Con la riapertura dei musei è visibile “in presenza” fino al 25 luglio, al Palazzo Reale di Milano la mostra “Le Signore dell’Arte” dedicata alle donne artiste vissute tra il ‘500 ed il ‘600.
La storia dell’arte ha visto protagonisti gli uomini per effetto di una grave, secolare e costante discriminazione. Alle donne non era permesso diventare artiste. Esse tendenzialmente non lavoravano fuori casa, perché dovevano occuparsi delle faccende domestiche e della famiglia, e quando lavoravano erano comunque in posizione subalterna all’uomo.
Poi, tra Rinascimento e Barocco, arrivarono le pioniere, figure femminili straordinarie tanto possedute dal sacro fuoco da non voler più rinunciare ai pennelli in nome del decoro e del buon nome.
I nomi più famosi sono quelli di Artemisia Gentileschi, Sofonisba Anguissola (citata anche nelle Vite del Vasari) e Marietta Robusti, detta la Tintoretta, ma la mostra è dedicata anche ad altre pittrici alcune del tutto sconosciute.
Non va infatti dimenticato che le pittrici, cui la mostra è dedicata, vivevano in un’epoca in cui le donne non erano ammesse alle Accademie né erano ben viste nelle botteghe. In pratica, senza un uomo alle spalle non avrebbero potuto dipingere, a meno di entrare in convento. Risultato? Le “signore dell’arte” in questione furono quasi tutte figlie, sorelle, mogli di pittori, di cui però non furono mai ancelle o imitatrici. Anzi, potendo studiare, spesso li superarono in bravura e fama, e si rivelarono anche imprenditrici di loro stesse.
Non poche di loro raggiunsero delle committenze elevatissime (Filippo II di Spagna, Carlo I d’Inghilterra, Papa Gregorio XIII, Rodolfo II d’Asburgo, Cosimo III de’ Medici, Anna d’Austria, il Cardinale Richelieu, i Savoia, I Gonzaga), e intrattennero scambi con “colleghi” del calibro di Michelangelo, Antoon van Dyck, i Carracci, Arcimboldo, Guido Reni, persino Galileo Galilei.