Garlasco: processo in Cassazione, attesa la sentenza

(di Francesca Brunati) – Spetterà ai giudici della Cassazione decidere se riaprire il giallo di Garlasco o se assolvere definitivamente Alberto Stasi, l’ex fidanzato di Chiara Poggi, la giovane uccisa il 13 agosto 2007, senza così concedere una nuova possibilità ai genitori della ragazza di conoscere quella verità che da anni vanno cercando e cioé sapere il nome del killer della loro figlia, chiunque esso sia. Domani mattina, infatti, davanti alla Suprema Corte si celebrerà il processo di terzo grado nei confronti dell’ex studente bocconiano, e ora praticante in uno studio di commercialisti milanesi, assolto con rito abbreviato dall’accusa di omicidio sia dal gup di Vigevano Stefano Vitelli sia dalla Corte d’Assise d’Appello di Milano.

Lui, unico imputato, non ci sarà. Così come non ci saranno, Giuseppe e Rita Poggi, i quali, tramite il loro avvocato Gian Luigi Tizzoni, hanno nuovamente chiesto, tra l’altro, un esame, mai effettuato sul bulbo e il fusto di un capello castano e corto trovato nel palmo della mano sinistra della giovane. Si tratta di un esame sofisticato ma non costoso con cui, secondo la parte civile, è possibile individuare il Dna mitocondriale e avere una chance in più per rintracciare l’omicida. Stessa istanza riguarda i frammenti più piccoli delle unghie della giovane vittima. Dunque la speranza dei Poggi è che gli ermellini annullino la sentenza con cui più di un anno fa Stasi è stato assolto in appello e dispongano questo particolare accertamento – peraltro uguale a quello in corso nel caso dell’omicidio di Yara Gambirasio, – che, come è scritto nel loro ricorso, non venne eseguito durante le indagini preliminari, “a causa di una banale dimenticanza”.

Una lacuna da colmare, che, a dire della parte civile, non è la sola: la prima riguarda la bicicletta nera da donna nella disponibilità degli Stasi (quella di cui parlò nella sua testimonianza la signora Franca Bermani) mai acquista; l’altra riguarda invece l’incompletezza del cosiddetto esame della ‘camminata’ eseguito per capire come Alberto sia riuscito a non sporcarsi di sangue la suola delle scarpe quando entrò nella villettà e trovò il corpo senza vita di Chiara. Due capitoli questi che rientrano nella richiesta di riapertura del caso da parte dei Poggi. Riapertura che per la difesa è, al contrario, “inammissibile e infondata” così come ritiene in generale infondati e inammissibili i ricorsi di parte civile e pg confutati punto per punto in una corposa memoria firmata dal pool di legali coordinati dal prof. Angelo Giarda. Oltre a sostenere che non è da escludere l’ipotesi che l’assassino fosse un estraneo anche perché “agli atti è emersa la prova della presenza di un soggetto che non è Stasi in orario compatibile a quello dell’aggressione”, nel documento si ribadisce che le indagini sono state monodirezionali ed hanno trascurato ogni pista “alternativa” e si sottolinea che la bicicletta nera da donna non va sequestrata perché “non corrispondeva a quella usata” dal killer. In più, come è stato riferito, l’accertamento per estrarre il Dna mitocondriale dal capello castano e biondo non è necessario e non porterebbe a nulla e comunque, ad avviso dei difensori, può essere effettuato quando sarà definitivamente calato il sipario sul processo.