Maro’: Italia presenta ricorso Alta Corte

La difesa dei due marò italiani fermati per l’uccisione di due pescatori indiani ha presentato il ricorso per ‘eccezione di giurisdizione’ all’Alta Corte del Kerala. I legali chiedono che venga confermato che l’incidente è avvenuto in acque internazionali e non indiane. Lo apprende l’ANSA da fonti vicine alla vicenda. econdo quanto si apprende da fonti vicine al dossier, procedere con il ricorso si è reso necessario perché i colloqui politici e diplomatici in corso non bloccano le procedure giudiziarie che stanno andando avanti. Attualmente i due marò sono in stato di arresto, pur godendo di un trattamento di favore sotto custodia della polizia. Domani il magistrato deciderà il da farsi e non è escluso che Massimiliano Latorre e Dalvatore Girone possano anche finire in prigione.

TEAM DELLA POLIZIA IN GUESTHOUSE MARO’ KOCHI – Lo speciale team investigativo della polizia di Kochi è arrivato a fine mattinata nella guesthouse dove sono detenuti i due marò italiani Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. Il commissario Ajit Kumar, che guida la squadra, è entrato nella foresteria insieme a un ufficiale della polizia di Kollam che è titolare delle indagini. Ma non é chiaro se stiano interrogando i due militari. A un certo punto Latorre è uscito, ma è subito ritornato all’interno quando si è accorto dei fotografi che stazionano su degli articolati fuori dal muro di cinta del bungalow situato nell’area portuale.

DE MISTURA, DIALOGO COSTRUTTIVO – ”E’ stato un dialogo costruttivo”, ha detto all’ANSA il sottosegretario agli Esteri Staffan de Mistura al termine del colloquio con il collega indiano per l’area occidentale Preneet Kaur. “Ora vado a Kochi dove ci sono le famiglie delle vittime di questa dolorosa vicenda e i due marò italiani”, ha aggiunto

TACIUTO SECONDO ATTACCO; ROGATORIA PM di Vincenzo Sinapi – Le autorità indiane sapevano che il mercantile greco Olympic Flair era stato attaccato dai pirati, alle 21.50 locali e a sole due miglia e mezzo dalla costa, dunque in un orario e in una posizione compatibili con quanto riferito dall’equipaggio del peschereccio colpito. Tuttavia, gli inquirenti locali hanno taciuto l’episodio, correlando subito l’uccisione dei due pescatori con il presunto attacco subito dalla Enrica Lexie, avvenuto ore prima e molto più al largo. Mentre la procura di Roma, che ha ricevuto una prima informativa della Farnesina sulla vicenda, ha deciso di avviare una rogatoria internazionale per acquisire le ‘prove’ che le autorità indiane hanno finora negato di consegnare – risultati dell’autopsia, proiettili, perizia balistica e quella sullo scafo colpito – si allunga l’elenco delle contraddizioni, delle incongruenze e delle anomalie che, fin dal primo momento, hanno caratterizzato l’inchiesta indiana sul duplice omicidio. Oggi l’Icc, la Camera di commercio internazionale, ha ribadito in una comunicazione alla Marina militare italiana il contenuto del suo rapporto reso noto due giorni fa (un attacco da parte di 20 pirati su due imbarcazioni, sventato alle 21.50 locali, a circa due miglia e mezzo da Kochi) e confermato che la nave coinvolta è l’Olympic Flair, battente bandiera greca. La Marina mercantile greca ha però smentito, mentre l’armatore – l’Olympic shipping and management di Atene – si è limitato a dire di non poter parlare della vicenda. Ma ieri, contattato dalle autorità italiane, sembra invece che avesse confermato. Fonti italiane vicine all’inchiesta rilevano inoltre che non solo l’attacco all’Olympic Flair c’é stato, ma che questo era stato tempestivamente comunicato dal comandante alle autorità indiane, segnatamente la Guardia costiera e il Maritime rescue coordination centre di Mumbai. La notizia però sembra sia rimasta riservata. Perché? Sul punto si possono solo ipotizzare delle risposte, una delle quali è particolarmente inquietante: “Se vi fosse stato in quel contesto uno scontro a fuoco tra i pirati e le forze di sicurezza locali, con la morte accidentale dei pescatori, le autorità avrebbero tutto l’interesse a non diffondere la notizia”, osserva la fonte. Allo stato si tratta solo di un’illazione, ovviamente, che però darebbe sostegno alla tesi – sostenuta da parte italiana – che l’episodio che ha visto come protagonisti i marò Latorre e Girone non ha niente a che fare con l’uccisione dei pescatori, avvenuta invece successivamente e da tutt’altra parte. Ciò spiegherebbe anche come mai le autorità locali si siano attivate solo la sera, poco dopo l’attacco alla Olympic Flair e molte ore dopo aver ricevuto dalla Enrica Lexie la conferma del presunto tentativo di abbordaggio. Anche sulle ragioni per cui da parte indiana vi sarebbe in atto una “strumentalizzazione” della vicenda si fanno varie ipotesi, che non solo hanno a che fare con le questioni di politica interna, come si è già detto, ma che danno alla storia il sapore dell’intrigo internazionale. C’é infatti chi sottolinea che il ruolo importante dell’industria italiana della Difesa in India (la partecipazione alla progettazione della prima portaerei indiana, l’assistenza al naviglio militare, il possibile interesse degli indiani al programma delle fregate Fremm) potrebbe essere malvisto da potenziali concorrenti di altri Paesi, che potrebbero osteggiare in maniera anche ‘sporca’ l’iniziativa delle aziende italiane pur di guadagnare spazio. Insomma, tante ipotesi e poche certezze. “Certezze giudiziarie” che il sostituto procuratore di Roma Francesco Scavo, peraltro uno dei maggiori esperti di pirateria del mare, si aspetta invece dalla rogatoria internazionale che intende inoltrare per conoscere i risultati acquisiti finora dagli inquirenti indiani, a partire dai risultati delle autopsie e proseguendo con le perizie svolte e gli interrogatori dei testimoni.