Marò: Italia richiama ambasciatore in India

(dell’inviato Maurizio Salvi) – TRIVANDRUM – La vicenda dei marò arrestati in India continua a generare scintille anche a livello diplomatico visto che oggi, nel giorno in cui la polizia del Kerala ha depositato il rapporto con il capo di imputazione per omicidio contro Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, la Farnesina ha richiamato a Roma per consultazioni l’ambasciatore a New Delhi, Giacomo Sanfelice. La notizia è diventata di pubblico dominio nella serata indiana, pochi minuti prima che alle 20 iniziasse un dibattito in diretta sulla tv Cnn-Ibn in cui il sottosegretario agli Esteri Staffan de Mistura si doveva misurare con due ex esponenti governativi sui temi della giurisdizione e del riconoscimento da parte italiana dei tribunali indiani. Nella nota diffusa dal ministero degli Esteri italiano si sostiene significativamente che “alla luce degli sviluppi della situazione in Kerala e dei capi di imputazione a carico dei due militari italiani (…), l’Ambasciatore a New Delhi è stato richiamato a Roma per consultazioni con il Governo”. Bisogna anche ricordare che scoprire le carte riguardanti le accuse nei confronti dei marò coinvolti nell’incidente del 15 febbraio in cui sono morti due pescatori indiani la polizia del Kerala ha impiegato praticamente tutti i 90 giorni previsti per la carcerazione preventiva, evitando così che essi potessero automaticamente usufruire della libertà dietro cauzione. Ma più che scoprire le sue carte, per la verità il responsabile dell’inchiesta, commissario Ajith Kumar le ha trasmesse in una busta sigillata al magistrato che sta istruendo la causa a Kollam, A.K. Gopakumar, e che dovrebbe acquisirle formalmente solo lunedì prossimo. Molto accuratamente sigillata quella busta non doveva però essere se poche ore dopo l’annuncio della conclusione dell’inchiesta e della consegna del plico, le agenzie di stampa ed i giornali on line indiani ne divulgavano il contenuto con dovizia di particolari (196 pagine, 60 testimoni), confermando fra l’altro l’accusa principale di omicidio volontario regolata dalla sezione 302 del codice penale indiano. Ed è intuibile l’irritazione della Farnesina e della delegazione italiana a Trivandrum se si somma questo ‘modus operandi’ alla tattica dilatoria applicata dalle autorità di polizia e carcerarie del Kerala che, pur rispondendo affermativamente alla richiesta della Corte suprema, hanno trovato il modo di ritardare (guarda caso dopo una scadenza elettorale locale) il trasferimento dei marò fuori dalla prigione. Con questi presupposti era immaginabile che l’incontro odierno fra De Mistura e il ‘chief minister’ Oommen Chandy non potesse che essere “duro” e teso. Commentando la riunione avvenuta nel palazzo di governo, De Mistura ha detto all’ANSA che “é stata ferma, senza convenevoli, in cui ho mostrato il mio totale disappunto” ed “ho chiesto non parole, ma fatti”. Questo perché, ha spiegato, “l’unica cosa che lui poteva e doveva fare in questa vicenda era eseguire la richiesta della Corte suprema di rendere operativo subito il trasferimento, invece di allontanarne l’esecuzione di altri 20 giorni”. Gli occhi di tutti sono ora puntati sull’udienza fissata per domani (sabato 19) a Kollam dal giudice della ‘Court Session’ che deve emettere una sentenza su una richiesta di libertà dietro cauzione per Latorre e Girone, respinta in primo grado alcuni giorni fa “per ragioni tecniche”.