G8 Genova: Cassazione riduce pene ai no-global

Vi fu devastazione a Genova, nei giorni caldi del 20 e 21 luglio del 2001, e meritano condanne pesanti, con qualche piccolo sconto di pena, i dieci no-global finiti sotto processo per i vandalismi compiuti: lo ha deciso la Cassazione. Adesso in cinque entreranno subito in carcere, mentre per gli altri si aprirà l’appello bis che valuterà se dargli l’attenuante di aver agito perché sospinti dal marasma della protesta. In pratica i quasi cento anni di reclusione inflitti dalla Corte di Appello di Genova il nove ottobre del 2009 – con pene inasprite rispetto al primo grado – potranno abbassarsi e diventare poco meno di novanta.ù

Sempre tanto, troppo, ad avviso dei difensori. “Ingiustizia è fatta – ha dichiarato l’avvocato Francesco Romeo – per la sproporzione abissale delle pene per danni provocati solo alle cose, rispetto ai funzionari e agenti della Polizia che, pochi giorni fa, hanno chiuso un percorso processuale per sevizie senza pagare alcun prezzo. Perché le dimissioni dalla Polizia sono solo una sanzione amministrativa”. Per Paolo Ferrerro, segretario di Rifondazione comunista, “evidentemente, in Italia, infrangere una vetrina richiede una punizione, torturare le persone no. La macelleria messicana non ha fracassato solo i corpi ma anche le regole democratiche”.

In sostanza, con qualche piccola concessione ai ricorsi dei legali, la Prima sezione penale della Suprema Corte ha accolto le richieste della requisitoria del sostituto procuratore generale Piero Gaeta. “Per la vastità dei fatti accaduti, le devastazioni compiute a Genova durante il G8 – ha detto il Pg – si collocano verso i vertici di una ipotetica scala di gravità sociale del reato e la partecipazione agli atti criminosi di questi imputati non trova la minima giustificazione”. “Non c’é dubbio che durante il G8 fu messa in discussione, dal profondo devastamento subito dalla città, la vita pacifica dei genovesi”.

“Con metodo sistemico – ha ricordato Gaeta – le strade furono disselciate per lanciare le pietre, le vetrine rotte per introdurvi le molotov, i bancomat sfondati per rubare i soldi e i cassonetti usati come trincee urbane”. In una situazione del genere “oltre alla devastazione, non ci può essere altra libera manifestazione del pensiero: ed è bene chiarire che questo reato viene perseguito da una norma garantista a tutela dei diritti costituzionali dei cittadini”, ha aggiunto Gaeta rintuzzando le obiezioni delle difese che hanno sempre criticato la norma nata durante il fascismo.

Senza successo, dunque, gli avvocati Simonetta Crisci, Alessandro Gamberini e Francesco Romeo hanno contestato il fatto che nel fascicolo del pm siano finite solo poche delle 650 ore di filmati registrati dalle telecamere durante i disordini. Inutilmente hanno sostenuto che il reato doveva essere declassato a semplice danneggiamento e invano si sono appellati alla incensuratezza di molti, alla mancata concessione delle attenuanti prevalenti sulle aggravanti. Nei prossimi giorni dovranno andare in cella: Ines Morasca (sei anni e sei mesi), Alberto Funaro (dieci anni), Vincenzo Vecchi (13 anni), Marina Cugnaschi (12 anni e tre mesi), Francesco Puglisi (15 anni). Per gli ultimi tre ci sarà uno sconto di pena compreso tra i nove e i dodici mesi per l’annullamento della condanna per detenzione di molotov. Invece restano liberi – in attesa del nuovo processo per sola la riponderazione dell’attenuante e per il momento con il ‘bagaglio’ delle condanne di appello – Carlo Arculeo (otto anni), Antonino Valguarnera (otto anni), Luca Finotti (dieci anni e nove mesi), Carlo Cuccomarino (otto anni) e Dario Ursino (sette anni). Per tutti gli imputati c’é una parte della pena, pari a tre anni, coperta dal condono.