La morte di Gheddafi, ‘Conclusa missione Nato’

La Francia ritiene che dopo la morte di Muammar Gheddafi l’operazione militare della Nato in Libia può dirsi “finita”.”Penso che possiamo dire che l’operazione militare della Nato è conclusa e che l’insieme del territorio libico è sotto il controllo del Cnt”, ha detto il ministro degli Esteri francese Alain Juppe.
LA FINE DI GHEDDAFI, IL RAIS UCCISO A SIRTE

di Paola Tamborlini
E’ finita. La corsa contro la storia di Muammar Gheddafi si è fermata in un tunnel di cemento a Sirte. Dove tutto era cominciato. Le ultime parole del combattente e indomito rais sono state le più scontate, e umane: “Non sparate”. Dopo due mesi da primula rossa e 42 anni di regime, a fermare la sua corsa è stato simbolicamente un ragazzino di 20 anni, diventato subito eroe, che ha portato con sé come trofeo l’ultimo orpello del rais: una pistola d’oro.E le immagini del rais ferito, debole, ormai vinto, hanno fatto immediatamente il giro del mondo. Rievocando la fine di altri dittatori, da Mussolini a Saddam. Sì perché il rais sarebbe stato preso vivo, come mostra un video diffuso da Al Jazira, e confermato stasera dal Cnt, ma le foto del suo cadavere con un foro di pallottola sulla tempia hanno immediatamente fatto pensare ad una esecuzione. Ipotesi, quest’ultima, smentita dal Cnt: non è stato dato nessun ordine di ucciderlo. Il rais è morto – ha fatto sapere lo stesso primo ministro del Cnt in serata – per un colpo alla testa durante una sparatoria tra i suoi sostenitori e le forze degli insorti.Con lui, dopo di lui, sono caduti anche i suoi fedelissimi: i due figli-guerriglieri Mutassim (il cui corpo è stato trasferito ed esposto a Misurata) e Saif. Su quest’ultimo le notizie sono invece incerte e lo stesso Cnt in serata ha precisato di non avere notizie in merito alla sua sorte, se sia stato cioé ucciso o catturato. E, ancora, il ministro della Difesa del regime Gheddafi, Abubakr Yunes Jaber, il potente capo dei servizi segreti Abdallah Senoussi, arrestato insieme al portavoce del rais Moussa Ibraim.

La testa del regime capitolata in pochi istanti. Sancendo, probabilmente, la fine della guerra, tanto che la Nato sta considerando se decretare il termine della missione. Quel che è indubbio è che la primavera araba dei libici è compiuta.Alla notizia della cattura del rais, ribelli e semplici cittadini si sono riversati sulle strade per festeggiare, urlando “Allah è grande”, hanno portato in trionfo il ragazzino ventenne che lo ha scovato e che forse riuscirà ad intascare anche la taglia da 20 milioni di dollari. Avvolto nel mistero in vita, Gheddafi ha lasciato un giallo anche nella morte. Non è affatto chiara la dinamica della sua cattura. Il rais stava fuggendo dalla Sirte appena espugnata dai ribelli, diretto a Sud, su un convoglio di sette macchine formato da familiari e fedelissimi, quando è stato intercettato dagli aerei della Nato e, via terra, dai ribelli.L’alleanza – aerei francesi, ha rivendicato Parigi, anche americani, ha precisato Washington – ha colpito alcune macchine, uccidendo il capo delle forze armate. Per evitare i colpi dei caccia, una Toyota si è improvvisamente staccata dal convoglio, seguita da un’altra macchina. A questo punto, secondo la ricostruzione dell’ambasciatore libico a Roma Abdel Hafed Gaddur, sono entrati in azione i rivoltosi, che hanno bloccato le macchine. Qui tutto diventa più fumoso: forse Gheddafi, che si trovava nella Toyota, è riuscito a fuggire e nascondersi in alcuni tubi di cemento. Di certo quei tubi sono già diventati il simbolo della fine del rais.Dal lussuoso bunker alla buca. I ribelli si sono fatti riprendere accanto ai tunnel, dove hanno scritto con lo spray “Qui stava Gheddafi. Allah è più grande”. Il corpo del rais è stato poi portato a Misurata e mostrato alle tv, prima di essere rinchiuso in una moschea. Sarà sepolto in una località segreta, ha annunciato in serata il governo transitorio. A sette mesi dall’inizio della guerra e due dalla liberazione di Tripoli, il Cnt si appresta dunque ad annunciare, tra domani e dopodomani, “la liberazione della Libia”.La Nato ha fissato per domani il consiglio Atlantico per valutare se decretare la fine della missione. “La missione della Nato in Libia finirà d’accordo con l’Onu ed il Cnt”, ha detto il segretario generale dell’Alleanza Atlantica, Anders Fogh Rasmussen. Anche Ban ki-Moon ha chiesto di “fermare i combattimenti”. La morte di Gheddafi, per il presidente Usa Barack Obama, “chiude un doloroso capitolo” perché i libici “hanno vinto la loro rivoluzione”. D’accordo il capo dello stato Giorgio Napolitano, convinto che la fine del rais chiuda “una pagina drammatica”, mentre il premier Berlusconi si è limitato a commentare: “Sic transit gloria mundi”. Ma perché sia compiuto il passaggio dal regime alla nuova Libia, il Cnt vuole che l’Algeria consegni quel che resta del clan Gheddafi: la moglie, la figlia Aisha con la bimba nata proprio poche ore dopo aver attraversato il confine, quest’estate, e poi ancora i figli Hannibal e Mohammed, con le mogli ed alcuni nipoti. Ultimi esponenti di un clan considerato un tempo invincibile e finito ormai nella polvere.

