Misurata: raid coalizione,cecchini contro ospedale

Dopo l’accordo politico tra Usa, Francia e Gran Bretagna sulla discesa in campo della Nato nelle operazioni militari in Libia, i rappresentanti dei 28 stati dell’Alleanza sono a Bruxelles per tradurre l’indicazione in un nuovo schema operativo di comando, che per ora resta un vero e proprio rompicapo. Molte questioni da risolvere per tradurre in pratica il ‘ruolo chiave’ dell’Alleanza: e la Francia insiste sull’idea di un ‘pilotaggio
politico’ con una ‘cabina di regia’ che includerebbe la Nato insieme agli altri protagonisti. Comandante Nato in Europa atteso ad Ankara per colloqui.

Dalla sua residenza-caserma di Bab el Aziziya a Tripoli Gheddafi ha arringato ieri sera i suoi sostenitori promettendo la vittoria finale: le bombe della coalizione “mi fanno ridere”, ha detto il leader libico.
Liberati a Tripoli i tre giornalisti occidentali arrestati il 19 marzo.

RAID COALIZIONE SU MISURATA – Le forze della coalizione hanno lanciato due attacchi aerei nella zona dove sono di base le forze fedeli al colonnello libico Muammar Gheddafi, nella città di Misurata, in mano ai ribelli. Lo riferisce un testimone. Alcuni cittadini hanno detto che dopo l’attacco aereo l’artiglieria e i tank delle forze leali al rais hanno smesso di sparare.

TESTIMONE, CECCHINI SPARANO SU OSPEDALE MISURATA – Un testimone a Misurata riferisce che cecchini pro-Gheddafi sono in azione nella citta’ in mano ai ribelli e stanno sparando contro l’ospedale, dove i morti sarebbero almeno tre

COLPI ARTIGLIERIA GHEDDAFI A ZUEITINA, A PORTE AJDABYIA – Le forze di Muhammar Gheddafi hanno sparato poco fa sporadici colpi di artiglieria nella zona residenziale di Zueitina, a 15 chilometri da Ajdabyia, a est di Bengasi. Lo ha constatato l’ANSA sul posto. I ribelli armati, quasi tutti civili, da giorni fermi al checkpoint di Zueitina, si sono allontanati rapidamente dalla zona subito dopo i colpi. Secondo le loro testimonianze, le forze governative si trovano a 10 chilometri dal loro posto di blocco di Zueitina in direzione di Ajdabyia e controllano gli ingressi est ed ovest della città. Attraverso la postazione dei rivoluzionari è passata un’ambulanza a sirene spiegate in direzione di Bengasi, mentre un’altra è accorsa sul posto probabilmente a recuperare dei feriti. Al checkpoint di Zueitina si respira un’aria di stallo, in attesa di riorganizzare la guerriglia.

TESTIMONE AJDABYIA, IN CITTA’ MERCENARI AFRICANI – “La situazione a Ajdabyia è molto pericolosa, ci sono dei mercenari africani di Gheddafi che hanno catturato alcuni civili”. Lo ha detto all’ANSA un abitante di Ajdabyia in fuga dalla città con la sua famiglia, mentre transitava al checkpoint dei rivoluzionari a Zueitina, a 15 chilometri ad est di Ajdabyia, sulla strada verso Bengasi.

FRANCIA, NATO AVRA’ RUOLO TECNICO IN OPERAZIONI – La Nato avrà “un ruolo tecnico nelle operazioni in Libia”: lo ha detto oggi a Parigi il portavoce del governo francese al termine del Consiglio dei ministri.

