto: per la presidente Fininvest Marina Berlusconi i ‘tagli’ che si sostiene sia stati realizzati sono un fatto ”la cui gravita’ e’ fuori discussione”, ”un’enormita’ ” che rende un ”atto dovuto” presentare l’esposto ”in cui si sottopone quanto e’ successo alla valutazione delle autorita’ competenti”. L’esposto, rivolto al ministro della Giustizia e al procuratore generale presso la Corte di Cassazione, potrebbe ora avere come effetto, in ipotesi, un procedimento disciplinare nei confronti dei giudici milanesi della condanna di luglio: Luigi de Ruggiero, Walter Saresella e Giovan Battista Rollero.

Negli ambienti giudiziari milanesi la notizia dell’esposto e’ stata comunque appresa ”con serenita’ ”. Cir e i suoi legali Vincenzo Roppo ed Elisabetta Rubini notano che Fininvest ”lancia un improprio atto d’accusa contro i giudici che hanno preso la decisione sgradita, e forse un implicito monito ai giudici dai quali si teme, in futuro, altra decisione sgradita”. Quanto al taglio, oggetto dell’esposto Fininvest, si farebbe dire alla Cassazione il contrario di quel che avrebbe affermato: che cioe’ non ci volesse una revocazione, in pratica un’impugnazione da parte della Cir della sentenza del 1991 della Corte d’Appello di Roma, ‘compromessa’ dalla presenza del giudice corrotto Vittorio Metta.

Fininvest sostiene che quel giudizio precludeva comunque una nuova decisione sulla vicenda e che i giudici d’Appello ”per rimettere in discussione quanto deciso dalla Corte d’Appello di Roma” saltano il passaggio che sosterrebbe la necessita’ di quell’azione (il testo omesso: ”che secondo quanto allegato dallo stesso ricorrente, e’ gia’ stato adito nel giudizio di revocazione ex art. 395 cpc”). Secondo Cir questa mossa salta ”la normale e corretta fisiologia processuale” ed e’ ”una lettura fuorviante e lacunosa” che nasconde come la sentenza del 2007 richiamasse la precedente sentenza del 2006, in cui si parlava appunto del fatto se per chiedere il risarcimento contro Fininvest la Cir avrebbe dovuto prima agire per la revocazione della sentenza Metta. La sentenza del 2006 diceva in pratica che non era necessario, afferma ora la holding di De Benedetti. In serata la Fininvest ha replicato alla Cir affermando che nella sua dichiarazione ”si cerca di confondere piani diversi”. La holding di via Paleocapa chiarisce quindi che ”l’erroneita’ della sentenza d’appello verra’ fatta valere con apposito ricorso per Cassazione” e sottolinea come l’esposto ”riporta unicamente fatti oggettivi” che ”non sono in grado di ‘intimidire’ nessuno”. Sul tema e’ intanto intervenuto il vice capogruppo vicario del Pdl al Senato Gaetano Quagliarello parlando di fatti ”talmente gravi e incredibili che quasi verrebbe da augurarsi che non siano veri, vista l’enormita’ delle conseguenze che quel pronunciamento ha prodotto”, chiedendo che l’esposto venga adeguatamente considerato.