Sirte, l’ultima roccaforte lealista, é la città libica nella quale il destino di Muammar Gheddafi é cominciato e dove oggi si è compiuto. E’ a Sirte che il rais trascorse i primi anni della sua giovinezza. Ed è qui, alle porte del Sahara, che Gheddafi aveva evidentemente deciso di nascondersi, per trascorrere le ultime ore da leader della Grande Jamahiriya nella culla della sua tribù, la Qaddafia, e da dove organizzare l’ultima resistenza. Tradizionale luogo di transito dei beduini, situato a 450 chilometri da Tripoli sulle sponde dell’omonimo golfo, a metà tra mare e deserto, Sirte è uno dei luoghi simbolo della Libia di Gheddafi. Che, nel 1942, nacque proprio nei dintorni della città, in una tenda di pelli di capra, figlio di nomadi analfabeti, membri della tribù dei Qaddafia.

A Sirte il futuro Rais frequentò le scuole elementari mentre si divise tra la città costiera e Sebha, nel Fezzan, durante il periodo delle scuole coraniche. Poi, sopraggiunsero gli anni della rivoluzione, dell’accademia militare di Bengasi fino al colpo di Stato del 1969. Il Colonnello non ha mai dimenticato il suo luogo natio.

Lo ha trasformato in una vetrina della sua Rivoluzione, lo ha dotato di infrastrutture nuove di zecca, di un’università, di un centro militare tra i maggiori del Paese e qui ha trasferito diversi ministeri. A Sirte Gheddafi ha spesso ricevuto i leader stranieri – tra i quali anche Silvio Berlusconi, nel marzo 2009 – incontrandoli nella grande tenda beduina fatta innalzare a ridosso della spiaggia. E nel palazzo dei congressi che giganteggia sulla città, il Rais ha ospitato diverse conferenze internazionali: qui, nel 1999, i leader africani decisero di trasformare l’ Organizzazione dell’Unità Africana nella più solida Unione Africana. La città è la culla di due tribù, la Qaddafia e la Magariha, da cui discende Abdel Salam Jalloud, ex braccio destro del Rais fuggito nei giorni scorsi dalla Libia. Contesa sin dalle prime battute della guerra tra lealisti e insorti, Sirte a lungo rimasta un tabù per l’opposizione di Bengasi. Oggi é stata ‘liberata’ e ha assIstito alla morte del suo Rais.