Lampedusa, 4 fermi per incendio a Cpt

LAMPEDUSA (AGRIGENTO) – Quattro migranti ritenuti gli autori dell’incendio che due giorni fa ha danneggiato il centro di accoglienza di Lampedusa, azione che è stata alla base degli scontri che sono seguiti sull’isola, sono stati fermati dalla polizia di Stato. Durante l’operazione agenti della Questura hanno eseguito anche altri sette fermi: 4 presunti scafisti di uno degli sbarchi avvenuto nei giorni scorsi a Lampedusa e tre migranti che sono rientrati in Italia dopo essere stati già espulsi.

I provvedimenti sono stati eseguiti su disposizione del procuratore aggiunto di Agrigento, Ignazio Fonzo che ha sottolineato “la particolare attenzione rivolta, con la efficace cooperazione delle Forze di polizia, al contrasto dello sfruttamento dell’immigrazione clandestina e ai gravi reati a esso collegati”. Particolari sull’operazioni saranno resi noti in un incontro con la stampa che si terrà alle 11 nella sala riunioni della Procura di Agrigento.

500 TUNISINI A LAMPEDUSA, 300 TRASFERITI – Notte tranquilla a Lampedusa dove sono rimasti circa 500 i tunisini: nella notte, infatti, circa 300 migranti sono stati trasferiti dall’isola con voli militari. Gli extracomunitari sono rimasti nei capannoni del centro di accoglienza non danneggiati dall’incendio di due giorni fa. Nello stesso centro proseguono i lavori di rimozione delle macerie delle strutture distrutte. Oggi a Lampedusa sarà giorno di festa con la processione della Santa Patrona dell’isola, la Madonna di Porto Salvo, alla quale parteciperà il vescovo di Tunisi, monsignor Maroun Elias Lahham, arrivato nella tarda serata di ieri nell’isola. Il sindaco Bernardino De Rubeis ha infatti confermato che i festeggiamenti, che hanno rischiato di saltare per gli scontri di ieri, si terranno regolarmente.

dell’inviato Alfredo Pecoraro

Dopo il rogo al centro di accoglienza, la paura per una giornata di ordinaria follia. Lampedusa ha rischiato di trasformarsi in un inferno. A scatenare il putiferio e’ stato un gruppo di tunisini che, dopo avere trascorso la notte nell’area del distributore di benzina nel porto vecchio, ha minacciato di fare esplodere tre bombole del gas, prelevate da un ristorante vicino, sotto lo sguardo atterrito della gente che assisteva affacciata ai balconi delle case.

Per impedirglielo una quarantina di lampedusani e’ scesa in strada: ne e’ nata una sassaiola. Per una decina di minuti s’e’ temuto il peggio. Le forze dell’ordine in tenuta antisommossa si sono posizionate in mezzo alle due fazioni per evitare il contatto fisico, ma quando un tunisino ha aperto la valvola di una bombola facendo uscire il gas la polizia ha subito caricato gli immigrati. Gli agenti hanno formato un cerchio attorno agli extracomunitari, un centinaio di uomini che sono stati costretti a indietreggiare e ad ammassarsi proprio all’interno dell’area del distributore. Sono partite manganellate, con i tunisini che si scagliavano contro gli agenti. E’ stato un attimo. Pressati dalla polizia, i nordafricani si sono lanciati giu’ da un muretto, altro circa due metri Alcuni lampedusani a bordo di motorini e altri mezzi hanno cominciato la caccia all’immigrato. Un fuggi fuggi generale. Due operatori, uno di Sky e l’altro della Rai, sono stati aggrediti dalla gente, mentre i cronisti presenti venivano minacciati: ”Andate via, non vi vogliamo. Siete complici di questo disastro”.

La tensione e’ salita alle stelle. Sei tunisini sono rimasti intrappolati nell’area del distributore, rischiando il linciaggio da parte della gente inferocita, anche contro le forze dell’ordine accusate di non essere intervenute prima. Solo dopo alcune ore, i sei tunisini, con evidenti escoriazioni al volto, sono riusciti a salire sul furgone degli operatori del Cpa. In almeno due casi, la polizia ha letteralmente strappato tre maghrebini dalle mani della gente, trasformati in ronde nelle strade adiacenti al distributore, alla ricerca dei fuggiaschi. Il timore di essere presi, ha poi convinto gli immigrati a fare rientro nel Cpa, dove intanto gli operai hanno cominciato la rimozione del capannone incendiato ieri pomeriggio durante la rivolta dei tunisini contro i rimpatri.

Il bilancio alla fine e’ stato di 11 feriti: tre carabinieri, un poliziotto e sette tunisini, uno dei quali e’ stato trasferito in eliambulanza a Palermo. Appena si e’ sparsa la voce degli scontri nel porto vecchio, decine di lampedusani si sono recati davanti il municipio, proprio di fronte al campo sportivo dove circa mille immigrati avevano trascorso la notte dopo il rogo nel Cpa. Tre isolani hanno tentato di aggredire il sindaco Dino de Rubeis, che si e’ barricato nel suo ufficio, scortato da tre agenti di polizia. Per difendersi l’amministratore ha recuperato una mazza da baseball, pronto a usarla in caso di necessita’. Al sindaco e’ stato contestato di avere tenuto, durante questi mesi, ”un atteggiamento troppo morbido” nei confronti dei migranti.

A quel punto sono cominciati fitti contatti tra De Rubeis, la Prefettura di Agrigento e il Viminale che ha garantito lo svuotamento dell’isola nell’arco di 48 ore. ”Sono stati – dice l’amministratore – predisposti 11 voli per trasferire nelle prossime ore tutti i tunisini”. Non solo. ”Maroni mi ha detto – assicura il sindaco – che Lampedusa non sara’ piu’ considerata ‘porto sicuro’, in quanto priva di un centro di prima accoglienza, e dunque gli immigrati soccorsi in mare nel corso di operazioni Sar saranno trasferiti con le motovedette direttamente a Porto Empedocle o in altri scali siciliani”. Intanto Lampedusa appare sempre di piu’ un’isola militarizzata, con gli insegnanti che hanno chiuso la scuola per paura di aggressioni.