Inchiesta Tarantini: ‘Berlusconi testimoni o accompagnamento coatto’

Si fa sempre più duro lo scontro tra la procura di Napoli e Silvio Berlusconi: i magistrati hanno infatti rinnovato al presidente del Consiglio la richiesta a testimoniare nell’inchiesta in cui secondo l’accusa è vittima del ricatto di Valter Lavitola, Giampaolo Tarantini e sua moglie Angela ‘Nicla’ Devenuto. Ventilando, anche, l’ipotesi di un accompagnamento coatto in procura se il premier continuerà a non presentarsi, come sembra intenzionato a fare, e ritenendo non sufficiente la memoria presentata dai suoi legali. Mossa alla quale Silvio Berlusconi, impegnato nel ‘giro’ in Europa per presentare la manovra finanziaria che ha fatto saltare l’interrogatorio previsto proprio per oggi (ieri, martedi’, ndr), non ha replicato pubblicamente, scatenando però il Pdl, che parla di “ennesima violazione” da parte dei pm e chiede al ministro della Giustizia Nitto Palma di inviare negli uffici napoletani gli ispettori di via Arenula. D’altronde, quello che aveva da dire, Silvio Berlusconi lo ha già detto nei giorni scorsi e ripetuto ieri a Mattino 5: lui non è vittima di nessun ricatto ma ha soltanto “aiutato una famiglia in difficoltà”. Per i pm, però, l’audizione del Cavaliere è necessaria. Nell’atto di citazione si sottolinea infatti che la sua testimonianza è “rilevante” in considerazione del fatto che si tratta di un procedimento con persone detenute e avrà un peso significativo anche sulle decisioni che la stessa procura prenderà nei prossimi giorni sia riguardo a Tarantini sia alla moglie. “La memoria del premier non basta ad evitare il faccia a faccia, anche se va letto ciò che c’é scritto e tenerne conto ai fini processuali” conferma il procuratore Giovandomenico Lepore. “Noi – prosegue – abbiamo elementi per pensare che ci sia un’estorsione e la vittima, il premier, nega l’estorsione: quindi dobbiamo sapere i particolari. Nessun cittadino si può sottrarre all’esame da parte dei magistrati”. Parole cui la procura fa seguire l’indicazione di quattro possibili date per l’audizione: giovedì 15, venerdì 16, sabato 17 e domenica 18, dalle 8 alle 20. Se il premier anche in questo caso non dovesse essere disponibile, dice ancora Lepore, “o gli forniremo ulteriori date o valuteremo in quel momento”. Una valutazione che non esclude l’accompagnamento coatto, “che è un’ipotesi prevista dal codice per tutti i testimoni”, anche se “i deputati hanno le loro garanzie e cioé questa eventualità deve essere autorizzata dalla Camera”. L’iniziativa della procura scatena la reazione del Pdl, con i deputati Enrico Costa e Manlio Contento che hanno depositato un’interrogazione al ministro Palma per chiedere di mandare gli ispettori negli uffici napoletani. Per la maggioranza infatti, le indagini avrebbero un solo obiettivo: iscrivere Silvio Berlusconi nel registro degli indagati. Un sospetto che Lepore smentisce, anche se non esclude del tutto la possibilità: “Berlusconi è parte lesa. Naturalmente se lui desse una versione che contrasta con alcuni elementi obiettivi che abbiamo a disposizione, allora bisogna che una delle due posizioni prevalga sull’altra”. In ogni caso, sia le dichiarazioni di Lepore, secondo il quale “non basta” la “memoria difensiva” del premier – nel Pdl in molti credono che il lapsus del procuratore (Berlusconi non è allo stato indagato dunque non può presentare alcuna memoria difensiva, ndr) – sia la decisione dei pm di sollevare dal segreto professionale i difensori di un indagato (quando secondo il codice di procedura penale questo toccherebbe al giudice), scrivono Costa e Contento fanno supporre che ci si trovi di fronte ad una “palese violazione del diritto di difesa finalizzata a raccogliere, travolgendo le regole processuali, ‘fatti specifici da contestare’ alla vittima del reato, rendendo lecito il dubbio che in concreto le indagini” puntino al premier. Per il momento, però, gli ispettori rimarranno a via Arenula. Il ministro Palma prenderà una decisione solo dopo aver ricevuto risposte scritte dalla procura generale di Napoli, anche se i tempi non si prefigurano brevi. Solo oggi (ieri, ndr) infatti sarebbe partita la prima lettera di richiesta di chiarimento sulla scorta dell’interpellanza urgente presentata nei giorni scorsi dagli stessi due parlamentari del Pdl per la fuga di notizie sull’inchiesta. E nei prossimi giorni partirà la seconda sollecitazione che, dovrebbe incentrarsi più che altro proprio sulle modalità con cui i legali di Tarantini sono stati sentiti dai pm come persone informate dei fatti. Stessa veste in cui è stato sentito in serata a Roma l’avvocato del premier e parlamentare Niccolò Ghedini, con l’obiettivo di approfondire la circostanza – riferita anche da Tarantini nell’interrogatorio di garanzia – secondo cui Ghedini sarebbe stato a conoscenza dei soldi che Berlusconi elargiva a Gianpi tramite Lavitola. “La persona in assoluto più vicina al presidente del Consiglio – ha messo a verbale Tarantini – è l’onorevole Ghedini. Quindi credo che quando Berlusconi faccia determinati conti o cose, Ghedini sappia”. “Supposizioni” le ha definite Ghedini nei giorni scorsi, ribadendolo anche ai magistrati. “Non mi sono mai occupato della contabilità personale del presidente Berlusconi” ha detto ancora il legale sottolineando che, in ogni caso “é fisiologico che un avvocato penalista possa essere avvisato dal proprio cliente di una richiesta estorsiva. Così non è stato. Ma anche se tale notizia mi fosse stata comunicata, nulla di illecito o di deontologicamente scorretto potrebbe prospettarsi”.