Mafia, Dell’Utri: ‘Ingroia è pazzo’ Convocati Silvio e Marina Berlusconi

(di Lara Sirignano) – Incassa il colpo mostrando un certo aplomb. Ma il distacco che, a suo dire, da anni lo preserva dallo stress da guai giudiziari dura poco. Marcello Dell’Utri alle provocazioni proprio non resiste, neppure se il suo legale gli sconsiglia di rilasciare dichiarazioni proprio il giorno in cui torna a vestire i panni dell’imputato di concorso in associazione mafiosa davanti alla corte d’appello di Palermo. Un’accusa che va avanti dal ’96 e a cui ormai ha fatto l’abitudine. Ma oggi c’é dell’altro. E il senatore del Pdl apprende le novità dai giornalisti. I pm l’hanno iscritto nel registro degli indagati per estorsione a Silvio Berlusconi. “Che devo commentare? – dice tentando di sorridere – Ogni giorno ce ne è una. Questi (il riferimento è ai magistrati di Palermo – ndr) sono malati, morbosi”.

Il dato da cui la Procura è partita è che dell’Utri, per circa dieci anni, ha ricevuto somme di denaro dall’ex premier. Perché? I magistrati stanno cercando di scoprirlo. Berlusconi avrebbe manifestato a colpi di milioni la sua riconoscenza all’uomo che, secondo i pm, ha sempre taciuto sui suoi legami con le cosche? O, come in passato, Dell’Utri è solo il tramite tra le pretese estorsive delle cosche e il fondatore di Forza Italia? Dubbi e interrogativi che i magistrati avrebbero voluto porre a Berlusconi e alla figlia Marina visto che alcune somme sarebbero state destinate a Dell’Utri dai conti correnti della figlia dell’ex premier.

Avrebbero, perché entrambi, convocati per lunedì scorso, hanno detto di non essere disponibili per impegni già presi a farsi sentire come persone informate sui fatti. La primogenita di Berlusconi è stata riconvocata per il 25 luglio. Per il padre non sarebbe stata ancora scelta un’altra data. Ma di fronte a eventuali altri no la Procura, che già nel 2002 si scontrò contro la decisione dell’ex presidente di non rispondere, non si arrenderà. Anche a costo di chiedere alla Camera l’autorizzazione a disporre l’accompagnamento coattivo.

A differenza della volta scorsa, quando doveva essere ascoltato nel processo a Dell’Utri come persona indagata di reato connesso e quindi poteva avvalersi della facoltà di restare in silenzio, Berlusconi, testimone e presunta persona offesa dell’estorsione dovrà rispondere alle domande della procura che gli chiederà conto dei “prestiti” frequenti e ingenti fatti all’amico di una vita: si va da centinaia di migliaia di euro ai 7 milioni dell’11 marzo 2011. Per finire al clamoroso acquisto da parte dell’ex premier della mega villa sul lago di Como del senatore stipulato alla vigilia della sentenza della Cassazione che avrebbe dovuto rendere definitiva la condanna di Dell’Utri a 7 anni e che invece portò al nuovo processo d’appello. Per i magistrati, che hanno ricevuto la notizia della vendita come quella degli altri esborsi di denaro, dai pm di Roma che indagano sulla P3, la casa varrebbe 9 milioni e mezzo, ma Berlusconi la pagò 20 milioni.

“Tutte balle – replica Dell’Utri – I 9 milioni sono quelli indicati nella perizia fatta per accedere al mutuo che precede la ristrutturazione. E’ una stima per difetto”. Secondo la difesa quelli ricevuti dal senatore sono prestiti fatti in nome dell’amicizia di una vita, rimasta salda nonostante i guai giudiziari dell’ex manager di Publitalia. Resta però la stravagante coincidenza dell’acquisto perfezionato la sera prima della sentenza della Cassazione che il senatore, secondo indiscrezioni, avrebbe atteso in un Paese sudamericano che non ha mai siglato accordi di estradizione con l’Italia. E se i 20 milioni avessero dovuto assicurare al vecchio amico una latitanza dorata?

Anche questo i pm chiederanno a Berlusconi, il quale potrebbe essere chiamato ad una seconda trasferta “giudiziaria” a Palermo: nel processo d’appello-bis al senatore Dell’Utri per concorso esterno in associazione mafiosa, infatti, il pg Luigi Patronaggio ha chiesto alla Corte la citazione dell’ex premier. “In questo processo – ha detto in aula il pg – non è mai stata sentita la persona offesa dal reato: Silvio Berlusconi, che nel 2002, essendo indagato di reato connesso, si è avvalso della facoltà di non rispondere”. La giurisprudenza è poi cambiata – ha detto Patronaggio – perché gli indagati di reato connesso la cui posizione è stata archiviata non possono più avvalersi della facoltà di non rispondere e tutt’al più possono essere sentiti nella forma del “testimone assistito”. I legali di Dell’Utri si sono opposti alla convocazione del Cavaliere. La questione sarà risolta dalla Corte d’appello il prossimo 25 luglio.