Lampedusa: naufraga barcone, 80 i dispersi

Un cadavere recuperato e 56, finora, i sopravvissuti, tra i quali una donna incinta; ma non si conosce ancora il numero dei dispersi che potrebbero essere una quarantina, forse anche di più. E’ questo il bilancio provvisorio dell’ultima tragedia del mare nel Canale di Sicilia. Il naufragio di un barcone carico di migranti è avvenuto tra ieri sera e la scorsa notte a circa 10 miglia al largo di Lampedusa, nei pressi dell’isolotto di Lampione. Secondo i superstiti sull’imbarcazione vi erano oltre un centinaio di persone, qualcuno parla addirittura di 150. Nell’area stanno operando unità della Guardia costiera e della Guardia di finanza, tre navi militari della Nato – una italiana, una turca e una tedesca – e mezzi aerei.

Chiesto anche l’intervento di alcune imbarcazioni da diporto private e di sommozzatori. Nessuna traccia è stata trovata finora del barcone, che potrebbe essere affondato rapidamente. L’allarme è stato lanciato intorno alle 18 di ieri pomeriggio con una telefonata alla Capitaneria di porto di Palermo partita da un apparecchio gsm: “Veniteci a prendere, siamo un centinaio su un barcone a poca distanza da Lampedusa, stiamo affondando…”. Immediatamente sono scattate le ricerche: intorno alle 2.30 le motovedette giunte sulla zona del disastro hanno cominciato a recuperare i primi superstiti. La maggior parte dei naufraghi era riuscita a raggiungere a nuoto l’isolotto di Lampione, dove i migranti sono stati recuperati dalle motovedette della Guardia Costiera e della Guardia di Finanza; due sono stati raccolti in mare dalla nave militare tedesca della Nato.

Per un naufrago, in precarie condizioni, si è reso necessario il trasferimento sulla terra ferma con un elicottero. Tutti i superstiti, che hanno detto di essere tunisini, hanno sostanzialmente confermato la stessa versione: il barcone è affondato in pochi minuti. Sul vecchio ‘legno’ lungo una decina di metri viaggiavano complessivamente oltre un centinaio di migranti. Molti di loro potrebbero essere rimasti intrappolati all’interno dello scafo. Sul posto stanno operano anche alcune squadre di sommozzatori alla ricerca del relitto. La Procura di Agrigento ha aperto un’inchiesta sul naufragio. “Stiamo cercando di capire – ha detto il procuratore Renato Di Natale – se ci siano scafisti tra i sopravvissuti. Al momento procediamo per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, ma, visto che una vittima è già stata ritrovata, aggiungeremo al fascicolo anche l’ipotesi di omicidio”.

MARAVENTANO, DOVE SONO NAVI DA PATTUGLIAMENTO? – “Noi avevamo perlomeno il quadro chiaro della situazione e si riusciva ad intercettare i barconi anche a 50 – 60 miglia. Con Maroni gli accordi con la Tunisia sono stati sempre rispettati ma ora mi viene un dubbio: dove sono le navi da pattugliamento?”. Angela Maraventano, senatrice della Lega Nord, già vicesindaco di Lampedusa commenta l’ultima vicenda riguardo al naufragio del barcone a largo delle Pelagie. “A Lampedusa – aggiunge – non ci sono mai stati dei veri e propri sbarchi ma solo recuperi in mare anche a 50 miglia.

TESTIMONIANZE MIGRANTI: SUL BARCONE IN 136 – Secondo le testimonianze raccolte dalla Guardia Costiera tra i 56 superstiti del naufragio avvenuto ieri sera davanti alle coste di Lampedusa, sul barcone viaggiavano complessivamente 136 migranti, tra i quali dieci donne e sei bambini. Lo riferisce il comando generale delle capitanerie di Porto. All’appello mancherebbero ancora 79 persone che risultano ufficialmente “disperse”, anche se con il passare delle ore si affievolisce sempre più la speranza di trovare sopravvissuti. Fino ad ora le unità impegnate nelle operazioni di ricerca hanno recuperato un solo cadavere.

ANCHE TRE NAVI NATO IMPEGNATE NELLA RICERCA DEI DISPERSI – Sono numerosi i mezzi navali ed aerei impegnati nella ricerca dei dispersi del naufragio avvenuto ieri sera al largo di Lampedusa. Secondo quanto comunicato dalla centrale operativa delle Capitanerie di Porto di Rona, che sta coordinando le operazioni, attualmente sono impiegati – oltre alle tre unita’ militari della Nato che battono rispettivamente bandiera italiana, tedesca e turca – due motovedette della guardia costiera, due della guardia di finanza, una dei carabinieri, un velivolo della guardia costiera, uno lussemburghese del Frontex (l’agenzia europea per la difesa delle frontiere), tre gruppi diving di sommozatori, ai quali si stanno per aggiungere gli operatori del III nucleo sub della guardia costiera provenienti da Messina, e numerose imbarcazioni da diporto private e di pescatori.

Il natante carico di clandestini tunisini affondato a largo di Lampedusa era partito da una spiaggia poco distante da Sfax, località del sud della Tunisia che, per la sua vicinanza alla Sicilia, è spesso utilizzata dai trafficanti di essere umani come base per le loro imbarcazioni. Secondo notizie fornite dal Ministero degli Esteri tunisino, che sta lavorando in queste ore d’intesa con le autorità italiane, il natante era partito due giorni fa.