Lampedusa, arrivata nave San Marco

LAMPEDUSA – E’ arrivata al largo di Lampedusa la San Marco, la nave della Marina militare che sarà utilizzata per trasferire gli immigrati sbarcati sull’isola. La nave non entrerà in porto ed il trasbordo dei migranti dalla banchina sarà effettuato con i mezzi da sbarco a bordo della nave. Sulla San Marco dovrebbero salire circa 700 migranti.

MIGRANTI A BORDO SAN MARCO,VERRANO PORTATI IN SICILIA – Verranno trasferiti in Sicilia, in un sito messo a disposizione del ministero della Difesa, i migranti che si stanno imbarcando sulla nave della Marina San Marco, a Lampedusa. Lo ha detto il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, parlando con i giornalisti al termine del Consiglio dei Ministri. Il ministro ha detto che il trasferimento avverrà oggi stesso. “Questa mattina è arrivata a Lampedusa la nave San Marco, che era partita ieri notte”, ha detto il ministro. “L’unità della Marina ha una possibilità di trasportare in condizioni di assoluta sicurezza fino a 600 persone e questo trasferimento dei tunisini presenti a Lampedusa avverrà oggi stesso. La prima destinazione – ha aggiunto – è la Sicilia, andranno in un sito messo a disposizione dello stesso ministero della Difesa su richiesta del ministro Maroni col quale collaboro in forma continuativa e in assoluta sintonia”.

UN’OTTANTINA DI MIGRANTI IN ARRIVO A LAMPEDUSA – Un barcone con un’ottantina di immigrati è in arrivo al porto di Lampedusa dove è ferma da questa mattina la nave San Marco della Marina militare. Il barcone, il primo della giornata, è stato agganciato da una motovedetta della Guardia costiera all’altezza dell’isola dei Conigli.

NOTTE SENZA SBARCHI A LAMPEDUSA – Dopo quattro giorni di arrivi continui a Lampedusa, quella appena trascorsa, è stata la prima notte senza sbarchi. Dopo i 700 arrivati ieri sull’isola, continuano comunque ad esserci oltre 5 mila migranti che si sono accampati in ogni parte dell’isola, alcuni anche sulle piccole spiaggette davanti al porto ricavando alloggi di fortuna con teloni e barche abbandonate sul bagnoasciuga.

DA REGIONI SI’A PIANO MARONI PER 50MILA PROFUGHI – Patto “nel nome della solidarieta” tra il ministro dell’Interno Roberto Maroni e Regioni, Province e Comuni. Se dalla Libia dovessero arrivare flussi massicci di profughi, i governatori si impegnano ad accoglierne fino a 50mila. Le regioni più popolose avranno un ruolo maggiore: il principio è quello di assegnare 1.000 profughi ogni milione di abitanti. Quanto all’emergenza immediata di Lampedusa, è saltato il viaggio di Maroni domani a Tunisi per negoziare un accordo anti-sbarchi.

PIANO MARONI PER PROFUGHI – Il ministro ha convocato oggi al Viminale – insieme al capo della polizia, Antonio Manganelli ed al commissario straordinario per l’emergenza, Giuseppe Caruso – i presidenti di Regioni, Upi ed Anci per chiedere l’adesione ad un piano di emergenza che prevede la distribuzione in tutto il paese di 50mila profughi, “una previsione che purtroppo temiamo essere molto realistica”. Il piano sarà messo a punto e consegnato nei prossimi giorni a governatori e sindaci. “Tutti i territori – ha sottolineato – devono sentirsi coinvolti”. Lo smistamento degli eventuali migranti, ha informato, “avverrà in base al numero di abitanti per regione, ma ci saranno dei correttivi: le regioni che hanno già una forte pressione migratoria (Sicilia, Calabria e Puglia), l’Abruzzo, che ha avuto il terremoto e altre che ospitano già un numero elevato di centri per migranti, saranno salvaguardate”. Le risorse finanziarie arriveranno dal fondo della Protezione civile rifinanziato ieri dal Consiglio dei ministri.

OK DA REGIONI, MA NO A CLANDESTINI – Dalle Regioni è arrivato l’ok al piano, con alcune sottolineature da parte dei Governatori leghisti Luca Zaia (Veneto) e Roberto Cota (Piemonte). Si parla, ha ricordato Cota, “soltanto di profughi libici, che al momento sono zero”, mentre per l’accoglienza dei tunisini “sono già in funzione i Cie che hanno una loro capacità ricettiva”. Sulla stessa linea Zaia, che ha sostenuto la “assoluta indisponibilità del Veneto ad accogliere i clandestini che stiamo vedendo in queste ore a Lampedusa”. Da parte sua, Roberto Formigoni, ha assicurato che “la Lombardia é pronta a fare la sua parte, come ha sempre fatto: valuteremo nei prossimi giorni la disponibilità che possiamo avere, facendo tesoro del lavoro già fatto dai prefetti, ma anche gli altri Paesi europei, a partire dai più zelanti nel condurre le operazioni militari in Libia, si facciano carico prontamente di questa accoglienza umanitaria”. Renata Polverini ha detto che il Lazio potrebbe mettere a disposizione anche strutture religiose, mentre Enrico Rossi ha indicato in 3.500-4.000 i profughi destinati alla Toscana per un periodo massimo di sei mesi”. Raffaele Lombardo ha parlato di 5.000 profughi per la Sicilia. Un ruolo importante potrà averlo la rete Sprar (Sistema di protezione dei richiedenti asilo e rifugiati, che, ha osservato Maroni, “potrà accogliere fino ad un decimo” dei 50mila paventati e che costituisce “un’eccellenza italiana”.