COMANDANTE NATO ATTESO AD ANKARA PER COLLOQUI – L’ammiraglio James G. Stavridis, comandante supremo delle forze alleate in Europa (Supreme Allied Commander Europe, Saceur) è atteso nelle prossime ore ad Ankara per convincere i responsabili del governo turco ad approvare il coinvolgimento della Nato nell’intervento militare in Libia. Lo rivela oggi il diffuso quotidiano turco Milliyet secondo cui Stavridis dovrebbe arrivare nella capitale turca domani e incontrarsi subito con il capo di Stato Maggiore generale Isik Kosaner. Tutti i giornali turchi, dal canto loro, danno oggi ampio risalto alla telefonata intercorsa lunedì sera tra il presidente Usa Barak Obama e il premier turco Tayyip Erdogan elogiando le condizioni poste dal capo del governo turco per un intervento della Turchia a fianco della coalizione militare alleata. Unica nota fuori dal coro degli elogi, come riferisce il quotidiano Hurriyet, è la critica avanzata da Kemal Kilicdaroglu, capo del Partito Repubblicano del Popolo (Chp, il principale partito di opposizione) secondo cui “l’Occidente ha by-passato la Turchia ed ha preso contatti direttamente con la Lega Araba e con l’Unione Africana. (In tutto questo) la Turchia, che dovrebbe essere un protagonista, non ha nemmeno fatto da comparsa”.

AMBASCIATORI RIUNITI, COMANDO E’ ROMPICAPO – Dopo l’accordo politico tra Usa, Francia e Gran Bretagna sulla discesa in campo della Nato nelle operazioni militari in Libia, i rappresentanti dei 28 stati membri dell’Alleanza sono riuniti nuovamente a Bruxelles per tradurre l’indicazione in un nuovo schema operativo di comando, che per ora resta un vero e proprio rompicapo. Nonostante l’intesa politica, restano molte le questioni da risolvere. Gli Usa parlano “di ruolo chiave”, indicando che la Nato dovrà essere “parte di una struttura di comando internazionale una volta che gli Usa lasceranno” la guida. E indicano come prioritario il coinvolgimento nelle operazioni di paesi che non fanno parte dell’Alleanza, in particolare del mondo arabo. La Francia ha ceduto su questa impostazione, ma con parole che lasciano ampio margine alle ambiguità. Il comunicato stampa dell’Eliseo non parla di un accordo sul “ruolo chiave” della Nato, ma di un accordo “sulle modalità di utilizzo delle strutture di comando della Nato in sostegno alla coalizione”. I francesi insistono sull’idea di un “pilotaggio politico” delle operazioni condotto dai ministri degli Esteri della coalizione: una sorta di “cabina di regia” che includerebbe la Nato insieme agli altri protagonisti.

GHEDDAFI ESCE E SFIDA, QUESTE BOMBE MI FANNO RIDERE – In una breve apparizione ieri sera dalla sua residenza-caserma di Bab el Aziziya a Tripoli Muammar Gheddafi ha arringato una folla di sostenitori, promettendo una vittoria finale sulle forze della coalizione, e sollecitando gli “eserciti islamici” a schierarsi al suo fianco perché c’é in corso “una nuova crociata scatenata contro l’Islam”. Nella sua prima uscita in pubblico dal 15 marzo scorso, il leader libico, vestito di scuro, ha parlato per circa tre minuti – ripreso in diretta dalla tv di Stato – con tono di sfida e ripetendo più volte “sono, qui, sono qui, sono qui la mia casa é qui”. La Libia, ha proclamato, “é pronta per la battaglia, che sia breve o lunga” e “alla fine vinceremo noi”. “Queste bombe mi fanno ridere – ha esclamato rivolto ai manifestanti che lo acclamavano – Niente mi fa paura, nessun tiranno mi può spaventare”. Questi attacchi sono compiuti da “una manica di nazisti che finiranno nella spazzatura della storia”, ha affermato il colonnello, aggiungendo che la “miglior difesa antiaerea è il popolo e Gheddafi è in mezzo al popolo”. “Ci sono manifestazioni dovunque contro questo attacco non giustificato – ha ancora detto Gheddafi – che viola la Carta dell’Onu”. L’area di Bab el Aziziya – già colpita nel 1986 nei bombardamenti Usa contro il regime libica – è stata centrata da un missile domenica sera.

