Maroni: impegno scritto, Berlusconi no premier

ROMA – “Berlusconi si è impegnato per iscritto a non candidarsi alla presidenza del Consiglio. Il suo è un atto di generosità, è scritto nell’accordo, certo”. Roberto Maroni, ospite di ’24 Mattino’ su Radio 24, spiega così l’accordo Pdl-Lega.
“I mugugni ci sono sempre, ma così io posso vincere”. Roberto Maroni, ospite di ’24 Mattino’ su Radio 24, spiega l’accordo Pdl-Lega. “Nella storia della Lega c’é stato ben peggio, rotture, scissioni, guerre intestine. La base è fatta di persone vere, che hanno grande passione. Con quest’accordo noi siamo riusciti a ottenere ciò che volevamo e così io posso vincere in Lombardia e realizzare il sogno di Miglio di costituire la macroregione. Riusciremo a risolvere ciò che è una normale e sana reazione della base”.

“Bossi – aggiunge – mi ha detto: ‘E’ l’unica operazione possibile, c’é voluto del coraggio e tu ce l’hai per vincere in Lombardia”. Riguardo poi alle indiscrezioni che l’accordo sia stato scritto sull’unico pc disponibile nella notte ad Arcore, in guardiola, Maroni smentisce: “Non è assolutamente vero, sono cose di colore che scrivono i giornali. E’ stata una cosa normalissima, i retroscena sono invenzioni dei giornali”. “Se vinciamo noi certamente tratteniamo il 75% di tasse al nord, questo avverrà nell’arco della legislatura. Nell’accordo si dice che questo punto vale non solo per la Lombardia, ma anche per le elezioni politiche. Se vinciamo a Roma è fatta. Vince Bersani? Bene, voglio vedere Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia, un fronte compatto che negozia col governo e il governo fa finta di niente? Deve venire a negoziare con noi”, assicura il segretario del Carroccio.

APPELLO DI BERLUSCONI: ‘DOVETE ANDARE A VOTARE’ – Berlusconi rivolge un appello contro l’astensione: “dovete andare a votare”, dice intervistato su Canale 5. Berlusconi spiega di rivolgersi a quegli elettori che hanno portato nel 2008 il Pdl al 40% e sottolinea di “avere bisogno di qualcosa di più” questa volta.

“Nel primo Consiglio dei ministri faremo un decreto per abolire l’Imu”: ribadisce Berlusconi. “I moderati vadano tutti a votare e non votino i piccoli partiti concentrando il voto sul Pdl”: è l’auspicio-appello che l’ex premier rivolge all’elettorato.

CASINI, ACCORDO TRA DISPERATI – Il patto sottoscritto tra il Pdl e la Lega è un “accordo della disperazione” e ora “parte una caccia al Tesoro per scoprire chi, tra Berlusconi, Alfano e Tremonti sarà candidato premier”. Il leader dell’Udc, Pier Ferdinando Casini boccia così l’accordo tra Berlusconi e Maroni ma poi sottolinea: “così gli elettori potranno vedere che in questa campagna elettorale la scelta ricade su due soli candidati: Monti e Bersani”.

CAV SI ACCORDA CON LEGA, MA È LITE SU PREMIERSHIP
di Yasmin Inangiray
‘Habemus papam’. Una frase che Silvio Berlusconi non usa a caso e che riassume il lungo travaglio che ha portato nella tarda notte a chiudere l’accordo la Lega. L’intesa raggiunta ad Arcore ed annunciata dal Cavaliere nel corso di un’intervista mattutina a Rtl, la prima di una lunga giornata mediatica, prevede l’appoggio del Pdl alla candidatura di Roberto Maroni alla guida della Lombardia ‘in cambio’ del rinnovato ‘patto del Nord’ per le elezioni politiche. Tra le condizioni poste dai Lumbard però la rinuncia del Cavaliere a correre per palazzo Chigi restando solo il leader della coalizione. Richiesta che sulla carta non crea problemi all’ex capo del governo, ma che evidenzia però la distanza con i leghisti. Se infatti Berlusconi si affretta a lanciare Angelino Alfano come possibile premier ritagliandosi per lui “il ruolo di ministro dell’Economia”, Roberto Maroni la pensa diversamente. Il segretario della Lega mette in chiaro che nell’intesa raggiunta non c’é nessun nome per la presidenza del Consiglio. E comunque a differenza dell’ex capo del governo, per il titolare dell’Interno il candidato alla premiership deve essere Giulio Tremonti: “Alfano è una persona che stimo, con cui ho lavorato e che non mi dispiace”, precisa il leader leghista optando però per l’ex ministro dell’Economia. Parole, quelle di Maroni, che Berlusconi non commenta anche perché – è il ragionamento dei fedelissimi dell’ex capo del governo – Quello che interessava al Cavaliere era chiudere l’accordo con Maroni per tentare il tutto per tutto per la conquista dei seggi al Senato. Il sì ufficiale dei Lumbard consente al Popolo della Libertà di aprire ufficialmente il dossier liste.

Un primo giro di tavolo c’é già stato nell’ufficio di presidenza convocato a via dell’Umiltà (assente Berlusconi)per cominciare a fissare i criteri delle candidature. Sorprese sui nomi non dovrebbero esserci, anzi il problema sarà semmai ‘tagliare’ il più possibile. Nelle intenzioni dell’ex capo del governo infatti solo “il 10% dei parlamentari uscenti, ed in particolare i più giovani, saranno ricandidati”. Al di là delle liste elettorali del partito, l’offensiva mediatica di Berlusconi (domani sarà ospite di Canale 5 e Otto e Mezzo mentre il 10 dovrebbe essere la volta di ‘Servizio Pubblico’di Santoro) ha come obiettivo quello di attaccare a testa bassa Mario Monti ed il governo dei tecnici che “hanno fatto del male al Paese”. Sul premier Berlusconi è tranchant: “Il mio giudizio è molto negativo”, dice il Cavaliere che bolla come “immorale” la decisione del Professore di continuare la sua esperienza politica. Porte chiuse dunque all’ipotesi di riallacciare un dialogo con il presidente del Consiglio uscente: “La delusione – confida il Cavaliere – è stata talmente grande che non credo ci possa essere possibilità di un dialogo”. Discorso più o meno simile per l’ex ministro dello Sviluppo Economico Corrado Passera che fino a non molto tempo fa rientrava in quella rosa di nomi che Berlusconi aveva individuato come possibili leader dei moderati: “Non è nostra intenzione candidare ministri del governo tecnico – mette in chiaro – non sono interessato a Corrado Passera così come non credo sia interessato lui a noi”. Sorpresa invece per le dichiarazioni dell’ex capo del governo sul riconoscimento giuridico delle coppie di fatto e di quelle omosessuali: “Serve però – è la premessa – una maggioranza in grado di cambiare il codice civile”.