SALTA VIAGGIO MINISTRO IN TUNISIA – Quanto a Lampedusa, il ministro ha ricordato che quasi tutti i 15mila migranti sbarcati “sono clandestini, ma nei centri sparsi sul territorio, tutti sovraoccupati, sono già stati spostati 10mila tunisini. Stiamo cercando altre strutture, ma è un’operazione che richiede un po’ di tempo anche perché la concentrazione di sbarchi, in così poche settimane, non ha precedenti”. Maroni era atteso domani a Tunisi per cercare con le autorità del Paese nordafricano un’intesa allo scopo di rafforzare i controlli ed evitare le continue partenze di questi giorni. Ma il viaggio è stato rimandato a giovedì-venerdì.

LAMPEDUSA COME NORDAFRICA, SBARCHI CONTINUI
Al bar Mediterraneo le note della musica Sufi di Dhafer Youssef riempiono la piazza del municipio, dove l’arabo e il francese sono le lingue ormai ufficiali. E il caffé dell’Amicizia, luogo storico di Lampedusa, sembra un locale sull’Avenida Bourguiba di Tunisi: dopo giorni di sbarchi senza sosta, l’ultimo lembo d’Italia è diventato il primo avamposto del nord Africa. Ed anche e purtroppo, la prova di cosa non è l’accoglienza: centinaia di persone abbandonate in terra perché non si sa dove portarle, decine di uomini che camminano scalzi per le strade dopo aver perso le scarpe nella traversata, 230 minori che non si lavano da giorni, condividono un solo bagno e nessun letto. L’emergenza a Lampedusa si fa sempre più seria e il numero dei migranti ormai da due giorni non diminuisce più: cinquemila erano ieri e cinquemila sono oggi, come la popolazione locale. Perché il ponte aereo è ampiamente reso inutile dagli sbarchi quotidiani: oggi sono partiti in meno di 300 e ne sono arrivati 650. “E’ una situazione spaventosa, bisogna accelerare l’evacuazione di Lampedusa” ammette la senatrice Margherita Boniver, che con il comitato Shengen ha fatto un sopralluogo sull’isola e che appena rientrata a Roma ha visto il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta per chiedere che ci si muova velocemente. Trasferimenti “urgenti e rapidi” chiede anche l’Alto commissariato per i rifugiati dell’Onu. “Una situazione così – sottolinea la portavoce italiana Laura Boldrini – non si era mai vista”. L’annuncio di Maroni che il piano per l’accoglienza concordato con le regioni avrebbe riguardato soltanto i profughi e, dunque, non le migliaia di tunisini arrivati a Lampedusa, sembrava aver però stoppato ogni possibile soluzione. Che, invece, è stata finalmente trovata, ha raccontato il sindaco Dino De Rubeis, anche grazie all’interessamento diretto del Quirinale.

Con il capo dello Stato Giorgio Napolitano impegnato in prima persona ad informarsi sul perché ci sia stata la “paralisi dei trasferimenti”. E dunque, ha spiegato al primo cittadino il segretario generale Donato Marra, per svuotare Lampedusa si utilizzerà nave San Marco, che è salpata nel tardo pomeriggio dal porto di Augusta. La nave della Marina verrà utilizzata per fare la spola tra l’isola e la terraferma e trasportare un migliaio di migranti a viaggio. Ma dove? In due siti militari in Sicilia e Puglia che sono stati messi a disposizione dal ministro della Difesa Ignazio La Russa e dove, ha aggiunto il sindaco, verranno allestite delle tendopoli. Una soluzione che, se attuata, dovrebbe consentire di svuotare l’isola in una settimana, sperando che il ritmo degli arrivi cali. Di tempo lo Stato non ne ha di più: i migranti, soprattutto quelli arrivati qui già da una settimana, cominciano a mostrare segni di insofferenza non solo per le condizioni inumane in cui sono costretti a vivere. Piano piano si stanno organizzando in gruppetti per fare scioperi della fame e proteste sempre più visibili, come quella messa in atto da una cinquantina di loro, che si sono chiusi la bocca con un cerotto.

Altri hanno cercato di salire sul traghetto per Porto Empedocle nascosti nei camion; e se poi dovessero finire i soldi, che in molti hanno, allora la situazione potrebbe davvero precipitare. “Lampedusa è lo stesso della Tunisia – ha urlato un ragazzo alla delegazione di parlamentari arrivati con la Boniver – non abbiamo fatto niente e siamo in carcere. Vogliamo andare via, dovete portarci via di qui”. Anche i residenti non ne possono più. “Ci sono a questo punto seri problemi di ordine pubblico e di sicurezza, – dice De Rubeis – E quel che è certo è che non sono garantiti i diritti umani alla popolazione migrante”. Non ci sono invece rischi per la salute né epidemie, ha assicurato il ministro della Salute Ferruccio Fazio, secondo il quale “la situazione è sotto controllo”. Se lo è, il merito è anche dei migranti e dei lampedusani che pur tra mille difficoltà cercano di aiutarsi gli uni con gli altri. Così decine di tunisini, stamattina, hanno pulito la banchina dove in centinaia hanno trascorso la notte e decine di lampedusani hanno fatto la fila per consegnare vestiti da dare a chi arriva via mare. “Diamo tutti una mano – dice uno di quelli che ha organizzato la raccolta – la maggior parte dei lampedusani sta facendo quello che fino ad oggi non ha fatto il governo”.