OBAMA RITORNA CON INTESA VICINA SU NATO
dell’inviato Emanuele Riccardi
Ha probabilmente tirato un grosso sospiro di sollievo il presidente degli Stati Uniti Barack Obama, quando il suo collega francese Nicolas Sarkozy gli ha detto che è una buona soluzione mettere le strutture della Nato al servizio di un comando internazionale per le operazioni in Libia. In una conferenza stampa con il presidente salvadoregno Carlos Mauricio Funes, Obama ha detto non aver nessun dubbio che una intesa sul comando delle fasi future dell’operazione Odyssey Dawn verrà raggiunta nei prossimi giorni, anche perché la no-fly zone sulla Libia è stata praticamente ultimata. “Non ho dubbi: avremo chiarezza sul futuro comando” delle operazioni in Libia “nei prossimi giorni”, e la Nato ci sta lavorando in queste ore, ha spiegato l’inquilino della Casa Bianca. Da San Salvador, ultima tappa oggi e domani del suo lungo viaggio in America Latina, Obama può tornare ora a Washington un po’ più tranquillo, e affrontare un Congresso che dovrebbe essergli decisamente meno ostile rispetto ai giorni precedenti. I repubblicani – anche quelli più moderati come Richard Lugar – lo hanno accusato di aver portato gli Stati Uniti in guerra senza l’indispensabile appoggio parlamentare, per una operazione dall’esito incerto, e senza che gli Usa fossero minacciati direttamente. I democratici più ‘liberal’ come Dennis Kucinich dell’Ohio ma non solo lui, si interrogano invece sulla legalità dell’operazione in Libia, dato che ci sono stati bombardamenti pesanti, mentre l’obiettivo è di proteggere i civili, come recita la risoluzione 1973 del Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Le elezioni presidenziali, alle quali Obama punta ad essere rieletto l’anno prossimo, sono dietro l’angolo, e un passo falso potrebbe essergli fatale, in una direzione come nell’altra. E’ vero che un’ampia maggioranza di americani approva la no-fly zone in Libia, ma è anche vero che si tratta di un terzo fronte di guerra, dopo l’Afghanistan e l’Iraq, come ricorda l’incidente verificatosi nelle scorse ore ad un F-15 Usa precipitato in Libia (ma i piloti sono stati recuperati sani e salvi). L’accordo che si sta delineando in seno alla Nato dovrebbe permettere a Obama di mantenere le sue promesse iniziali. Il presidente ha annunciato un impegno statunitense limitato nel tempo come autorizza la Costituzione, accettando di prendere la leadership soltanto all’inizio delle operazioni, quando si trattava cioé di neutralizzare la contraerea libica. Oltre che con Sarkozy, Obama ha parlato per telefono con il premier britannico David Cameron e turco Tayyip Erdogan. Gli aerei turchi non parteciperanno al controllo della no-fly zone, ma Erdogan a questo punto non dovrebbe ostacolare il coinvolgimento della Nato (che si muove per consenso), visto che il cappello dell’intervento non sarà quello dell’Alleanza Atlantica, ma una coalizione di Stati. L’idea della Casa Bianca, condivisa dall’Eliseo, è un comando internazionale che sfrutti le capacità della Nato. Parlando con i giornalisti a bordo dell’AirForceOne, il vice consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca Ben Rhodes ha detto che “stiamo studiando come sfruttare le capacità all’interno della Nato come parte di una struttura di comando che venga internazionalizzata una volta che gli Usa” si ritireranno dal comando. Rhodes ha precisato che “chiaramente abbiamo una coalizione che includerà nazioni diverse dagli alleati della Nato e non tutti i singoli paesi della Nato parteciperanno (alle operazioni) per il rispetto della no-fly zone”.