Ipotesi di intercettazioni stop del Colle

ROMA – Il via libera definitivo alla manovra economica passa quasi in sordina. Il primo ad avere la mente occupata da altri pensieri è Silvio Berlusconi che passa la giornata tra Montecitorio e palazzo Grazioli (dopo un incontro in tarda mattinata con il capo dello Stato Giorgio Napolitano) perennemente al telefono con i suoi consiglieri. Unico argomento di conversazione, o quasi, sarebbe la decisione o meno di incontrare i Pm napoletani che indagano sul ‘caso’ Tarantini-Lavitola. Mentre continua ad essere tentato dal rimettere in pista, anche oggi stesso, un decreto legge sulle intercettazioni.

Tema che sarebbe stato affrontato stamane anche con il presidente della Repubblica, che comunque avrebbe ribadito il suo netto no a questa ipotesi bloccando qualsiasi iniziativa del governo in tal senso.

Di fronte allo stop del Colle il premier, secondo quanto riferito in ambienti del centrodestra, avrebbe chiesto un intervento del Quirinale contro l’uso distorto di questo strumento. Intanto, sull’incontro con i giudici napoletani continua ad esprimere ancora molti, moltissimi dubbi nonostante il pressing, anche all’interno del Pdl, per trovare una intesa rapida con la procura e convincere il cavaliere a farsi ascoltare. E non è escluso che nei prossimi giorni questo pressing possa avere ragione anche sulle forti preoccupazioni del premier che per il resto ostenta con i suoi sicurezza sottolineando che dall’inchiesta napoletana non ci saranno problemi per il governo.

Resta il fatto che al momento il capo del governo non ha preso nessuna decisione, come conferma in serata l’avvocato Niccolò Ghedini, mettendo bene in chiaro come la scelta “sia correlata anche dagli atteggiamenti della procura stessa”. Fosse per Berlusconi non ci sarebbe nemmeno da intavolare una trattativa: Vogliono fregarmi, ha ripetuto ai suoi fedelissimi facendo riferimento – si racconta- alla possibilità di essere incastrato facendolo cadere in contraddizione per accusarlo immediatamente di falsa testimonianza. Già, perché la tesi sostenuta dai falchi che consigliano al premier di negarsi a qualsiasi ‘faccia a faccia’ con i magistrati partenopei ruota intorno alla falsa testimonianza. Un reato, hanno messo bene in chiaro al capo del governo, per cui c’é l’arresto in flagranza anche con l’immunità parlamentare. I canali con Napoli però non sono chiusi del tutto e i pontieri sono all’opera per trovare una soluzione tra cui la possibilità che il Cavaliere sia assistito nel corso dell’incontro dai suoi legali.

L’ultima parola spetta però al premier è dai toni usati con i parlamentari nel corso della giornata, le intenzioni sembrano andare in tutt’altra direzione rispetto alla ricerca di un intesa: Sono un perseguitato”, è stata la parola usata più frequentemente dal Cavaliere che ha puntato il dito contro quei Pm che pur di andare sotto le luci della ribalta usano in modo politicizzato la giustizia. Questo – è stato il ragionamento – é un problema a cui deve pensare anche l’opposizione perché, se oggi hanno colpito me, domani potrebbero colpire qualcuno di loro. La rabbia è tanta, così come la preoccupazione sempre maggiore nella maggioranza che entro pochi giorni possano uscire quegli stralci di intercettazioni, di cui si parla in ogni capannello a Montecitorio. Intercettazioni che potrebbero creare più di qualche imbarazzo oltre che avere ricadute a livello internazionale.