Grillo conquista Parma, bene il PD Crollo di Lega e Pdl, affluenza in calo

(di Milena Di Mauro) – ROMA – C’é una forza sola, in questo secondo turno delle amministrative, in grado di causare uno smottamento nella politica, rappresentare la novità, aggregare forze civiche, vincere in modo netto non in una città qualunque ma nella sfida simbolo con il Pd a Parma: è il Movimento a 5 Stelle di Beppe Grillo, che in termini numerici vince in 4 città ma in termini politici molto di più. Il Pd conquista comuni soprattutto al Nord, dove si squarcia il baratro dopo la disfatta di Pdl e Lega, ma perde la sfida con Grillo e quella tutta interna alla sinistra a Palermo, dove trionfano Orlando e la coalizione della foto di Vasto con Idv e Sel. Ma è l’astensionismo choc l’altro dato eclatante di questo secondo turno, che si svolge in un clima singolare per il Paese, con le immagini della dirette tv sulle amministrative sovrapposte a quelle del terremoto in Emilia e del funerale della sedicenne Melissa Bassi a Brindisi, dove la democrazia è sotto attacco ed arriva lo Stato, con molti ministri ed il premier Mario Monti dal volto indicibilmente triste. Nella prima analisi del voto nelle grandi città, salta all’occhio un messaggio ‘antisistema’.

Trionfano candidati espressioni di forze fuori dalla maggioranza che sostiene il governo: dal grillino Federico Pizzarotti (60,22%), al già sindaco Dc Leoluca Orlando sostenuto da Idv Sel ed ecologisti (72,43%). A Genova il centrosinistra vince con Marco Doria (59,71%), e mentre Beppe Grillo già punta alle politiche, il segretario del Pd Pierluigi Bersani riflette sulla sconfitta a Parma e fa parlare i numeri. “Di 177 comuni sotto i 15 mila abitanti – conteggia – abbiamo vinto in 92. Questi sono i fatti: abbiamo vinto senza se e senza ma le elezioni amministrative del 2012. E non sarà consentito a nessuno il simpatico tentativo di rubarci la vittoria”. I numeri dicono anche che sono 16 i comuni che vanno alla coalizione di centrosinistra (più Palermo dove stravince Orlando) e passano dal Pdl al centrosinistra 11 comuni, tra cui città come Monza, Como, Asti, Rieti, Alessandria, Lucca, Brindisi. Nel Pd si levano però anche voci che chiedono cambiamento, come quella di Matteo Renzi, sindaco ‘rottamatore’ di Firenze, per il quale “vivono nell’iperuranio o su Marte” quelli che parlano di una stravittoria del Pd.

Chi non nasconde affatto la debacle è il Pdl: nessuno degli esponenti di vertice si sogna di negare o minimizzare la sconfitta. A partire dal segretario Angelino Alfano, che immediatamente comprende il dato del voto e anche la scelta degli elettori moderati di non andare a sinistra ma di astenersi. “Il loro messaggio e fortissimo: chiedono una nuova offerta politica – riflette -. Siamo determinati a offrirla a loro e al Paese”. Sono in molti (da Lupi a La Russa, da Alemanno a Napoli) a sperare non in un semplice restyling ma in un nuovo progetto, con nomi e volti diversi, magari nell’inedita alleanza con Casini e Montezemolo. Anche la Lega fa filotto al contrario e non lo nasconde. Il Carroccio perde 7 ballottaggi su 7. “Con questa sconfitta – ammette Roberto Maroni – si chiude la traversata nel deserto. Abbiamo pagato un prezzo altissimo agli scandali. Ora si apre la fase dei congressi”. Il Terzo Polo conferma la sua irrilevanza, anche se il leader Udc Pier Ferdinando Casini su Twitter attacca lo “scandaloso” Tg1 per aver taciuto le vittorie a Cuneo ed Agrigento. E’ il segretario Lorenzo Cesa a spiegare che, dopo aver “smantellato” il Terzo Polo, ora l’Udc non guarda “né a destra né a sinistra ma lavora per ricostruire il centro moderato”, con un grande progetto che lo stesso Casini annuncerà in Luglio. A meno di un anno dalle elezioni politiche, entrambe le coalizioni si trovano di fronte ad un necessario ripensamento e alla stretta sulle riforme, alla quale invita senza timidezze il cardinale Angelo Bagnasco, nella prolusione all’Assemblea generale dei vescovi. “Le riforme già impostate vanno completate con il massimo dell’equità e del consenso possibile – è il monito del presidente della Cei -. Stupisce l’incertezza dei partiti, che ora non si debbono ritrarre”.