La Diana: il fiume fantasma

Una antica leggenda vuole che nel sottosuolo di Siena scorra un fiume: la Diana.

Fin dal Medioevo, Siena era alla continua ricerca di nuove fonti d’acqua per permettere di incrementare lo sviluppo cittadino, tale spasmodica esigenza alimentò sicuramente la leggenda. Il fiume sotterraneo, che i Senesi affermavano sentirne lo scorrere, sarebbe andato da Porta Ovile a Porta San Marco.

Fu così che nel 1176 i frati del convento di San Niccolò del Carmine trovarono nella zona di Castelvecchio una vena d’acqua promettente che alimentò le speranze dei cittadini, scavarono un pozzo fino alla profondità di 60 braccia, pozzo che è ancora oggi esistente e ben tenuto, ma del fiume nessuna traccia.

Si tentò di tutto arrivando perfino a consultare indovini ed astrologi e la ricerca del fiume fantasma varcò i confini senesi se è vero che anche Dante la cita, per bocca della nobildonna Sapìa, nella sua Divina Commedia.

La Diana continuava ad essere un fiume fantasma ma il Comune non si arrese e nel tempo furono commissionati molti lavori per intercettarne il percorso. Così si iniziarono a costruire numerosi pozzi, i cd. bottini; i lavori erano svolti in condizioni disagiate e gli operai erano convinti che nel sottosuolo abitassero esseri sovrannaturali, comunque alla fine venne alla luce una rete idrica di gallerie lunga 25 chilometri. Ancora una volta le speranze dei Senesi andarono deluse ma certamente queste opere rivestirono la loro importanza, tanto che costituirono fino ai primi anni del ‘900 la principale fonte di approvvigionamento idrico della città.

Con il passare degli anni le ricerche ufficiali del fiume furono abbandonate ma non il suo ricordo infatti ancora oggi, nei giorni del Palio, il rullo dei tamburi durante la Passeggiata storica si chiama “passo della Diana” in onore del leggendario corso d’acqua.