India, rapiti due italiani. La Farnesina conferma

ROMA – La Farnesina conferma il rapimento di due italiani in India. Fin da ieri sera l’unità di crisi è stata in contatto con il console generale a Calcutta Joel Melchiori che ha operato in collaborazione con la polizia locale per aver conferma del rapimento. Il console si sta recando sul posto. Non c’é invece conferma sull’identità dei rapiti.

In precedenza, la polizia del distretto di Kandahamal, in Orissa, aveva già confermato il sequestro dei due italiani avvenuto il 14 marzo nell’area di Surada. Lo riferisce la tv all news Ibn-Cnn. L’annuncio era stato dato dalla tv indiana ‘Ndtv’, secondo cui al momento del rapimento i due turisti stavano scattando delle foto ad alcune donne sulla riva di un fiume. La Farnesina non ha confermato il rapimento e sta verificando la notizia attraverso l’unità di crisi che opera in stretto contatto con l’ambasciata italiana a New Delhi e le autorità consolari in India.

La conferma e’ stata data dal sovrintendente della polizia Jaynarayan Pankaj, il quale ha precisato che Surada si trova nel distretto di Ganjam, proprio al confine con quello di Kandhamal. L’ufficiale ha detto che sono state sequestrate quattro persone, due di esse indiani residenti a Puri che sono stati rilasciati. L’identita’ dei rapiti, Paolo Bosusco e Claudio Colangelo, coincide con quella fornita in un primo momento dai media indiani e ricavata da un audio-messaggio dei maoisti.

Secondo il sito di Ndtv, i guerriglieri maoisti avrebbero già chiesto un riscatto e avanzato altre richieste al governo per il rilascio dei due italiani. Tra le 13 richieste avanzate figurerebbero anche il rilascio di tutti i ‘prigionieri politici’ e la fine dell’operazione ‘Green Hunt’, l’offensiva lanciata alla fine del 2009 dalle truppe governative contro le postazioni dei maoisti in cinque stati, tra cui l’Orissa. E’ la prima volta che i maoisti sequestrano turisti stranieri. Il rapimento dei due italiani non appare in alcun modo legato alla vicenda dei due marò italiani arrestati nello stato indiano del Kerala.

L’Orissa è uno stato federato dell’India orientale, con una popolazione di circa 37 milioni di abitanti. E’ uno degli Stati più poveri dell’India, nonostante ingenti ricchezze minerarie. Nell’Orissa sono attivi circa 20.000 guerriglieri maoisti, che rappresentano oggi una delle principali sfide per la sicurezza interna dell’India. Occupano un ‘corridoio rosso’ che s’estende dallo Stato meridionale dell’Andhra Pradesh, attraversa il Chattisgarh, fino al Bengala Occidentale e al Nepal. Secondo stime del governo, i ribelli comunisti sono presenti in un terzo dei 600 distretti indiani, in prevalenza campagne e foreste popolate da comunità tribali.

Nel 2009, l’anno più sanguinoso, hanno lanciato oltre mille attacchi contro obiettivi governativi, uccidendo almeno 600 persone. Noti come Naxaliti dall’insurrezione del 1967 a Naxalbari, nel Bengala Occidentale, rappresentano un movimento con diverse sfaccettature. Secondo alcuni analisti, i maoisti sarebbero finanziati e armati dalla Cina. L’ideologia marxista comunista a cui si ispirano i Naxaliti continua a sedurre le masse agricole e le comunità tribali rimaste escluse dal boom economico. Ma i sanguinosi attentati, le estorsioni e i rapimenti per finanziarsi li hanno confinati dietro un muro di ostilità dell’opinione pubblica. In loro favore si sono tuttavia levate voci di intellettuali di sinistra come la scrittrice pacifista Arundhati Roy, che si è detta pronta a mediare in un eventuale negoziato di pace coi ribelli. In attesa della conferma del rapimento, restano nove gli italiani nelle mani di rapitori in tutto il mondo.