Grillo: ‘Bomba o non bomba’, arriveremo a Roma

(Di Leonardo Nesti) – Mentre è alle prese con i primi inevitabili grattacapi da forza di governo, a Parma e negli altri tre comuni dove il Movimento 5 Stelle esprime il sindaco, Beppe Grillo alza il tiro, guarda alle politiche del 2013 e interpreta i sintomi di violenza che hanno caratterizzato le ultime settimane come un ritorno ad una strategia di stragismo volto a fermare il cambiamento che Grillo e il suo movimento interpretano. “Bomba o non bomba, arriveremo a Roma”: il comico genovese cita Venditti per fissare l’obiettivo politiche 2013. “Nell’aria – ha scritto in mattinata sul blog – c’é odore di zolfo, ma il cambiamento non si può arrestare. Se tre indizi (il ferimento di Adinolfi a Genova, la bomba di Brindisi e le continue esternazioni sul ritorno del terrorismo) fanno una prova, allora ci sono ottime probabilità del ritorno di una stagione stragista. Per ora le nuove sigle e i nuovi bombaroli non sono all’altezza di piazza Fontana, che bloccò le aperture a sinistra di Aldo Moro, o della stazione di Bologna, alla quale fecero seguito un decennio di craxismo e un ventennio di berlusconismo. Forse ritengono che alzare il tiro non sia ancora necessario”. In occasione dei vent’anni dell’omicidio, Grillo cita Falcone. “La sua morte – scrive – fu un monito a chiunque volesse un cambiamento radicale, un rinnovamento. Lo sventramento di Capaci fu un messaggio, un monumento di sangue. Quanti, tra coloro che oggi lo piangono pubblicamente, sono stati a guardare mentre veniva macellato in vita? Lo stesso trattamento fu riservato a Borsellino che sapeva perfettamente di essere un morto che cammina, un Cristo laico che si avviò consapevole al martirio, tradito da una parte dello Stato di cui era esemplare servitore. Nei momenti di cambiamento o meglio in cui il cambiamento si manifesta possibile, le forze che vogliono mantenere gli interessi costituiti, economici e politici, bussano alla porta con grande energia. Le bombe e gli attentati sono il loro biglietto da visita. I fatti del dopoguerra ci hanno insegnato che godono dell’impunità”. Parole pesanti, a cui il Pd risponde critico. “Non vogliamo dare credito alle sue ennesime chiacchiere”, commenta Matteo Orfini, responsabile cultura e informazione del Pd. Poi affonda sul tema che in questi giorni sta facendo discutere l’universo grillino: “Deve però spiegarci ancora quali sono gli affari che intercorrono tra il suo partito e la Casaleggio associati, oscura società di marketing specializzata in rete”. Il focus, così, torna su Parma e sull’anatema lanciato, sempre via blog, da Grillo nei confronti dell’intenzione del neosindaco parmigiano Federico Pizzarotti di nominare Valentino Tavolazzi, grillino eretico e di conseguenza scomunicato, a direttore generale del Comune. Dai commenti sul web, i grillini sono divisi più o meno a metà fra chi esorta Pizzarotti a seguire Grillo e chi invoca l’autonomia degli eletti e del movimento secondo il principio dell’uno-vale-uno, principio a cui non deve sfuggire né Grillo né, tantomeno, Casaleggio che in molti additano come il vero autore dell’anatema. Una questione che però lascia intravedere il bivio a cui il movimento è di fronte nel prosieguo della sua avventura politica