Meredith: Accusa incalza periti, battaglia su tracce dna

PERUGIA – Per il pm Manuela Comodi oggi sono ”emerse tutte le lacune” della perizia sulle tracce di Dna disposta dai giudici d’appello di Perugia nel processo a Raffaele Sollecito e ad Amanda Knox per l’omicidio di Meredith Kercher. E a chi le chiede se e’ stato superato il ragionevole dubbio sugli imputati, lei risponde: ”non c’ e’ mai stato”. ”La perizia ha dato un esito inconfutabile che non e’ stato minimanente scalfito dalle domande assolutamente prevedibili del pubblico ministero” sostiene al contrario l’avvocato Giulia Bongiorno, difensore di Sollecito.

Posizioni distanti al termine dell’udienza segnata dall’esame dei periti da parte dei pm. Che chiudono una lunga giornata di confronto sulle tracce genetiche individuate dalla polizia scientifica sul coltello considerato come l’arma del delitto e sul gancetto del reggiseno indossato dalla studentessa inglese quando venne uccisa. Risultati non attendibili per i periti perche’ ritenuti frutto di contaminazione, di errori nell’acquisizione dei reperti e nelle loro analisi.

Conclusioni che il pm Comodi ha pero’ oggi cercato di smontare con ore e ore di domande. Un confronto segnato anche da momenti di tensione. Alla fine il magistrato ha ricordato comunque che le altre prove alla base del processo di primo grado, finito con la condanna di Sollecito e della Knox, ”non sono state toccate dalla riapertura del dibattimento”. La giornata era cominciata con la lettera inviata al presidente della Corte dal dirigente della polizia scientifica Piero Angeloni per replicare alle critiche contenute nella perizia. Risposta nella quale si sottolineano le competenze del personale e le attrezzature di avanguardia del corpo. Poi l’esame del pm, a cominciare dai curriculum dei periti.

Quindi le questioni tecniche come sui livelli di too low nelle per procedere alle analisi del Dna. I periti hanno ribadito che la prova della contaminazione e’ nei filmati dei sopralluoghi della scientifica, ma anche sostenuto che i tempi tra un’analisi e l’altra nei laboratori erano sufficienti a evitare rischi. Sulla questione del Dna attribuito alla Kercher sulla lama del coltello con un risultato pero’ non attendibile per i periti, questi hanno ammesso che i ”picchi” possono essere interpretati come della vittima ma essendo ”sotto alla soglia” del too low l’analisi andava ripetuta. Rispondendo a una domanda della difesa della Knox hanno poi sostenuto che la lama non fu lavata come dimostra l’amido trovato.

E quando il pm mostra il filmato della polizia scientifica con il guanto ”sporco” che secondo gli esperti puo’ essere la causa della contaminazione del gancetto chiedendo come sia stato inquinato gli esperti hanno risposto di non poterlo sapere. ”Ma quel guanto e’ sporco – hanno aggiunto – e non sono state rispettate le procedure anticontaminazione”. ”Il contaminante va dimostrato, dove nasce e dove e’. Il gancetto contaminato dalla polvere? Piu’ probabile che cada un meteorite e butti giu’ questo tribunale” ha sostenuto Giuseppe Novelli, ordinario di genetica umana e consulente dei pm. Al termine dell’udienza il legale dei Kercher, Francesco Maresca, ha parlato di ”spiegazioni non soddisfacenti dei periti per valutare in modo diverso le prove scientifiche”.

Per l’avvocato Luca Maori, uno dei difensori di Sollecito, hanno invece risposto ”in maniera chiara e non equivoca”. ”La prova regina – ha ribadito il legale – e’ caduta”. Con l’avvocato Bongiorno che sottolinea: ”i periti hanno ribadito che il Dna attribuito a Sollecito non puo’ essere ritenuto suo”. Si torna in aula in 5 settembre quando i periti risponderanno alle altri parti del processo. Poi il confronto tra i consulenti e la discussione per una sentenza che potrebbe arrivare entro quel mese.