Governo vara norme ‘svuotacarceri’, Severino apre ad amnistia

ROMA – Il Consiglio dei ministri ha approvato il pacchetto di misure in cinque punti con il quale il ministro della giustizia Paola Severino intende affrontare soprattutto l’emergenza carceri, ma anche accelerare il processo civile e ridurre le spese. “Il criterio della assoluta collegialità al quale questo governo si è finora attenuto è stato mantenuto anche in questa importantissima occasione. E’ stato approvato un pacchetto di riforme sulla emergenza carceraria, sul rapporto diritto-economia, sull’efficienza della giustizia, secondo le linee portanti già illustrate alle Commissioni in Parlamento”, ha premesso Severino, illustrando i suoi provvedimenti. Si tratta di misure che nell’arco di un anno potrebbero far uscire dai penitenziari circa 3.300 detenuti, estendendo a 18 mesi, dagli attuali 12, il periodo di pena finale da scontare a casa per le condanne non gravi. Si calcola, inoltre, in circa 16-18 mila persone il flusso dei detenuti che, sempre da qui a un anno – più o meno – non dovrebbero più mettere piede in carcere a seguito del blocco del meccanismo delle ‘porte girevoli’ per effetto del quale, adesso, entrano in cella, per non più di tre giorni, coloro che sono destinati al processo per direttissima, ad esempio perché colti in flagranza di reato. Per loro si farà ricorso alle celle di sicurezza delle forze di polizia, nelle quali andranno i magistrati a convalidare l’arresto evitando i costi delle traduzioni e l’aggravio di lavoro degli uffici. A proposito del rischio che in queste celle si verifichino episodi di violenza contro gli arrestati, Severino ha spiegato che il problema a Via Arenula se lo sono posti ma hanno valutato che “il rischio sussiste nella stessa misura anche in caso di reclusione nei penitenziari”. Il Guardasigilli ritiene che questa novità sia assai meno “umiliante” di tutte le procedure alle quali si è sottoposti all’ingresso in una casa circondariale. Non è escluso che nelle celle di sicurezza – ce ne sono 706, ma non tutte sono idonee – possano fare visite ispettive i parlamentari; infine, questo tipo di detenzione breve potrebbe anche essere solo una misura transitoria in attesa che si realizzino le nuove carceri. Per quelle quasi ultimate, ha detto il ministro, ci sono – pronti da essere spesi subito e anche nel 2012 – circa 57 milioni di euro. Ma dal suo ‘pacchetto’ Severino attende, a regime, anche 28 milioni di risparmi l’anno a partire dalla riduzione dei tribunali e dei giudici di pace, che dà il via al restyling delle circoscrizioni giudiziarie. Varate anche misure per venire incontro a chi, piccola impresa o privato cittadino, è incorso nel crac economico. Per uscire dall’indebitamento sono state rafforzate le procedure della mediaconciliazione che un giudice si limiterà a omologare. Con una delega al governo, si dovranno individuare le aree della depenalizzazione – esclusi interventi sulle norme su immigrazione e stupefacenti, e anche sui manicomi giudiziari – per tramutare in sanzione amministrativa l’ammenda penale. Per i reati puniti con condanna fino a quattro anni di reclusioni arriva la “messa alla prova”: se chiesta all’apertura del dibattimento sospende il processo ed estingue il reato al termine di un percorso rieducativo con lavori di pubblica utilità. Si continua a lavorare e a rimanere in famiglia senza entrare in carcere. Misure di clemenza ‘una tantum’ non sono nell’agenda del governo Monti, tuttavia – rispondendo a una domanda – Severino ha spiegato di non aver “mai escluso che l’amnistia e l’indulto siano dei mezzi che contribuiscono ad alleviare l’emergenza carceri, ma ho sempre detto che non sono dei provvedimenti di matrice governativa: se questa indicazione verrà dal Parlamento io non la contrasterò”. Intanto Severino ha messo a punto anche una carta dei diritti e doveri del detenuto per dare una bussola a chi entra in cella e ai suoi familiari. Positivi i commenti al ‘pacchetto Severino’. Per Andrea Orlando, responsabile giustizia del Pd, “finalmente si va nella direzione giusta. Molti nostri suggerimenti sono stati colti”. “Si va sulla giusta strada”, ha commentato anche Luigi Vitali, responsabile Pdl per i penitenziari, sottolineando però la necessità di predisporre i necessari controlli sui detenuti ai domiciliari. Anche all’Udc il pacchetto è piaciuto: “il governo ha dimostrato di saper passare dalle parole ai fatti”, ha rilevato il centrista Roberto Rao. Critico, invece, l’Idv che chiede di evitare “una giustizia a doppia velocità in base alla quale i poveri cristi restano in carcere e i criminali dei colletti bianchi non dovranno mai temere di scontare la pena in carcere”. Giudizio negativo anche dalla Lega nord: Maroni sostiene “il governo si sta un po’ allargando”, mentre Castelli è più esplicito: il governo “un governo vuole i detenuti fuori dalle carceri”.