Frattini: bilancio Cnt di 10 mila morti

ROMA – ”Il presidente Jalil ci ha parlato di diecimila morti” in Libia, ”vittime di un regime sanguinario” e di oltre ”50-55mila feriti”. Lo ha detto il Ministro degli Esteri Franco Frattini, al termine dell’incontro con il presidente del Cnt, Mustafa Abdel Jalil.

CAPO INSORTI A ROMA, PRIMA MISSIONE ESTERO – E’ l’Italia il primo Paese ad accogliere il leader degli insorti libici Mustafa Jalil. Non era scontato, visti i forti legami che Roma ha avuto fino a qualche settimana fa con il colonnello Gheddafi, così come non è scontata l’accoglienza che la diplomazia italiana gli ha riservato. Jalil, leader del Consiglio nazionale di transizione di Bengasi ma non (ancora) capo di uno Stato o di un governo, sarà ricevuto domani dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e dal premier Silvio Berlusconi dopo il colloquio in programma in mattinata alla Farnesina con il ministro degli Esteri Franco Frattini. L’arrivo di Jalil è la conferma di come la Farnesina sia riuscita velocemente a risalire la china nei rapporti con gli insorti libici dopo l’iniziale iper-attivismo della Francia di Sarkozy, primo Paese a riconoscere ufficialmente il Consiglio di Bengasi come unico e legittimo rappresentante del popolo libico (l’Italia è stato il terzo, dopo il Qatar). La giornata romana del leder dei ribelli sarà inframmezzata da un pranzo alla Comunità di Sant’Egidio, ‘l’Onu di Trasteveré, la cui diplomazia sotterranea si è efficacemente spesa già dai primi giorni della rivolta per stabilire canali di comunicazione con gli insorti. Napolitano, Berlusconi e Frattini ascolteranno attentamente le richieste che Jalil avanzerà domani. Ma ovviamente non tutto sarà concesso. Da tempo i ribelli chiedono ai Paesi impegnati in Libia la fornitura di armi per contrastare le forze leali al colonnello, così come l’invio di addestratori militari per istruire i propri combattenti.

La Farnesina, sulla scia delle conclusioni del Gruppo di Contatto riunitosi a Doha qualche giorno fa, ha ribadito che l’Italia è disposta a concedere “strumenti per l’autodifesa” ma “non armi offensive e tantomeno armi letali”. E’ toccato invece al ministro della Difesa Ignazio La Russa frenare il pressing sugli addestratori: é un problema “futuro”, di cui si è cominciato a parlare in via informale ma che al momento non è stato affrontato in “alcuna sede ufficiale”, ha chiarito La Russa. L’Italia, ha spiegato d’altra parte nel pomeriggio il portavoce della Farnesina Maurizio Massari, “sta già facendo moltissimo”: partecipa all’imposizione della no-fly zone con missioni aeree di pattugliamento anti-radar (senza tuttavia “finora” sganciare bombe), ha messo a disposizione degli Alleati le sue basi e ha il comando della missione navale per l’embargo delle armi. Di più, sul fronte umanitario, Roma è in prima linea: tonnellate di aiuti italiani sono già arrivate a Bengasi nelle settimane scorse e nella ‘capitale degli insorti’, su richiesta del Cnt, l’Italia ha inviato esperti per il funzionamento del porto e dell’aeroporto. Insomma, pieno sostegno al Cnt, anche se una precisa richiesta, a Jalil, la formulerà anche Frattini: il Cnt continui a vigilare per evitare “possibili infiltrazioni di elementi radicali” che finirebbero solo per fare il gioco di Gheddafi.

ABITANTI,100 MORTI PER BOMBE GHEDDAFI SUD-OVEST – Almeno 100 persone sono rimaste uccise da ieri in intensi bombardamenti delle forze di Muammar Gheddafi contro la regione sud-occidentale di al-Jabal al-Gharbi, in mano agli insorti. Lo hanno reso noto abitanti della zona. “I battaglioni di Gheddafi non hanno cessato di martellare la regione, soprattutto Yefren e Nalut, con razzi Grad. Ci sono stati 110 morti fra i ribelli e i civili in queste due città”, ha detto all’Afp un abitante di Yefren, che ha chiesto di rimanere anonimo. Un abitante di Nalut, località vicina al confine con la Tunisia, ha accusato le forze di Gheddafi di “compiere un massacro” nella regione montagnosa. “Hanno causato almeno 100 morti in due giorni”, ha detto. “Sparano alla cieca razzi Grad sulle abitazioni, sugli ospedali. Molte famiglie sono fuggite verso la Tunisia”, ha denunciato.

LA RUSSA A GATES, NON FORNIREMO ALTRI ASSETTI – “Non forniremo altri assetti” per le operazioni militari in Libia “perché non siamo secondi a nessuno negli assetti che già mettiamo a disposizione”. Così il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, si è rivolto al suo omologo statunitense, Robert Gates, nel colloquio che si é appena concluso al Pentagono. Gates, che aveva chiesto un maggiore impegno italiano, “ha immediatamente compreso e ringraziato per lo sforzo che stiamo compiendo”.