Il papa ad Arezzo: riflessioni di un libero cittadino

Ad Arezzo non si fa altro che parlare dell’arrivo del papa previsto per oggi. A parte la città che lo ospita, non pare che freghi a nessuno di questa visita, tanto che non se ne trova quasi traccia sulle principali testate. Forse non tutti sanno che per andare da Roma a Arezzo e tornare è costato ai contribuenti la bellezza di cinquecentomila euro (500.000,00). Non è uno scherzo! Quando il Papa si muove anche solo per un giorno grava sulle tasche di tutti noi, credenti o no. Centoventi mila euro (120.000,00) li mette la Regione Toscana, novantamila (90.000,00) il Comune di Arezzo, la Provincia di Arezzo non lo ha ancora reso noto (ma ha comunicato come dovranno essere sventolate le bandiere vaticane), e il resto sono costi che deve sostenere il governo tecnico (quello che ci impone di fare sacrifici). Sono messi a disposizione elicotteri dell’aeronautica militare per trasportare lo sciame di persone che accompagnano il Pontefice, un servizio di vigilanza pubblica e uno di vigilanza “segreta”, l’ordine pubblico, il servizio sanitario, etc…  I tombini della città sono stati sigillati, i tetti delle case sequestrati, chiusi e sigillati i punti posti in alto come i campanili, requisite le chiavi dei negozi adiacenti, sigillate le finestre delle case in prossimità dell’evento e rimossi i cestini della carta. Sono perfino passati di casa in casa in un raggio cinque isolati per sapere quante persone vi abitano abitualmente e intimando i proprietari a non far venire parenti amici conoscenti. In pratica, ai cittadini di Arezzo, non è costato solo a livello nazionale, ma anche a quello regionale, provinciale, comunale e in libertà di movimento.
Pare che una ditta orafa abbia fatto un medaglione in oro massiccio (pesa qualche etto) da regalare all’alto prelato e che dei pachistani abbiano donato una pietra preziosa da incastonare in detto medaglione. Ora, chiaramente uno pensa: “con quello che è costato, almeno vedo il Papa nella mia città”. Non è proprio così! Per vedere il Papa si deve pure pagare un biglietto. Voi pensereste: “Va beh! Farò anche il sacrificio di pagare il biglietto”. Avete pensato male! I biglietti sono reperibili presso i parroci o presso le curie vescovili, e sono contati. Si! Ogni parroco ha un numero limitato di biglietti e deve fare una cernita fra i propri parrocchiani che ne hanno fatto richiesta. Un parroco con 20, 25 biglietti, deve scegliere fra centinaia di parrocchiani e stabilire chi è meritevole e chi no. Insomma… becchi e bastonati! Dopo aver prepagato in tasse la visita del Papa, non danno nemmeno la possibilità di vederlo? (preciso che, personalmente, sono dell’idea che morto un papa, non se ne dovrebbe fare un altro, altrimenti se lo fai sei proprio masochista). Capisco che questo meccanismo perverso possa stare bene ai fedeli del Pastore tedesco, ma perché devono essere tassati anche coloro che sono di confessioni diverse, come musulmani, protestanti, pentecostali, millenaristi, etc…? Penso che i Francesi (di cui non ho nessuna stima) siano più inteligenti di noi. Infatti originariamente il Papa risiedeva ad Avignone e quando i Francesi lo hanno cacciato, noi che siamo più fessi, lo abbiamo accolto prendendoci l’onere di mantenerlo (credetemi, con i soldi che gli diamo ogni anno potremmo farci una manovra finanziaria).

Il vostro V