La Chiesa paghera’ l’Imu

“L’Imu ci obbliga alla chiusura”. “Già adesso stiamo vendendo le case di don Bosco per pagare la messa in sicurezza degli edifici, se il governo ci tartassa pure con questa imposta iniqua dovremo chiudere le nostre scuole, licenziare gli insegnanti”. E’ quanto afferma alla Stampa il segretario nazionale Salesiani scuola, don Alberto Zanini. “Le scuole cattoliche – spiega don Zanini – fanno risparmiare allo Stato 5 miliardi di euro all’anno. Se devono pagare l’Imu sarebbero in gran parte costrette a chiudere. Quindi per il governo non sarebbe un un nuovo provento ma la fine di un risparmio”. Il responsabile Scuola dei Salesiani lamenta poi che nei confronti delle scuole cattoliche vi è una “doppia discriminazione” in quanto “già vittime di una discriminazione: mentre l’Europa riconosce il servizio pubblico delle scuole cattoliche paritarie e paga docenti e strutture, anche negli ex Paesi comunisti, l’Italia discute se tassare preti e suore che tengono aperte le scuole. Così le famiglie sono costrette a pagare una retta per esercitare il diritto di scelta”. “Arriviamo al paradosso – aggiunge – che le scuole cattoliche non costano nulla allo Stato e devono pagare le strutture statali. Ma quale parità allora tra scuole statali e cattoliche paritarie? Qualcuno conosce il principio di sussidiarietà?”. Le strutture scolastiche cattoliche non godono quindi di privilegi con l’esenzione, sottolinea don Zanini. “Non confondiamo la Chiesa con le scuole cattoliche – afferma -, che sono in gran parte legate a congregazioni religiose” e non traggono “nessun beneficio dall’8 per mille che va ai vescovi”. “Noi – rivendica infine – lavoriamo nel sociale e raggiungiamo categorie disagiate gratuitamente”.

ARRIVA ICI SULLA CHIESA – Arriva l’Imu sui bar degli oratori e sui negozietti dei santuari, ma anche nei pensionati e sulle cliniche gestite da religiosi. Non basterà più infatti che l’attività non commerciale sia “prevalente” per non pagare la nuova imposta che ha sostituito l’Ici. L’esenzione varrà, a partire dal 2013, solo per i locali nei quali si svolge “in modo esclusivo” attività no-profit. Salvi dunque i luoghi di culto o i locali nei quali si fa solo opera di assistenza, per fare un paio di esempi. Per gli immobili con utilizzazione mista occorrerà distinguere i metri quadrati dove si fanno commercio e guadagni e dove no.

Le novità valgono per gli immobili della Chiesa ma non solo. Toccheranno, senza distinzioni, anche per quelli di onlus, partiti e sindacati, in pratica di tutti gli enti non commerciali, come si legge nell’emendamento del governo, firmato dal premier Mario Monti, nel quale infatti non si cita mai espressamente la Chiesa cattolica. Ma il nodo, sul quale sono puntati i fari di Bruxelles, è proprio sulla Chiesa. Dopo l’annuncio erano stati in molti a richiede attenzione per chi svolge attività non commerciali. Così il governo chiarisce che “vengono riconosciute e salvaguardate” perché sono “meritevoli di considerazione” soprattutto nell’attuale congiuntura economica. Il gettito che arriverà – si dice dai 100 milioni (stima tesoro) a 700 milioni (stima Comuni) fino a 2 miliardi di euro – andrà al futuro calo delle tasse: “le maggiori entrate” determinate dalla nuova norma sulle esenzioni dall’Imu “saranno accertate a consuntivo – spiega il governo – e potranno essere destinate, per la quota di spettanza statale, all’alleggerimento della pressione fiscale”. La novità è inserita nel decreto Liberalizzazioni, e non in quello sulle semplificazioni fiscali oggi all’attenzione del consiglio dei ministri, considerata “la stretta attinenza – fa notare Palazzo Chigi – ai temi della concorrenza, della competitività e della conformità al diritto comunitario”. Le nuove norme non pregiudicano gli accertamenti in corso. Per godere dell’esenzione ora bisognerà dunque individuare i locali dedicati “in modo esclusivo” all’attività non commerciale. Dividere il ‘territorio’ di parrocchie o centri sportivi, per distinguere i metri quadrati dedicati al profit e al no-profit sarà un’operazione dei prossimi mesi. Il governo si dà infatti due mesi di tempo, a partire dalla conversione del decreto legge sulle liberalizzazioni, per mettere a punto, con un decreto del ministro dell’Economia, le norme di dettaglio. Per pagare, dal 2013, servirà l’attivazione della rendita catastale sui locali che danno reddito e soprattutto occorreranno i criteri per la dichiarazione in cui si dovrà indicare su quali locali l’Imu/Ici deve essere pagata e quali no. Ora si attendono comunque dei chiarimenti. “Asili nido e scuole parificate devono pagare la nuova Imu o no?”, chiede per esempio Maurizo Lupi del Pdl. Anche l’ex ministro Mara Carfagna chiede di salvare gli asili, mentre Rocco Girlanda del Pdl è il primo ad annunciare il suo ‘no’ in Parlamento.