Letta: governo di servizio, non a tutti i costi

++ I WILL CHANGE POLITICS SAYS LETTA ++Cominciano le consultazioni di Enrico Letta per formare il nuovo governo. Domenica il premier incaricato dovrebbe tornare al Colle per sciogliere la riserva, lunedì la fiducia. L’obiettivo assegnato da Napolitano è formare un governo di larghe intese con il programma dei dieci saggi. I ministri dovrebbero essere 18. Priorità nuova legge elettorale, cambiare il bicameralismo, ridurre parlamentari. “Il governonon nascerà a tutti i costi”, dice Letta. Difficile la trattativa col Pdl, che vuole l’abrogazione dell’Imu e ministeri di peso. Grillo commenta “A Roma si stanno dividendo le ossa e le poltrone della Seconda Repubblica”.

Il presidente del Consiglio incaricato, Enrico Letta, ha iniziato le consultazioni per la formazione del governo. La prima delegazione a essere ricevuta, nella Sala del Cavaliere di Montecitorio, è stata quella di Sel, con i capigruppo del Senato, Loredana De Petris, e della Camera, Gennaro Migliore.

di Milena Di Mauro
Né di scopo, né del presidente, né delle larghe intese. Sarà “un governo di servizio al Paese” e “non nascerà a tutti i costi, ma solo se ce ne saranno le condizioni” quello che Enrico Letta, ricevuto l’incarico pieno da Giorgio Napolitano, vuole formare. E il giovane premier incaricato, che scioglierà la riserva dopo le consultazioni ufficiali di oggi, ha già chiaro quali massi rischino di bloccare l’ingranaggio di un esecutivo fatto insieme, loro malgrado, dalla destra e dalla sinistra. Perché, lo ha detto il Capo dello Stato, “la prospettiva di un governo condiviso è l’unica alternativa possibile”. Prima ancora che fosse ufficiale l’incarico a Letta, il Pdl ha piantato i suoi paletti: subito un governo vero, serio, politico, se no meglio il voto, ha esordito al mattino Angelino Alfano (vicepremier in pectore, insieme a Mario Mauro di Scelta Civica). E nelle prime trattative informali, Silvio Berlusconi ha calato sul tavolo i suoi assi: il ministero della Giustizia al Pdl, no alla conferma della Cancellieri al Viminale, nero su bianco la restituzione dell’Imu sulla prima casa, nessun veto sui nomi scelti dal Cavaliere (Schifani, Brunetta, Gelmini, Cicchitto, Romani). “Siamo in terra incognita, passo passo si capiscono modalità e obiettivi. Ma sono fiducioso. Il primo pomeriggio di lavoro mi conferma tutta la grande difficoltà, ma sono talmente tanti i messaggi e le spinte di incoraggiamento ricevute che ne traggo uno spirito molto rinfrancato”, si trincera a sera dietro un cauto ottimismo Letta che conta di salire al Quirinale entro domenica e di ottenere la fiducia delle Camere lunedì. Intanto il Pd deve intanto fare i conti con i suoi mal di pancia, sciogliere nodi che ancora ci sono, decidere sul grado di coinvolgimento nel governo con il “giaguaro”. Il rischio di una nuova frattura a sinistra per l’accordo con Berlusconi c’é. Per questo Letta riunisce senza ufficialità i big del partito, a partire dal segretario dimissionario Pier Luigi Bersani. “Non é uscita una maggioranza, sono passati sessanta giorni, il Paese ha bisogno di un governo”, ricorda a tutti Letta, che al Quirinale è arrivato nella massima sobrietà: giaccone marrone sportivo sopra il gessato grigio, monovolume di famiglia, con tanto di seggiolini per i bimbi. “Io ce la metterò tutta” assicura Letta, classe 1966, appoggiato con forza da Giorgio Napolitano che confida nel successo del suo pupillo. Se Letta fallisse ci sono non solo le elezioni, ma le possibili dimissioni del riconfermato Presidente della Repubblica. Il Pdl non darà infatti stavolta appoggio ad un esecutivo che non abbia “il sostegno reale, visibile” dei Democrats (“che non ci sia un nuovo caso Marini”, alza la voce Alfano) e vuole in pista nomi di peso, non seconde file. Se Quirinale e Palazzo Chigi sono del Pd, Berlusconi (che avrebbe preferito Amato) considera ora logico chiedere posti di peso al governo. E storce il naso sulla presenza di Mario Monti e sulle molte riconferme ipotizzate per i suoi ministri (Cancellieri, Riccardi, Moavero). La Lega riflette se accendere il semaforo verde. Scelta Civica è pronta già da tempo. E il Movimento 5 Stelle affonda, con Beppe Grillo: “A Roma si stanno dividendo le ossa e le poltrone della Seconda Repubblica. Nel frattempo l’economia non aspetta”. Ma ormai il giovane Enrico è partito. E avverte tutti: “se si rivotasse ora l’effetto blocco sarebbe uguale a quello attuale e non ce lo possiamo permettere”.